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Violenza donne, Valente (Pd): corsi universitari diventino strutturali

Roma, 28 set -”Rispettare le donne nel riconoscimento pieno delle loro differenze è fondamentale. Noi abbiamo lavorato su questo, abbiamo anche registrato però, soprattutto nelle scuole e nelle università, tantissimi progetti ma molto spesso affidati alla buona volontà del dirigente scolastico e del rettore dell’Università. Quello che chiediamo è un salto vero di qualità nel rendere strutturale questi corsi, permanenti e non più esclusivamente episodici o sperimentali. Questa è un'assoluta priorità, così come assoluta priorità nel campo dei media è abbattere un linguaggio che finisce per raccontare, consolidare addirittura, ingessare stereotipi esistenti, fondati soprattutto sul fatto che la donna viene sostanzialmente ancora oggi colpevolizzata per quello che subisce e soprattutto vengono giustificati i comportamenti sbagliati degli uomini autori di violenza”. Così Valeria Valente, presidente uscente della Commissione femminicidio, illustrando l’ultima relazione prodotta dalla commissione della legislatura precedente, focalizzata sull’importanza della cultura del rispetto.  Su questo terreno, spiega la senatrice del Pd, “anche un linguaggio sbagliato può fare un enorme, drammatico danno: qui è ancora necessario un passo in avanti. Per fare tutto questo c'è bisogno di consapevolezza, conoscenza del fenomeno, rigore e serietà nell’affrontarlo perché le norme da sole, che pure abbiamo lavorato in questi anni, non basteranno mai se interpretarle ed applicarle. Non troviamo personale qualificato e formato”. Necessario, secondo Valente, anche creare le condizioni per un’indipendenza economica della donna: “nel Parlamento precedente abbiamo dato priorità a questa misura, tant'è che abbiamo varato il reddito di libertà, una misura giusta ma che ancora oggi riteniamo insufficiente, che deve essere finanziata di più e meglio, deve riuscire a raccogliere e a raggiungere una platea molto più vasta perché sono tante donne che non riescono ad averlo”. Si tratta, aggiunge, “di una misura emergenziale, fondamentale per fare in modo che le donne fuoriescano in un momento difficile da un percorso di violenza, e uno strumento utile per accompagnarle alla piena autonomia lavorativa, che deve essere sempre l'ammissione di ciascuno. Mm essuna donna può ripartire davvero senza avere un percorso di autonomia lavorativa e professionale che consenta di mettere al centro la propria dignità”.

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