Niente cessate il fuoco. Benjamin Netanyahu respinge le richieste di fermare l’assedio su Gaza, giunto ormai al ventiquattresimo giorno, e anzi in conferenza stampa il premier scandisce le fatidiche parole: “Questo è il tempo della guerra”. Una guerra che Israele “combatterà finché non l’avrà” e nella quale Netanyahu cerca di coinvolgere anche tutto l’Occidente: “E’ tempo per tutte le nazioni civilizzate di decedere se combattere al fianco di Israele – dice - Ogni nazione civilizzata dovrebbe schierarsi. Chiedere il cessate il fuoco vuol dire chiedere a Israele di arrendersi ai terroristi: questo non succederà mai”. Anzi, appunto, contro Hamas, dopo quanto accaduto il 7 ottobre, “è il tempo della guerra, ed è tempo per tutti di decidere da che parte stare. Israele combatterà finché questa guerra sarò vinta. Dio benedica Israele e chi le sarà al fianco”. Oggi tra l’altro è il giorno tre ostaggi, in un video pubblicato da Hamas, accusano Israele di non aver accettato di scendere a patti per la loro liberazione, ma anche molte altre famiglie degli ostaggi temono per le sorti dei loro cari in caso di avanzata via terra. I più critici sono arrivati a chiedere le dimissioni di Netanyahu. "Capisco le preoccupazioni dei familiari degli ostaggi, ma la valutazione comune è che un'operazione di terra può creare la possibilità di liberare gli ostaggi, perché aumenta e crea più pressione – dice il premier - L’unico che si dimetterà sarà Hamas, tutto ciò che voglio è costringerli a rinunciare ai propri obiettivi”.
Riguardo alle accuse di violazione dei diritti umani, dopo gli oltre 8mila morti causati a Gaza in 24 giorni di bombardamenti, Netanyahu assicura che “non c’è un solo civile che deve morire, Hamas deve lasciarli andare nelle zone sicure che abbiamo creato al Sud, ma loro non permettono che essi vadano via. Stiamo facendo tutto il possibile per evitare le morte dei civili, non solo chiedendo di spostarli, mettendo a disposizione il sostegno militare. Non possiamo dare l’immunità a questi terroristi, a questi selvaggi, non possiamo rinunciare a questa battaglia perché avrebbe conseguenze non solo sul nostro Paese, ma su tutti i paesi. Questa è una battaglia di civiltà”. Secondo Netanyahu, bombardare un ospedale per errore “non è un crimine di guerra, è una conseguenza tragica di azioni che erano legittime. Durante la seconda guerra mondiale non abbiamo detto agli alleati di non distruggere i nazisti solamente perché per errore una volta avevano abbattuto un ospedale con 44 persone invece di una base militare…”.
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