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direttore Paolo Pagliaro

La democrazia
non è veloce

di Paolo Pagliaro

L’anno scorso – alle regionali di Lombardia e Lazio – votarono rispettivamente il 41 e il 37% degli aventi diritto. Domenica scorsa a Monza è andata ancor peggio: chiamati scegliere il successore di Silvio Berlusconi alla Camera, gli elettori sono rimasti quasi tutti a casa, e la pratica è stata sbrigata da un esiguo 19%. Per alcuni tutto ciò non rappresenta un problema, perché l’astensionismo sarebbe una una tendenza naturale dei sistemi liberal-democratici, un aspetto ineluttabile della post-democrazia. Per altri invece siamo di fronte a un disastro di enorme portata, che ne annuncia di peggiori.
Sono di quest’ultima opinione gli autori di due libri usciti oggi. Il primo si intitola “Le piazze vuote”, e lo ha scritto per Laterza il sociologo Filippo Barbera. La sua tesi è che occorre tornare a riempirle, quelle piazze, rivitalizzando corpi e spazi intermedi, rinnovando le forme della partecipazione e soprattutto smettendo di esaltare la velocità delle decisioni come valore della buona politica. L’elaborazione politica è lenta – obietta Barbera - richiede la mediazione degli interessi e la capacità di fare un passo indietro in vista di un obiettivo comune.
Anche Sandra Bonsanti e Stefania Liniti – che per Paper First firmano il libro “ La pretesa del comando” - osservano che velocità e semplificazione sono le promesse fallaci di chi mira a demolire la Costituzione per trasferire il potere nella mani di un capo eletto a furor di popolo. Le autrici ripercorrono la storia della tentazione presidenzialista in Italia e dei numerosi tentativi di inserire la figura del presidente nel circuito governativo, cancellandone la funzione di garanzia. Eliminato l’arbitro, i conflitti politici diventerebbero però molto più acuti e sarebbe messa a rischio l’unità nazionale.

(© 9Colonne - citare la fonte)