“Moody's non ha cambiato il rating, ma l'outlook. Tra le considerazioni viene evidenziato che l'Italia può contare su un sistema industriale molto forte. Dunque, il Paese può avere alti e bassi ma le sue imprese gli garantiscono un futuro di crescita. Pertanto, è un asset importante su cui bisognerebbe investire. Al momento nella bozza di legge di Bilancio non c'è traccia di una politica industriale. Ad esempio, non è chiaro quando ci sarà Industria 5,0. Nel frattempo, l'incentivo a innovazione e ricerca è stato depotenziato, il Patent box è stato cancellato, come l'Ace. Non è una lamentela, è un dato di fatto”. Lo dice in una intervista a La Stampa Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Sugli investimenti spiega: “Sono bloccati e questo preclude il futuro. Sono cresciuti del 20,7% nel 2021, ora siamo a zero. Colpa dell'incertezza totale, ma anche del quadro regolatorio europeo”. E sui salari aggiunge: “Le cose non sono proprio come si racconta. Dal 2000 al 2019, nel complesso dell'economia, in Italia i salari reali sono cresciuti del 5, 3% (pochissimo!) e la produttività del 3%. In Francia i due numeri sono 16,2 e 18,5; in Germania 15, 1 e 21; in Spagna 5,7 e del 17,1 per cento. Se circoscriviamo l'analisi alla manifattura, i salari da noi sono aumentati del 18,9%, più della produttività (17,3). Produttività cresciuta in Francia del 45,7, Germania 43,9 e Spagna 48,9. Vuol dire che abbiamo perso molti punti di competitività. Se nel complesso dell'economia siamo così bassi, vuol dire che qualcuno paga molto poco. Perché facciamo finta di non sapere chi è? Perché si vanno a toccare le constituency. Basterebbe un clic per scoprire che il problema non è l'industria”. (Gil)
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