L’arte non conosce frontiere, semmai fa di un limite amministrativo, geografico, politico un luogo di incontro e di contaminazioni. “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero”, promossa dai Civici Musei di Udine e dai Musei Provinciali di Gorizia, curata da Liliana Cargnelutti, Vania Gransinigh e Alessandro Quinzi, di tutto ciò offre un’affascinante testimonianza. La grande esposizione allestita in due sedi - Castello di Udine dal 25 novembre al 7 aprile 2024 e Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia dal 14 dicembre al 7 aprile 2024 (unico il catalogo) - mette in luce l’osmosi tra aree storicamente riconducibili a differenti entità statali. Quello che oggi è il Friuli-Venezia Giulia fu, sino al 1797, anno della caduta della Serenissima Repubblica di San Marco, terra contesa tra Venezia, che esprimeva il suo dominio sulla “Patria del Friuli”, e l’Impero asburgico che dominava il Goriziano, Trieste e la contigua Slovenia. Lingue, tradizioni, visioni diverse, ma non per gli artisti e la loro arte, uomini e donne che traghettarono i loro originali modi di esprimere l’arte in territori non abituali, trovandoli recettivi. La Contea di Gorizia diventa presto uno snodo importante per quegli artisti veneziani che puntano ad affermarsi nelle terre imperiali. Esemplari i casi di Giulio Quaglio o quello della famiglia Pacassi che da Venezia si trasferì dapprima a Gorizia e nel secondo decennio del Settecento, con Giovanni Pacassi e lo scultore Pietro Baratta estese, con successo, l’attività a Vienna. La crescita della città e del suo entroterra, in connessione con il rinnovo architettonico delle chiese in senso post tridentino e barocco, vede verso la metà del secolo l’affermarsi delle botteghe di Pietro Bainville, di Antonio Paroli (di formazione veneziana) e di Johann Michael Lichtenreit, bavarese ma goriziano d’adozione. Su questo panorama si stagliano singoli episodi di committenze qualificate. Tra questa fitta trama di rapporti spiccano commissioni importanti: il Conte Sigismondo Attems Petzenstein commissiona al veronese Giambettino Cignaroli per l’altare di famiglia, mentre il conte Livio Lantieri crea una collezione di pastelli di Francesco Pavona. Una moda, quella del pastello, che prese piede dopo la visita in città dell’imperatore Carlo VI nel 1728, quando raggiunse il capoluogo isontino Rosalba Carriera, anch’essa mossa dalla speranza, che si rivelerà fondata, di allacciare i rapporti con l’alta nobiltà viennese. Proprio in quell’occasione ritrasse anche alcuni membri della famiglia Lantieri. Nello stesso periodo, la storia del Friuli veneto fu segnata dall’ascesa sociale di famiglie di recente nobiltà come quella dei Manin, mentre le personalità di Giovanni, Dionisio e Daniele Dolfin nelle vesti di Patriarchi di Aquileia assicurarono, in questo lembo di terraferma veneziana, il consolidarsi di una cultura figurativa di marca prevalentemente veneziana. “Nel ‘700 ad Udine, attorno alla figura geniale di Giambattista Tiepolo che lavorò più volte per una committenza friulana, si mettono in luce altri artisti nativi friulani di che hanno successo proprio a Venezia - dichiara Vania Gransinigh - Tra di loro Sebastiano Bombelli, Nicola Grassi, Luca Carlevarijs che, pur scegliendo di trasferirsi in Laguna, continuarono a mantenere rapporti di lavoro con la terra d’origine. Altri, veneziani, raggiungono il Friuli per affiancare Tiepolo nel rispondere alle richieste della committenza friulana. Tra loro Gian Antonio Guardi, Giambattista Piazzetta, Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso. Le loro opere friulane offrono motivi d’ispirazione per gli artisti locali. Come avviene con Francesco Pavona o Francesco Chiarottini, entrambi attivi lungo i due versanti del confine tra le terre imperiali e veneziane”. “Gli studi e le ricerche portati a compimento negli ultimi trent’anni hanno dimostrato come la trama di rapporti culturali reciproci tra le diverse aree della regione siano molto più stratificati e differenziati di quanto non si pensi - afferma Alessandro Quinzi - Un intero secolo separa la figura del pittore di origini lombarde Giulio Quaglio, che dopo aver lavorato per una decina d’anni a Udine decorando i palazzi della nobiltà cittadina di nuova nomina si trasferì agli inizi del Settecento a Lubiana passando per Gorizia, da quella di Franz Caucig/Kavcic, che nato nel capoluogo isontino, visse a Vienna prestando la sua opera anche per una nobile committenza goriziana oltre che viennese. Tra questi due estremi si colloca un contesto variegato e composito, punteggiato di personalità artistiche dalla formazione e dai trascorsi più diversi che contribuirono in maniera determinante alla definizione di una congerie figurativa debitrice tanto dell’arte veneta quanto di quella oltralpina nelle aree territoriali in cui la regione Friuli-Venezia Giulia si suole suddividere”. (gci)
“CRUCIBLE”: PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA L'ARTISTA AMERICANO FERRARI SHEPPARD
Un’occasione per scoprire le tele di Ferrari Sheppard, che descrivono la way of life americana del terzo millennio. Sarà ospitata dallo scorso 27 ottobre fino al 7 gennaio 2024, al Casino dei Principi di Villa Torlonia a Roma, la prima mostra in Italia di Ferrari Sheppard (Chicago, 1983), tra gli artisti americani più interessanti delle ultime generazioni. L’esposizione dal titolo “Crucible”, a cura di Ludovico Pratesi, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. Nelle sale del Casino dei Principi l’artista presenta diciotto opere, delle quali undici realizzate appositamente per la mostra romana, oltre al video “Be in My Mind”, allestito nella sala da pranzo dell’edificio decorata con tempere murali che rappresentano vedute del Golfo di Napoli, esposto per la prima volta al pubblico. L’artista colloca personaggi fortemente caratterizzati in atmosfere domestiche e quotidiane, con uno stile neoespressionista e cromaticamente vivace, non così lontano, nella sua essenzialità, dalle iconografie proposte, nel corso del Ventennio, dai maestri della Scuola Romana, ben rappresentati nel vicino Museo del Casino Nobile, con le quali Sheppard idealmente si confronta. L'atmosfera storica del secondo dopoguerra torna anche in una serie di quadri ispirati al clima di libertà vissuto in Italia, ma non solo, nei giorni subito successivi alla liberazione, quando la musica jazz era stata utilizzata dai soldati americani come arma contro il regime. Ma la storia è solo un pretesto, uno spunto di riflessione, una suggestione: “Considero i miei dipinti come immagini senza tempo, profondamente emozionali, come profumi” dice Sheppard in un’intervista. Un elemento distintivo delle sue opere è anche la presenza della foglia d’oro che collega simbolicamente l’artista con l’arte bizantina e medievale europea, culture ed espressioni che rappresentano per Sheppard una grande fonte d’ispirazione. L’artista integra però l’oro con l’acrilico e il carboncino, smorzandone così il valore: “Nonostante il costo elevato, l’oro non è più speciale degli altri materiali che uso, non ci sono gerarchie. Ogni tecnica apporta una qualità speciale”. Il titolo della mostra, “Crucible” (in italiano “Crogiuolo”) indica la capacità di questa pittura di includere suggestioni provenienti da fonti differenti, dall’arte medievale al graffitismo americano. Il lavoro di Sheppard trae origine dalla vita travagliata vissuta dall’artista durante l’adolescenza. “Sono cresciuto nei quartieri popolari di Chicago, mio fratello spacciava droga, e quasi ogni giorno venivamo minacciati con armi da fuoco. Erano tempi bui, e per sopravvivere ho dovuto costruirmi una corazza attraverso l’arte”, racconta in una recente intervista al Los Angeles Times. “Questa pittura, attraversata da energie vitali e dinamiche, celebra l'umanità delle persone nere - aggiunge il curatore - incontrate dall'artista nel corso della sua vita, tra Chicago, Los Angeles e diverse città in Africa dove ha vissuto. Sono dipinti profondamente influenzati dai ricordi e dall’esperienza vissuta anche nel mondo della musica che evocano un senso di nostalgia ma anche di dinamismo tipico della scena urbana di Los Angeles”. Accompagna la mostra un libretto, in formato tascabile, distribuito gratuitamente ai visitatori con un testo del curatore, un’intervista all’artista e le immagini delle opere allestite nelle sale del Casino dei Principi. Ferrari Elite Sheppard vive e lavora a Los Angeles. È un artista visivo contemporaneo afroamericano, noto per i suoi dipinti vibranti e ibridi che fondono figurativismo e arte astratta. Oltre ad essere un pittore, Sheppard è scrittore, fotografo e produttore discografico. Dopo aver studiato all’Art Institute di Chicago, ha esposto al Los Angeles Museum of Art e in diverse gallerie negli Stati Uniti e in Europa. (gci)
“IL GIARDINO INCANTATO”: A PISTOIA L’INSTALLAZIONE MULTIMEDIALE DELL’ARAZZO MILLEFIORI
Dallo scorso 28 ottobre fino al 29 febbraio 2024, il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia ospiterà “Il giardino incantato. Viaggio interattivo nell’arazzo millefiori”, un’installazione multimediale capace di offrire un’esperienza inedita di uno dei capolavori di arte tessile fiamminga del XVI secolo, permettendo di esplorarlo, per la prima volta, in tre dimensioni. L’installazione è un progetto di Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript, ideato e realizzato in collaborazione con il collettivo artistico CamerAnebbia, curato nei suoi contenuti scientifici da Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, conservatrici di Fondazione Pistoia Musei, e Gaia Ravalli, storica dell’arte della Scuola Normale Superiore di Pisa, con la supervisione di Monica Preti, direttrice di Fondazione Pistoia Musei. L’arazzo millefiori di Pistoia in lana e seta, di dimensioni considerevoli (267 x 790 cm), è una delle opere d’arte più importanti della città e raffigura un raffinato giardino fiorito popolato anche da animali selvatici e fantastici, come l’unicorno. Il manufatto, di proprietà della Cattedrale di Pistoia e dal 2016 esposto nel Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, è in questo momento allestito in una delle sale più rappresentative della mostra “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” in corso alle Scuderie del Quirinale fino al 4 febbraio 2024. All’interno della sala dell’Antico Palazzo dei Vescovi, il visitatore può interagire con un tavolo touchscreen, attraverso il quale esplorare i contenuti multimediali, arricchiti da un apparato testuale che ne approfondisce le tematiche, i soggetti rappresentati, i segreti della storia e della fabbricazione dell’arazzo. In contemporanea e in sincrono con la navigazione, sulla parete si attiva una proiezione di grande dimensione, che ripropone l’immagine su cui l’utente sta intervenendo, teatralizzando e spettacolarizzando sia gli elementi estetici che la dinamica interattiva. Il giardino incantato propone un viaggio sempre diverso a seconda degli argomenti scelti, creando un’esperienza creativa e immaginifica di alto coinvolgimento che rinnova il valore di questo favoloso manufatto. Si può da una parte esplorare l’arazzo liberamente andando a cercarne i minimi dettagli, dall’altra viaggiare attraverso la flora e la fauna in esso rappresentata da un punto di vista inusuale e innovativo. L’arazzo di Pistoia, straordinario per integrità, rarità e dimensioni, costituisce il più grande esemplare al mondo della tipologia "millefiori" giunto sino a noi e si distingue per l’assenza di elementi araldici o narrativi: piante e fiori sono infatti i soli protagonisti della raffigurazione e compongono un rigoglioso prato, popolato da animali, che evoca il giardino paradisiaco dell’Eden. La sua storia è ancora in parte avvolta dal mistero. Lo stile suggerisce che sia stato realizzato nella prima metà del Cinquecento nelle Fiandre, probabilmente dalla città di Enghien, dove si sviluppò precocemente la produzione di arazzi millefiori. L’arazzo pistoiese è detto anche “dell’Adorazione” perché, almeno dal 1661, veniva usato durante le celebrazioni del Venerdì Santo, disteso a terra davanti all’altare maggiore per ospitare la liturgia dell’adorazione della Croce. “Sono felice di questo progetto - dichiara Antonio Marrese, presidente Fondazione Pistoia Musei - perché utilizzando linguaggi innovativi propone un’esperienza rivolta a un pubblico ampio e non esclusivamente del settore. Un ringraziamento alle Scuderie del Quirinale per il prezioso sostegno e a coloro che a diverso titolo hanno collaborato a questa bella realizzazione”. “L’installazione valorizza uno dei manufatti più rappresentativi dello straordinario patrimonio artistico pistoiese - sottolinea Lorenzo Zogheri, presidente Fondazione Caript - permettendo agli spettatori di ammirarlo con un’esperienza molto suggestiva. Approfondimenti interessanti, inoltre, arricchiscono un progetto che abbiamo realizzato anche per contribuire, attraverso la cultura, a promuovere il nostro territorio”. “Questo progetto, elaborato in collaborazione con Fondazione Caript, è in sintonia con il piano di azione che Fondazione Pistoia Musei intende proseguire - afferma Monica Preti, direttrice Fondazione Pistoia Musei - impegnandosi ad ampliare l’offerta delle attività culturali, artistiche e creative per la comunità, anche grazie alle nuove tecnologie. Penso ai musei come luoghi dove le azioni di ciascuno si connettono in rete con quelle degli altri, per condividere storie e interpretazioni diverse. Luoghi in cui le persone sono costantemente invitate a contribuire, collaborare, co-creare esperienze e contenuti, e dove coltivare il senso di appartenenza attraverso le collezioni e il patrimonio comune”. “La sfida - secondo il collettivo CamerAnebbia - è quella di creare interazioni che non richiedano alcun sistema di apprendimento, che siano naturali e spontanee, come un corpo che esplora lo spazio o le mani che si muovono e navigano su un touchscreen”. (gci)
PROROGATA AL 7 GENNAIO 2024 "NERO PERUGINO BURRI" A PERUGIA
È stata prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra "NERO Perugino Burri", in esposizione a Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia. Curato da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà, il percorso presenta le opere del Perugino e quelle di Alberto Burri in un dialogo tra antico e contemporaneo fondato sul colore nero. Organizzata in occasione delle celebrazioni per il Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino, da Fondazione Perugia in collaborazione con Fondazione Burri, l’esposizione sta infatti ottenendo un grande successo di pubblico e critica. Il percorso espositivo si compone di 20 opere di livello assoluto, tutte legate al nero e all'utilizzo che i due artisti ne hanno fatto. Un uso differente, certo, ma che trova anche inaspettate analogie nonostante i secoli che hanno separato i pittori. A seconda dei casi, il nero può essere lo sfondo ideale per valorizzare una figura, ma anche l'assoluto protagonista del dipinto. Millenaria e stratificata la storia iconografica e simbolica del nero, che qui vive un ulteriore capitolo. Il percorso, ideato a partire dalla Madonna col Bambino e due cherubini del Perugino, parte della collezione permanente di Fondazione Perugia, accoglie opere provenienti da alcuni fra i più importanti musei del mondo. Tra questi la Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina, in prestito dal Museo del Louvre di Parigi, per la prima volta esposta in Italia. A queste opere si aggiunge la Santa Maria Maddalena, considerata fra i capolavori assoluti del “Meglio Maestro d’Italia”, dalle Gallerie degli Uffizi. Si tratta di una delle meraviglie della pittura da cavalletto di Perugino, che qui risulta più vicino alle atmosfere leonardesche. Per l’occasione è stato effettuato un totale restyling del piano nobile di Palazzo Baldeschi, creando un'atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci, in un percorso emotivamente coinvolgente. (gci)
TALENT PRIZE 2023: A ROMA L'ESPOSIZIONE DELLA XVI EDIZIONE
In occasione della sedicesima edizione del Talent Prize, il Mattatoio di Roma ospiterà presso il Padiglione 9b, dallo scorso 27 ottobre fino al 19 novembre, una mostra dedicata al premio internazionale di arti visive ideato da Guido Talarico, organizzato da Inside Art e realizzato grazie al sostegno della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale. L’esposizione, a cura di Fabrizia Carabelli ed Elena Pagnotta, dedicata al vincitore, ai finalisti e ai premi speciali, è promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo. Il Talent Prize 2023 rappresenta l’occasione per dare avvio alle celebrazioni per il ventennale di Inside Art, che si svolgeranno per tutto il 2024. Per questa significativa ricorrenza, il maestro Emilio Isgrò ha realizzato un’opera per la rivista, cancellandola alla sua maniera. I suoi inconfondibili segni di cancellature in china sono impressi, infatti, nel lavoro esposto eccezionalmente al Mattatoio insieme ai vincitori del concorso. La giuria ha assegnato il primo premio all’opera Come funghi, un’installazione di Giulio Bensasson, (Romano, classe 1990). La sua pratica artistica si sviluppa principalmente attraverso il linguaggio scultoreo e al centro della sua ricerca c’è il rapporto dell’uomo con la natura e il tempo, inteso come materiale espressivo attraverso cui indagare il trasformarsi della materia e i processi aleatori a esso legati. Anche quest’anno la giuria ha voluto individuare, tra i finalisti, un secondo e terzo classificato, come segno di riconoscimento per una ricerca convincente e prospettica. Al secondo posto si sono posizionati ex aequo Vaste Programme con l’opera Calentamiento e Yuxiang Wang con Vacava mentre in terza posizione Tommaso Spazzini Villa con Autoritratti [Odissea]. In mostra anche gli altri finalisti: Itamar Gov con Il Mausoleo dei Cedri Rifiutati, Axel Gouala con Falaise, Gianluca Brando con Quiete, Marco Rossetti con Slander, Camilla Alberti con Bizarre Remains. Remain 1 e Daniele Di Girolamo con Beautiful things fading away (conversation). Esposti al Mattatoio anche i premi speciali. I premi speciali assegnati dal main sponsor del premio, la Fondazione Cultura e Arte, sono i seguenti: il Premio Speciale Emmanuele F. M. Emanuele conferito a Tommaso Spazzini Villa per l’opera Autoritratti [Odissea], una narrazione video che ricompone l’Odissea sulla base delle parole evidenziate da 400 detenuti di diverse carceri ai quali è stato chiesto di generare una riflessione personale sul testo del poema; il Premio Speciale Fondazione Cultura e Arte/Sezione Internazionale andato ad Axel Gouala per Falaise, un’opera “site specific” che è allo stesso tempo una scultura e una costruzione in rovina; il Premio Speciale Fondazione Cultura e Arte/Sezione Emergenti se lo aggiudica Yuxiang Wang con Vacava, una scultura che riproduce un progetto realizzato dall’artista a Vacone nel 2022, in cui aveva rallentato il tempo dell’intera città. Esposto anche il Premio Speciale UTOPIA, società di Public Affairs & Corporate Communication, che è stato assegnato a un artista compreso nella selezione dei finalisti, Itamar Gov con Il Mausoleo dei Cedri Rifiutati. Esposto anche il Premio Speciale INSIDE ART, aggiudicato da Luca Marcelli Pitzalis per il lavoro The flag on the highest tower, una bandiera con la scritta “mom, can I come home?”, un’intima dichiarazione di sconfitta, simbolo di disperazione ma anche di speranza. Quest’anno è stata inoltre assegnata eccezionalmente dalla giuria una menzione speciale all’artista Diego Randazzo per il lavoro fotografico dal titolo FLAT / Perché un algoritmo elimina l’uomo da una stanza piena di solitudine?, una ricerca incentrata sul problema dell'autorialità delle immagini e sugli inciampi generativi dell’Intelligenza Artificiale. La selezione è stata elaborata dalla giuria composta da: Peter Benson Miller, direttore dei rapporti istituzionali e internazionali della Quadriennale di Roma, Costantino D’Orazio, storico dell’arte e curatore, Teresa Emanuele, Art Project manager e fotografa, Luca Lo Pinto, direttore del MACRO, Gianluca Marziani, curatore e critico d’arte, Anna Mattirolo, delegato alla ricerca e ai progetti culturali speciali Scuderie del Quirinale, Renata Cristina Mazzantini, curatore Quirinale Contemporaneo, Chiara Parisi, direttrice Centre Pompidou-Metz, Federica Pirani, storica dell’arte e responsabile del Servizio Mostre della Sovrintendenza Capitolina, Ludovico Pratesi, curatore e critico d’arte, Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli, Roberta Tenconi, curatrice Pirelli Hangar Bicocca Milano, e Guido Talarico, direttore ed editore di Inside Art. (gci)
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