“ALL’ARME! ALL’ARME! I PRIORI FANNO CARNE!” DI ALESSANDRO BARBERO
Utilizzando le cronache del tempo, Alessandro Barbero in “All’arme! All’arme! I priori fanno carne!” (Laterza) ci fa rivivere la concitazione, l’entusiasmo, la violenza di quelle giornate in cui una massa di persone decise che il futuro così come lo vedeva non gli piaceva e provò a cambiarlo.
Arrivano completamente inaspettate. Durano pochissimo, talvolta solo qualche settimana, poi vengono represse. Ma in quel poco tempo succedono cose tali da rimanere per sempre incise nella memoria collettiva. Sono le rivolte popolari. La storia, almeno nell’ultimo millennio, è tutta punteggiata da momenti critici in cui una massa di persone decide che il futuro così come lo vede non gli piace, e prova a cambiarlo. Il Medioevo non fa eccezione: anche allora non sono mancati movimenti insurrezionali che nel loro sviluppo iniziale non sembrano affatto distinguibili dalle più travolgenti rivoluzioni moderne. In particolare nella seconda metà del Trecento se ne sono concentrati così tanti da costituire un’anomalia. Alessandro Barbero racconta proprio le più spettacolari fra queste insurrezioni. Per molto tempo gli storici hanno visto nel loro fallimento non solo la prova che i rivoltosi non avevano nessuna possibilità di riuscire, ma che non perseguivano neppure un obiettivo consapevole. Nulla di più falso: i rivoltosi sapevano quello che stavano facendo, avevano rivendicazioni precise e si battevano consapevolmente per realizzarle.
“AFRICA, ANDATA E RITORNO”. 30 LETTERE DI GIOVANI MEDICI E NON
Esce in tutte le librerie, “Africa, andata e ritorno”, il nuovo libro a cura di Medici con l’Africa Cuamm, edito da Laterza. Trenta cooperanti del Cuamm, italiani e non, con provenienze e aspirazioni differenti, raccontano in formato epistolare la propria esperienza, le proprie emozioni, le storie che hanno incontrato e come questo periodo in Africa li abbia segnati. Dall’Etiopia all’Uganda, dal Mozambico alla Sierra Leone, si rivolgono ad amici, nonni, genitori, qualcuno anche a un figlio che deve ancora nascere, per raccontare un pezzo della loro vita, con le gioie e le fatiche quotidiane di essere “con l’Africa”. In tutti questi viaggi, l’Africa smette di essere un luogo comune, che conosciamo per sentito dire, ma si delinea in modo più chiaro, in base alle sue potenzialità, alle sue differenze culturali e regionali. Africa che diventa, per questi giovani, un luogo di crescita come persone e come professionisti. Una realtà che, prima di ricevere, dona molto a chi decide di spendersi per la salute delle sue popolazioni. Nel racconto sincero dei giovani volontari a volte la distanza di opportunità e risorse appare difficile da colmare, eppure ogni giorno si possono trovare spazi di incontro e di condivisione. Ad arricchire il racconto, l’introduzione di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm e la post-fazione del prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas. “Questo libro nasce dall’onda lunga di un’intuizione, che prende origine nel lontano 1950, che ha saputo poi coinvolgere e contagiare tanti altri – scrive don Dante Carraro –. Quelle che raccontiamo, grazie alla felice collaborazione con Giuseppe Laterza, sono le storie dei tanti frutti di quella buona idea germogliati dentro le vite dei nomi e dei cognomi che leggeremo in queste pagine. Testimonianze vive, concrete, quotidiane di un partire, di un lasciarsi anche ferire da situazioni e povertà gravissime. Sono espressione dell’Italia più bella, questi giovani sfidanti e coraggiosi. Portano novità, scombinano i piani, fanno confusione, magari, ma ci indicano la direzione del futuro con sguardo vivo e affamato e come loro i giovani africani che incontrano e con cui si confrontano costruendo uno scambio continuo di sentimenti, pensieri ed esperienze”.
E il prof. Alberto Mantovani: “Bertrand de Chartres diceva che siamo ‘nani sulle spalle dei giganti’. Leggendo le lettere di tanti giovani, raccolte in questo libro, mi sono sentito così: anziano, sulle spalle di voi tanto più giovani di me. Il mio incontro con il Cuamm mi ha dato la prospettiva della sfida ‘dal basso’ e della fatica di camminare insieme. L’intelligenza e la passione dei giovani africani che ho conosciuto rappresentano la speranza del continente, a cui con umiltà abbiamo il dovere di dare una risposta”.
“METAMORFOSI GIORGIA”, DI AMEDEO LA MATTINA
È appena uscito il nuovo saggio di Linkiesta Books, Metamorfosi Giorgia di Amedeo La Mattina.
Lei è Giorgia, è una donna, è una madre, è cristiana. E, da un anno, è anche presidente del Consiglio. “I primi dodici mesi del governo Meloni raccontano – secondo il saggio di La Mattina - un tentativo di trasformazione per cui né la premier né la squadra del tutto inadeguata che si porta appresso si sono dimostrati pronti. Finora Meloni ha alternato il registro politico identitario, per non tagliare il cordone ombelicale delle origini, e quello istituzionale, che l’ha portata a fare scelte di politica finanziaria ed estera (ad esempio sull’Ucraina), nonché una serie di nomine importanti, in continuità con i precedenti governi. Ha quindi coltivato la comfort zone, ma anche quello che i suoi chiamano deep state, per essere sicura che la macchina dello Stato non andasse a sfracellarsi. Questo sdoppiamento diventerà però insostenibile se vorrà accreditarsi come leader a livello internazionale e sviluppare la sua “amicizia” con Ursula von der Leyen, di cui si preannuncia grande elettrice in Europa, Meloni dovrà accettare di avere dei nemici a destra, ad esempio tra i suoi attuali amici polacchi, ungheresi e spagnoli. Prendendosi il rischio di farsi un po’ risucchiare da quel mainstream che tanto aborre£. Amedeo La Mattina si occupa di politica italiana ed europea dagli anni Ottanta. Ha iniziato all’Ansa e dal 2000 ha lavorato alla redazione romana de La Stampa. Ha collaborato con la Repubblica e oggi scrive analisi politiche per Linkiesta. Negli ultimi anni ha seguito soprattutto i partiti del centrodestra e i movimenti populisti. È autore di un saggio su Angelica Balabanoff (Mai sono stata tranquilla, Einaudi) e di un romanzo (L’incantesimo delle civette, e/o).
GIULIANO AMATO, “C'ERA UNA VOLTA CAVOUR”
Tra lampi di intelligenza e straordinaria abilità nel preparare le sue mosse, Cavour mostra, in questi dieci discorsi parlamentari, una formidabile capacità di costruire la sua visione di futuro. Negoziatore e polemista, mette a fuoco distanze da scavare e vicinanze da far valere, esclude vecchi alleati e ne include di nuovi, ottiene il consenso e sfrutta il dissenso, compone il suo asse di alleanze sapendo che la collaborazione non si ottiene mai senza scambio, negozia e vince, anche consapevole di quando occorra giocare d’azzardo. “C'era una volta Cavour. La potenza della grande politica” (Laterza) è un ‘dialogo’ con un incomparabile maestro. Parlare di Cavour significa, per Giuliano Amato, parlare di politica, per farcela riscoprire e rispettare ammirando le sue qualità migliori: un’arte essenziale da esercitare con passione. Giuliano Amato già presidente del Consiglio, più volte ministro e presidente della Corte costituzionale, è professore emerito dell’Istituto universitario europeo e dell’Università Sapienza di Roma. Tra i suoi libri pubblicati dal Mulino, “Europa perduta?” (con E. Galli della Loggia, 2014), “Le istituzioni della democrazia” (2015), “Corte costituzionale e corti europee” (2016) e “Bentornato Stato” (2022).
“GRAFOLOGIA E CRIMINOLOGIA”, KILLER E VITTIME ANALIZZATI ATTRAVERSO LA LORO SCRITTURA
“I segni della scrittura sono espressione dell’anima: purtroppo in alcuni casi quella di un criminale, a volte addirittura di un assassino”. La grafologia ha lo scopo di studiare il gesto grafico e ricavarne elementi che riguardano il nostro carattere, la nostra personalità, il nostro comportamento. Elementi che per le loro intrinseche peculiarità sono unici, come possono essere le tracce di Dna, e sono in grado di fornire informazioni basilari ai fini identificativi. Attraverso l’analisi attenta e approfondita della scrittura, Candida Livatino in “Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura” (Mursia, prefazione di Luciano Garofano) mette a nudo le personalità di coloro che nel nostro Paese si sono macchiati di atroci delitti (come Michele Buoninconti, Matteo Messina Denaro, Andrea Volpe), fino a indagare l’animo dei più noti serial killer (come Ted Bundy, Charles Manson, Leonarda Cianciulli), con la convinzione che la grafologia possa essere uno strumento di prevenzione e aiutare donne vittime di violenza a evitare un destino tragico. Inoltre studia la grafia di alcune vittime di femminicidio come Roberta Ragusa, Sarah Scazzi e Yara Gambirasio che, per essersi fidate troppo delle persone, in diversi casi a loro vicine, hanno pagato con la propria vita.
Candida Livatino è giornalista pubblicista, perito grafologo, ed è specializzata in analisi della scrittura, nei disegni dell’età evolutiva e nella valutazione grafologica finalizzata alla selezione del personale. È iscritta all’Associazione Grafologica Italiana. Collabora con Mattino Cinque, Quarto Grado, Forum, Le Iene e con le testate giornalistiche del gruppo Mediaset. Ha vinto il premio Barocco nel 2013 e il Premio Internazionale Bronzi di Riace nel 2019.
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