La Russia è pronta a negoziare la fine del conflitto in Ucraina, a condizione che vengano presi in considerazione i suoi interessi e la sua sicurezza, e senza passare per un cessate il fuoco in concomitanza con le trattative di pace. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov in un'intervista all'agenzia TASS. “In aprile – ha dichiarato Lavrov - quando eravamo pronti a firmare gli accordi e gli ucraini avevano assicurato che lo avrebbero fatto anche loro, abbiamo interrotto le ostilità come gesto di buona volontà e abbiamo anche effettuato una certa ridistribuzione delle nostre forze armate. Ma coloro che hanno contrastato questo accordo ne hanno approfittato. Pertanto, ora, come ha affermato anche il presidente, siamo pronti per i negoziati, pronti a considerare qualsiasi proposta seria. Ma durante i negoziati non si potrà chiedere un cessate il fuoco, perché su questo siamo già stati ingannati una volta”. Lavrov inoltre sottolinea la necessità che si tenga presente “l’interesse della nostra sicurezza”, ovvero, “l’interesse a prevenire la creazione ai confini della Russia di un regime nazista ostile”. Il riferimento è chiaramente a quello attuale di Kiev “che dichiarava apertamente la sua intenzione di sterminare tutto ciò che è russo su quelle terre che, sia in Crimea che in Novorossia sono state colonizzate e si sono sviluppate grazie al popolo russo nel corso dei secoli. Questo è probabilmente il nocciolo del problema”.
“Tuttavia – ha aggiunto Lavov - non vediamo alcun segnale serio da parte occidentale e il regime di Kiev continua ad agire e a comportarsi come se dovesse ‘dirigere il coro” e l’intero Occidente ripete all’unisono ‘Non una parola sull’Ucraina senza l’Ucraina’ e ‘le condizioni l'avvio dei negoziati saranno determinate da Zelensky’”. Al contrario, ha sottolineato il ministro degli Esteri russo, “ci sono state visite di delegazioni africane che sostenevano una soluzione pacifica, ci sono state proposte dalla RPC, dal Brasile e da una serie di altri paesi, inclusa la Lega degli Stati arabi. Tutti sono stati mossi da un sincero desiderio di contribuire a raggiungere un accordo, e di contribuire a raggiungere un accordo basato, in primo luogo, sulla presa in considerazione delle cause profonde della situazione attuale, sulla loro eliminazione e sulla garanzia della sicurezza per tutti i partiti in condizioni di parità. Il fatto è che l’Occidente ora trascina per le lunghe l’opportunità di avviare negoziati, mentre allo stesso tempo dichiara ad alta voce e categoricamente che l’unica base per i negoziati è la “formula di pace” di Zelensky e su questo, per loro, non c’è nemmeno niente da discutere, è un puro ultimatum. Nessuna persona sana di mente può promuovere un simile ultimatum come base non alternativa per i negoziati, a meno che non cerchi di interrompere e impedire questi negoziati. Ecco, in senso stretto, la situazione”. (28 SET - deg)
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