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Borghi, arch. Salimei: pensare un nuovo abitare anche alla luce di ‘Quarta eta’’

Roma, 6 set – “L’architetto ha anche un compito di mediatore sociale, di organizzazione di nuove idee, lo è sempre stato: dobbiamo pensare al sistema italiano che è pieno di borghi, paesini, un sistema capillare che oggettivamente oggi è stato un po’ abbandonato. Dobbiamo riqualificarli non solo perché spesso sono bellissimi situati in luoghi bellissimi, spesso anche nelle aree costiere con un clima migliore. Ma anche perché portare anche dei servizi è quello che è mancato anche durante il Covid”. Così l’architetto Guendalina Salimei di T Studio, già impegnata nella riqualificazione del Corviale a Roma, parla della necessità di riqualificare i borghi italiani nell’ottica di un nuovo abitare, volto a fornire nuovi servizi e possibilità anche alla cosiddetta “quarta età”. Una riqualificazione che “è fondamentale non solo per quanto riguarda i servizi sanitari ma in una visione più complessa, di benessere complessivo. Questa quarta età è un po’ da inventare, certamente c’è una longevità che era impensabile fino a qualche anno fa e noi tutti noi soffriamo per delle persone vicine a noi che sono sole e non hanno attività da svolgere, perché la città è complicata. L’idea non è di dislocarle, come è stato già fatto in passato con le periferie, ma magari riunirle anche solo in alcuni periodi dell’anno, in luoghi a misura d’uomo dove possano organizzarsi, stare insieme, aiutarsi vicendevolmente e magari con il supporto dei giovani. Potrebbe funzionare”.
(PO / Sis)

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