Un'occasione per scoprire l'arte di Quayola tra artigianato e robotica: il Comune di Carrara e il mudaC - museo delle arti Carrara presentano dal 28 ottobre al 3 marzo 2024, presso la sede del mudaC a Carrara (MS), "Plutone / Proserpina", progetto espositivo personale di Quayola, artista conosciuto in tutto il mondo per le sue installazioni che mettono in relazione medium tecnologico con materiali tradizionali e artificiali, iconografia classica e sperimentazione digitale. Curata da Laura Barreca, la mostra sarà inaugurata sabato 28 ottobre alle ore 18.00 alla presenza dell'artista, che negli ultimi anni ha scelto Carrara come luogo di sperimentazione creativa. Il percorso espositivo comprende una serie di quattro sculture del ciclo "Pluto #F_03_S4" e il fregio "Pluto and Proserpina Frieze #I_01", realizzate con l'uso della robotica e ispirate al "non-finito" di Michelangelo, tecnica a cui Quayola ha dedicato gran parte delle sue ricerche. Il gruppo scultoreo esposto a Carrara è ispirato al Ratto di Proserpina, mito ovidiano delle Metamorfosi e capolavoro del Bernini, conservato alla Galleria Borghese di Roma. Il rapimento della giovane Proserpina per mano di Plutone culmina nella concitazione di un atto violento che si concluderà con la discesa negli Inferi. Nella rivisitazione di Quayola, la forma viene interrotta, vanificando di fatto l'atto brutale. Le opere, realizzate in poliuretano espanso, un materiale diffuso nell'industria manifatturiera, sfidano le convenzioni delle tecniche artistiche tradizionali, ripensando il concetto stesso di creazione e di autorialità: le macchine non sono solamente strumenti di produzione, ma permettono di ripensare l'opera e la creazione artistica attraverso originali canoni estetici. A conclusione della mostra sarà pubblicato un volume che testimonia la ricerca artistica che Quayola conduce da alcuni anni a Carrara, prodotto con il supporto dell'azienda Successori Adolfo Corsi Carrara srl, sponsor del progetto dell'artista, e con il contributo scientifico di autorevoli critici e studiosi. L'assessore alla Cultura e all'Istruzione Gea Dazzi dichiara: "Non è questa una mostra di scultura tradizionalmente intesa, è una mostra sulla scultura e sulla ricerca che la muove. Un'indagine sulla techné, sul rapporto uomo-macchina che porta l'artista a interrogarsi su ciò che può competere con la sua mano, su ciò che oltre la sua mano la sua creatività può guidare. Ogni cambiamento ha bisogno di ricerca e sperimentazione, anche nel fare scultura. Per capire dove possiamo e dove vogliamo andare, o semplicemente ritornare". "L'installazione - scrive la curatrice Laura Barreca - esplora le tensioni tra forma e materia, reale e artificiale, antico e nuovo, in un allestimento che presenta i diversi stadi della creazione della forma e la sua ultima, e incompiuta, manifestazione, le cui variazioni sono scolpite da un robot industriale. Pur non completando mai la figura, ogni tentativo scopre nuove articolazioni della materia. Il risultato è una forma ibrida: un lento processo di scoperta, non focalizzato sulla figura originale, ma sulle infinite possibilità per raggiungerla attraverso le abilità offerte dalla robotica e dal digitale". (gci)
SPECIALE MOSTRE / IL DUO ANTONELLO GHEZZI A LA SPEZIA PER "TERRA CIELO IPERURANIO"
Roma, 13 ott - Dopo il successo riscosso nei musei internazionali, da Madrid a Beirut, da New York ad Atene, il duo artistico Antonello Ghezzi approda al CAMeC - Centro Arte Moderna e Contemporanea de La Spezia con la mostra "Terra Cielo Iperuranio", curata da Eleonora Acerbi con un testo critico di Cesare Biasini Selvaggi. Al piano zero del Museo, dallo scorso 7 ottobre fino al 14 gennaio 2024, saranno esposte una quindicina di opere, rappresentative di un percorso focalizzato sulla leggerezza e sulla magia, capace di abbracciare l'infinità dell'universo e l'intimità delle relazioni umane, che Nadia Antonello (Cittadella, 1985) e Paolo Ghezzi (Bologna, 1980) hanno deciso di intraprendere insieme a partire dal 2009. La mostra è stata inaugurata il 7 ottobre, in occasione della diciannovesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani. Il percorso espositivo, ideato dagli artisti, suddivide le opere su tre livelli - Terra, Cielo e Iperuranio - secondo un itinerario tematico che si propone di accompagnare il visitatore in un viaggio di scoperta, per potenziare il pensiero e allenare l'immaginazione. Nel corso della mostra, sarà presentato il catalogo bilingue pubblicato da Metilene Edizioni, con il testo istituzionale del sindaco e assessore alla Cultura Pierluigi Peracchini, testi critici di Eleonora Acerbi e Cesare Biasini Selvaggi e ricco apparato iconografico. "Al culmine di questa mostra, operazione già di per sé nata da due artisti e non da uno solo - spiegano Nadia Antonello e Paolo Ghezzi in relazione all'opera La sedia del giudice, allestita sulla terrazza del CAMeC - l'opera ci invita forse a ritornare con la mente al nostro viaggio, considerando di nuovo l'altro da noi, dove la relazione umana ci ha accompagnati e presi per mano per volare sempre più in alto, mai da soli, sempre con qualcuno o qualcosa che restituiva il nostro sguardo". L'opera si è prestata in passato a diverse performance che hanno coinvolto il pubblico in dibattiti e riflessioni filosofiche. Nadia Antonello e Paolo Ghezzi si formano all'Accademia di Belle Arti di Bologna e nel 2009 fondano il duo artistico Antonello Ghezzi. La loro ricerca si focalizza sulla leggerezza e la magia. I progetti che li hanno visti esporre in tante parti del mondo, con il supporto di numerose Istituzioni, tentano di rendere tangibili le favole. Le loro installazioni fanno parte di numerose collezioni private e sono state presentate, unitamente alle performance, in contesti italiani e internazionali, tra i quali: Istituto Italiano di Cultura di Madrid, Ambasciata Italiana ad Atene, WhiteSpaceBlack Box a Neuchâtel, Kunsthall di Bergen, Beit Beirut, Wayfarers di Brooklyn a New York, Parlamento Europeo di Bruxelles, Gnration di Braga in Portogallo, Museo per la Memoria di Ustica di Bologna, Miasto Ogródow di Katowice, Palazzina dei Bagni Misteriosi di Milano, Artbab Manama in Bahrain, Sound Design Festival di Hamamatsu in Giappone, Istituto Italiano di Cultura di Atene, Art Foundation di Atene, Museo Davia Bargellini di Bologna, Usina del Arte a Buenos Aires, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo di Villa Croce di Genova, Moscow Biennale, Pitti Uomo di Firenze, Sarajevo Winter Festival, Blik Opener di Delft, Arsenale di Verona e CIFF di Copenhagen. Nel 2022 vincono il PAC2021 - Piano per l'Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e la loro bandiera raffigurante la Via Lattea viene acquisita dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Valsamoggia (BO). Il loro atelier si trova a Bologna, all'interno della Palazzina Liberty presso i Giardini Margherita. (gci)
"SPLIT FACE": A FIRENZE L'ARTE DI NATHANIEL MARY QUINN
In occasione della terza edizione della Florence Art Week, Museo Novecento presenta dallo scorso 7 ottobre fino all'11 marzo 2024 "Split Face", una mostra monografica di Nathaniel Mary Quinn (Chicago, 1977), artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche. La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze, e coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano. Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private. "Split Face", infatti, è un’occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo. Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, inoltre, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini. All’interno del Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto della passione eclettica di Bardini per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, le opere di Quinn ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità, tra verità e apparenza. “Una mostra importante che porta per la prima volta a Firenze e in Italia una monografica di un artista tra i più dirompenti della scena internazionale - ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura, Alessia Bettini - Un doppio palcoscenico che vede protagonista l’arte di Nathaniel Mary Quinn in una declinazione tra Museo Bardini e Museo Novecento, mettendoci di fronte più che a ritratti a vere e proprie sculture bidimensionali. Un dialogo tra ispirazione rinascimentale, cubismo e surrealismo che diventa una composizione fortemente ancorata all’attualità e al quotidiano, ai volti, alle persone, alla scomposizione della personalità e dei caratteri di ognuno. E Firenze, ancora una volta, è pronta a evidenziarne la potenza espressiva”. “Sfidando il canone della bellezza che ha dominato la ritrattistica fino all’Ottocento, Quinn percorre la via aperta dai grandi maestri del Novecento, tra cui Pablo Picasso e Francis Bacon, promuovendo una libertà di interpretazione della figura umana, della composizione, dell’equilibrio e della indagine psicologica, e formulando un linguaggio anti-accademico che risulta sempre originale e spiazzante - afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento - La sua entrata in scena a Firenze è come quella di un boxer nella sala del Botticelli agli Uffizi: una sfida ai canoni della bellezza rinascimentale, come fu quella dei volti cubisti di Picasso o delle figure tumefatte e disossate di Bacon, una pittura che mette in discussione la nostra capacità di abbandonare i preconcetti nella conoscenza dell’altro”. (gci)
PROROGATA AL 5 NOVEMBRE “DONNE, EROINE E DAME ALL’OPERA DEI PUPI” A MODICA
La mostra “Donne, eroine e dame all’Opera dei Pupi. I cento anni della Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania”, a cura di Alessandro Napoli e in corso presso Palazzo De Leva a Modica (RG), è stata prorogata fino al 5 novembre. Il progetto gode del patrocinio del Comune di Modica, del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino di Palermo, che è anche l’editore del catalogo della mostra, e del Centro Studi sulla Contea di Modica. Grazie al grande interesse manifestato da parte del pubblico e della comunità Sikarte, associazione culturale organizzatrice e promotrice della mostra, in accordo con il Centro Studi sulla Contea di Modica, gestore di Palazzo de Leva, si è deciso di prorogare la mostra per dare l’opportunità a tutti e, in particolar modo alle scolaresche di ogni ordine e grado che da poco hanno iniziato il nuovo anno accademico, di conoscere e approfondire la storia della Marionettistica dei Fratelli Napoli. Saranno dedicati alle scuole sia alcuni percorsi guidati alla mostra che degli spettacoli pensati ad hoc per ogni fascia d’età, realizzati in sede dalla Famiglia Napoli. La Marionettistica dei Fratelli Napoli ha favorito la realizzazione del progetto prestando le opere e curandone la direzione scientifica, artistica e scenografica. La mostra, oltre a celebrare il centenario della compagnia, riserva un’attenzione particolare al ruolo delle donne nella tradizione catanese dell’Opera dei Pupi: donne come personaggi delle storie rappresentate nel repertorio dei Fratelli Napoli, e quindi figure esemplari di regine, principesse ed eroine armate, ma anche donne che prendono parte attiva nella produzione e messinscena degli spettacoli, e quindi parlatrici e costumiste. Particolare attenzione sarà, infatti, dedicata a Italia Chiesa Napoli, venuta a mancare nel 2018, grande interprete dei personaggi femminili delle storie dei pupi e instancabile compagna di vita e d’arte di Natale Napoli, scenografo e cartellonista, col quale si assunse la responsabilità del mantenimento della tradizione dell’Opira a Catania. Parte dell’allestimento, dagli elementi espositivi ai pannelli didascalici, è ecosostenibile. L’organizzazione ha affidato la realizzazione dei suoi progetti allestitivi a un partner tecnico del settore, Archicart, che ha modulato il cartone nei supporti tecnici e didascalici, mentre la realizzazione e riproduzione del tipico palcoscenico del teatro dei pupi presente in mostra come forte elemento scenografico è dell’azienda siciliana Sikaniawood. “Modica, sede di monumenti patrimonio dell’UNESCO che nasconde gioielli nei suoi quartieri e dentro le sue grotte - spiega l’arch. Eugenia Calvaruso, presidente del Centro Studi sulla Contea di Modica - è il luogo naturale per una mostra che racconta i 'capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità' e ci fa conoscere la realtà dei Fratelli Napoli protagonisti e valorizzatori dell’arte Marionettistica catanese. Il Centro Studi Sulla Contea Di Modica, che di ogni aspetto della cultura del territorio si fa promotore, ha colto l’occasione di arricchire la propria città presentando nei locali della propria sede, presso Palazzo De Leva, il lavoro di ricerca storica, elaborazione culturale e antropologica di Sikarte”. “Dal 2021 ad oggi, continuiamo a celebrare i cento anni della nascita della Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania - spiega Fiorenzo Napoli, direttore artistico della compagnia - fondata nel 1921 da don Gaetano Napoli. È ormai universalmente noto che la tradizione dell’Opera dei Pupi, di cui i Fratelli Napoli sono illustri e riconosciuti alfieri, sia una delle marche d’identità più rappresentative della cultura isolana. La Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania è rimasta attiva senza soluzione di continuità dal 1921 a oggi, superando la grande crisi che investì l’Opera dei Pupi negli anni Cinquanta-Settanta del secolo scorso. La compagnia, infatti, ha saputo adattare l’Opira catanese alle esigenze del pubblico contemporaneo, pur mantenendosi fedele ai codici e alle regole di messinscena della tradizione”. “Il mondo teatrale dell’Opira catanese - aggiunge Alessandro Napoli, curatore scientifico della mostra - così ricco di suggestioni, ha dato origine a forme proprie di artigianato artistico: i pupi, le scene e i cartelli. Questi manufatti, da considerare tra i prodotti più significativi dell’arte popolare siciliana, sono gli elementi costitutivi del cosiddetto misteri, ‘mestiere’, cioè l’insieme di tutte le attrezzature teatrali che consentivano ai pupari di mettere in scena le loro serate. La famiglia Napoli custodisce oggi l’unico antico mestiere di stile catanese rimasto integro e completo, col quale la Marionettistica ha lavorato dal 1921 a oggi, facendo conoscere i pupi in Italia e nel mondo. Si tratta di un bene culturale prezioso e di grande interesse storico-antropologico, acquisito, conservato e arricchito dai Fratelli Napoli nei loro cento anni di attività”. “La mostra ‘Donne, eroine e dame all’Opera dei Pupi’ - afferma la presidente dell’associazione culturale siciliana Sikarte, Graziana Papale - intende presentare e promuovere il grande patrimonio storico-antropologico rappresentato da pupi, cartelli, fondali e scenografie teatrali, che come vere e proprie installazioni artistiche, attualizzano e raccontano la forte identità storica e artistica dell’Opera dei Pupi. Siamo molto felici di poter prorogare la mostra, dalla forte connotazione didattica, fino al 5 novembre così da avere più tempo per coinvolgere i giovani e gli studenti di tutte le scuole, che da poco hanno riaperto, con dei percorsi didattici pensati ad hoc per loro”. (gci)
“TUTTE LE FOLLIE DI JAC!”: A TERMOLI LE TAVOLE DI BENITO JACOVITTI
Una mostra alla scoperta di un grande fumettista: dallo scorso 7 ottobre fino al 24 febbraio 2024, il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta “TUTTE LE FOLLIE DI JAC!”, una mostra a cura di Luca Raffaelli che attraverso l'esposizione di cento tavole originali, riproduzioni e materiale di approfondimento, offre ai visitatori la possibilità di entrare nel mondo di Benito Franco Giuseppe Jacovitti. “TUTTE LE FOLLIE DI JAC!” approfondisce in maniera giocosa le invenzioni tecniche e linguistiche che hanno reso La lisca di pesce uno stile riconoscibile e Jacovitti un inventore di segni e personaggi indimenticabili, creatore di un mondo surreale, costruito grazie a un metodo di lavoro unico che lo portava a creare disegni, storie e dialoghi direttamente con la china. La mostra al MACTE è parte del progetto JACOVITTISSIMEVOLMENTE realizzato in collaborazione con il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo che dal 25 ottobre al 18 febbraio 2024 ospiterà “L’incontenibile arte dell’umorismo”, una mostra a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con Giulia Ferracci, che presenta i cento personaggi creati nel corso della sua lunga e vivace carriera. Due progetti paralleli e complementari che contribuiscono ad approfondire la galassia creativa dell’autore e celebrano, a cento anni dalla nascita, nelle due città cui era più legato, il suo mondo fantastico, la sua inventiva giocosa, scomoda e irreverente e il suo sguardo precursore. Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 1923 - Roma, 1997) esordisce giovanissimo come autore di fumetti per poi diventare un importante nome di riferimento per il fumetto del Novecento. Dal suo pennino escono personaggi divenuti celebri nell’immaginario popolare, come Cocco Bill, Zorry Kid, Jack Mandolino, Tom Ficcanaso. Jacovitti ha pubblicato strisce su Il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi, e ha disegnato le vignette del Diario Vitt, che hanno accompagnato per più trent’anni (1949 - 1980) generazioni di scolari italiani. “La mostra - come spiega il curatore Raffaelli - parte dall'analisi dalla sua capacità di improvvisazione fumettistica indagando, nelle varie sezioni espositive, le caratteristiche più importanti del suo metodo di lavoro: i riempitivi, salami, vermi e invenzioni che, senza alcun motivo logico o narrativo, invadono le sue tavole; i continui giochi di parole, le assurde linee cinetiche che mostrano i movimenti dei personaggi; le onomatopee del tutto particolari per cui il suono di uno schiaffo è proprio 'schiaffo!', il corpo, tagliato, spezzato, fatto a fette (a volte senza neppure procurare dolore), e la sua innovativa rottura della quarta parete, per cui i personaggi in difficoltà possono rivolgersi direttamente ai lettori o al loro creatore”. (gci)
NELLA FOTO. Dettaglio di: Quayola, Pluto #F_03_S4, 2020, serie di 4 sculture in poliuretano espanso, 40 x 55 x 80 (h) cm, dettaglio 5
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