Gigi Buffon, il mito della porta, l’erede di Dino Zoff nel cuore di tutti gli italiani, si ritira dal calcio giocato. Gigi mette fine (sul campo) ad una carriera da autentico numero uno: sebbene la notizia non sia ancora ufficiale, la decisione è ormai stata presa, dopo 18 lunghi anni di carriera professionistica del miglior portiere di un’intera generazione.
Cifre da autentico numero 1
Con i vari club di cui ha vestito la maglia (Juventus in primis), ha vinto 10 campionati di Serie A (record assoluto), uno di Serie B, 6 Coppe Italia, 7 Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, un campionato di Ligue 1 e una Supercoppa di Francia. Con la Nazionale italiana, di cui detiene il record di presenze (176), è stato Campione del Mondo nel 2006 e vicecampione d'Europa nel 2012, partecipando a cinque Mondiali (primato condiviso con Antonio Carbajal, Rafael Márquez, Guillermo Ochoa, Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Lothar Matthäus), quattro Europei e due Confederations Cup. Prima di entrare nel giro della nazionale maggiore, ha vinto un Europeo di categoria con l'Under 21 nel 1996 e, nello stesso anno, ha preso parte ai Giochi Olimpici. Numeri davvero impressionanti, con i quali, l’oggi 45enne campione, si cullerà in questi giorni, scacciando un pizzico di inevitabile malinconia. Buffon detiene anche il record di imbattibilità nella Serie A a girone unico, avendo mantenuto la sua porta inviolata per 974 minuti nella stagione 2015-2016. È il giocatore con più apparizioni nella storia del campionato italiano di massima serie, nonché quello che ha giocato più partite nel campionato con la maglia della Juventus, club del quale è il giocatore più titolato nella storia, con 19 trofei vinti. Insieme a Paolo Maldini, è inoltre uno dei due calciatori italiani ad aver superato le 1000 presenze in carriera. Statistiche che ne certificano il mito, oltre che disegnare l’immagine di un personaggio vero e a tutto tondo.
Una carriera vissuta intensamente. Il futuro è ancora in Nazionale
Parma, Juventus, Paris Saint Germain e poi ancora Juventus e Parma, le squadre della sua vita, attraverso momenti belli ed irripetibili, così come (accade a tutti i grandi campioni) anche momenti meno felici, tra i quali il suo primo addio ai bianconeri e l’esilio forzato di Parigi, o le dichiarazioni e il cartellino rosso rimediato in quel famoso Juve-Real Madrid, con le accuse all'arbitro Oliver, quello col "bidone dell'immondizia al posto del cuore". E poi, la papera contro il Manchester United che costò al PSG l'eliminazione agli ottavi di finale di Champions League, episodio che, dopo un solo anno, contribuì a decretare la fine dei rapporti con il club parigino. Ma Buffon si è sempre rialzato, tornando ad essere protagonista: mai banale nei pensieri e nelle dichiarazioni, da oggi diventerà ancor di più patrimonio del calcio italiano. Il suo futuro, non a caso, sembra che possa ancora coincidere con la Nazionale italiana: per lui è pronto un ruolo da capodelegazione. Perché i miti non tramontano mai. (bra - 2 ago)