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La voce della poesia nel Fanciullino di Agamben

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

LA VOCE DELLA POESIA NEL FANCIULLINO DI GIORGIO AGAMBEN
In occasione del centenario della morte di Giovanni Pascoli, Nottetempo ripubblica “Il fanciullino”, dichiarazione di poetica dell’autore di “Myricae”, letto e interpretato da un filosofo d’eccezione: Giorgio Agamben. Quando Giovanni Pascoli raccoglie nel 1903 in questo testo celebre e introvabile le sue idee sulla poesia, egli in realtà fa molto più che definire una poetica. Secondo Agamben, “Il fanciullino” parla dentro di noi e “confonde la sua voce con la nostra”: non soltanto una figura dell’infanzia dell’umanità o un’immagine del linguaggio metaforico della poesia. Per Agamben si tratta di una creatura inquietante e feroce, in cui la lingua nasce (“egli è l’Adamo che primo mette i nomi alle cose”), ma anche muore e si disfa. Come viene mostrato nel saggio introduttivo a “Il fanciullino” (euro 10, pp. 96) questo testo è una delle meditazioni più profonde sul luogo da cui proviene non la parola, ma la “voce” della poesia. Giorgio Agamben, docente di Filosofia teoretica all’università di Venezia, ha pubblicato un’ampia opera tradotta in tutto il mondo, tra cui “Homo sacer” (Einaudi 1995), “La comunità che viene” (Bollati 2001), “L’aperto” (Bollati 2002), “Stato di eccezione” (Bollati 2003), “Profanazioni” (Nottetempo 2005), “Il sacramento del linguaggio” (Laterza 2008), “Nudità” (Nottetempo 2009). (Naf)

IL PROCESSO ALL’ITALIANA DI DAVIGO E SISTI
Alla data del 30 giugno 2011 la massa dell'arretrato nei tribunali italiani era pari quasi a 9 milioni di processi. I tempi medi necessari per la definizione di una causa sono arrivati a più di 7 anni nel civile e a quasi 5 anni nel penale. Nella classifica della Banca Mondiale l'Italia è al 158esimo posto, su 183, per la durata dei procedimenti e per l'inefficienza della giustizia: da questi dati parte il libro di Piercamillo Davigo e Leo Sisti “Processo all’Italiana” (euro 15, pp. 224), appena uscito per Laterza. Questo saggio spiega come funziona la giustizia in Italia e cosa vogliono dire parole chiave come patteggiamento, rito abbreviato, udienza preliminare, depenalizzazione, prescrizione. Ma, soprattutto, propone una cura a costo zero per uscire dai gironi infernali dei tribunali italiani. Bastano poche misure, anche banali, per ovviare a rinvii continui ed esasperanti; per eliminare montagne di carte; per rivedere il patteggiamento e il rito abbreviato, i due riti alternativi che non hanno dato i risultati attesi; per consentire gli appelli solo dopo una loro selezione; per rendere effettive le depenalizzazioni, mai adeguatamente realizzate; per mettere la parola fine all'interminabile polemica sulle intercettazioni. Piercamillo Davigo è consigliere della Corte Suprema di Cassazione, in servizio alla Seconda Sezione penale dal 2005. Leo Sisti, giornalista, già inviato speciale de "L'Espresso", è collaboratore dello stesso settimanale, del "Venerdì" di "Repubblica" e del "Fatto Quotidiano". (Naf)

I FRATELLI BONDURANT NELLA CONTEA PIU’ FRADICIA DEL MONDO
“La contea più fradicia del mondo” (euro 16, pp. 320), appena uscito per Dalai editore, sembra ispirarsi direttamente al “Furore” di Steinbeck. Questo romanzo è infatti l’epopea di un mondo lontano – quello della Grande Depressione e del Proibizionismo – e di tre uomini coinvolti nel commercio clandestino di alcolici nella contea di Franklin, in Virginia: i fratelli Bondurant. Forrest, quello di mezzo, il leader del gruppo, è un uomo dalla fierezza indistruttibile; Howard, il più vecchio, è segnato dagli orrori visti e patiti al fronte durante la prima guerra mondiale; Jack, il più giovane, è ossessionato dal denaro, dal lusso e dal desiderio di fuggire da una vita che gli sta stretta. Con loro, Maggie, Lucy e Bertha, donne silenziose, innamorate e tenaci. Quando qualche anno dopo, a caccia di nuove storie da raccontare, arriva nella zona Sherwood Anderson, l’alcol ha ripreso a circolare liberamente, ma la sua produzione illegale continua. Sarà proprio Sherwood Anderson, celebrato autore di “Winesburg, Ohio” – allora in un momento di grande crisi professionale, deriso e tradito dagli scrittori che aveva aiutato a crescere: Hemingway e Faulkner – a ribattezzare il luogo “la contea più fradicia del mondo” e a mettersi sulle tracce dei Bondurant lungo le strade polverose del profondo sud, squarciando per primo il silenzio sulle loro gesta. Matt Bondurant, nato e cresciuto ad Alexandria, in Virginia, vive attualmente in Texas. “La contea più fradicia del mondo”, in cui ha narrato le vicende del nonno e dei prozii, è il suo secondo romanzo, con cui ha raggiunto i vertici delle classifiche americane. (Naf)

ROBERT LUDLUM TRA FANTAPOLITICA E SPIONAGGIO
Uganda settentrionale. Un corpo speciale di Navy Seals dell’esercito americano viene paracadutato nel mezzo della giungla: l’obiettivo è Caleb Bahame, il signore della guerra che sta decimando villaggio dopo villaggio la popolazione locale. Ma qualcosa nella missione non va come previsto, perché quella squadra di sceltissimi soldati americani, addestrati a uccidere in ogni condizione e a dileguarsi senza lasciare tracce, viene sterminata da una folla di uomini, donne e bambini disarmati. Solo il tenente Craig Rivera si salva, ma una volta rimpatriato si toglie la vita sotto lo sguardo impotente del colonnello Jonathan Smith, medico microbiologo e membro della squadra top-secret Covert-One. Le immagini videoregistrate della mattanza mostrano un gruppo di contadini invasati, macilenti e coperti di sangue, capaci di muoversi con incredibile velocità e apparentemente insensibili alla paura e alle ferite. Giunto in Africa per indagare, il colonnello Smith scopre che la causa di tanta ferocia e resistenza è un parassita che l’intelligence iraniana progetta di impiegare come arma biologica in una serie di attentati terroristici su vasta scala. Smith deve impedire che il piano diventi realtà. Ma il vero nemico è molto più vicino di quanto possa immaginare. È questo il plot de “Il Dio della guerra” (euro 19,50; pp. 576) appena edito da Rizzoli. L’autore Robert Ludlum, nato a New York nel 1927, è scomparso nel 2001. Dopo le carriere di attore, regista e produttore, dalla fine degli anni sessanta si è dedicato esclusivamente alla scrittura, diventando maestro indiscusso del romanzo di spionaggio. (Naf)

IL CARCERE SECONDO ALLAN GUTHRIE
Edimburgo. Scozia. Nick Glass è un giovane secondino. Vessato dai colleghi e umiliato dai carcerati, sembra sempre sul punto di crollare. Quando il più potente fra i detenuti gli chiede di fargli da “mulo” per portare droga in prigione, Glass dapprima si rifiuta. Ma uno psicopatico viene mandato a fare visita a sua moglie e sua figlia. A questo punto Nick deve cedere, entrando in un gioco crudele e spietato, dove la posta è molto alta. Un gioco a cui Glass si ribellerà, abbracciando la follia della violenza. “Dietro le sbarre” (euro 13,50; pp. 288), appeno pubblicato da Bd edizioni, è un romanzo amaro sul mondo delle prigioni. Con il suo stile cupo e incalzante, l’autore Allan Guthrie, classe 1965, scozzese, dà vita a un romanzo che incrocia il miglior Chuck Palahniuk e il più delirante Irvine Welsh. Il maestro del tartan noir, la corrente di giallisti oltremanica, racconta l’inferno quotidiano del carcere, proponendo una riflessione allucinata e inquietante sulla condizione umana. (Naf)

IL MONDO DELLA BOXE NE “IL PROFESSIONISTA” DI HEINZ
Una mattina alle soglie della primavera il giornalista sportivo Frank Hughes attraversa il Bronx per incontrare il Professionista, il pugile Eddie Brown, un peso medio dalla lunga ma anonima carriera. È da nove anni che Eddie sta sul ring con talento e passione, ma solo ora si è materializzata la chance di tutta una vita: in capo a un mese infatti combatterà per il titolo mondiale della sua categoria. Anni di sacrifici in palestra e sul ring sembrano confluire in quell’unica, magica serata al Madison Square Garden di New York, in cui il figlio di un muratore può finalmente diventare un grande campione. Come una silenziosa macchina da presa, Frank seguirà il pugile per tutto il mese di preparazione che precede l’incontro: gli allenamenti al sacco, la corsa su strada, i rapporti con gli altri pugili, coraggiosi o spacconi, fieri o meschini. Quello che Frank registrerà non saranno solo le difficoltà, gli entusiasmi e i tormenti di un atleta davanti alla svolta della propria vita, ma anche il complicato rapporto che lega a doppio filo il Professionista al suo manager Doc Carroll, per cui la vittoria di Eddie significa l’ultima, insperata possibilità di riscatto. È questa la storia de “Il Professionista” (euro 12; pp. 368), uscito per Giunti, scritto Wilfred Charles “Bill” Heinz (1915-2008), uno dei migliori giornalisti sportivi americani della sua generazione. Nei suoi libri e articoli si è occupato in particolar modo di boxe, corse di cavalli e baseball, sue grandi passioni. “Il Professionista”, pubblicato nel 1958, è stato il suo primo romanzo, a cui ne sono seguiti molti altri. (Naf)

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