Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), 1,2 miliardi di posti di lavoro sono a rischio a causa del riscaldamento globale e del degrado ambientale e si prevede che le donne saranno le più colpite a causa della loro elevata rappresentanza in settori particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Con queste premesse la giornata di oggi della Cop28 di Dubai, dedicata all’uguaglianza di genere, ha partorito un nuovo partenariato per transizioni giuste e azione climatica attente al genere: approvato da oltre 60 parti, (ma senza l’Italia) il partenariato comprende un pacchetto di impegni che i firmatari attueranno nei prossimi tre anni prima di riunirsi nuovamente alla COP31. Secondo Razan Khalifa Al Mubarak, ambientalista emiratina e direttrice dell’agenzia per l’Ambiente di Abu Dhabi e madrina del partenariato “il cambiamento climatico non è neutrale rispetto al genere: ha un impatto sproporzionato su donne e ragazze. La crisi climatica amplifica già le disuguaglianze di genere esistenti e rappresenta una seria minaccia per i mezzi di sussistenza, la salute e il benessere delle donne. Per realizzare una transizione giusta, dobbiamo riformare l’architettura del sistema finanziario globale e garantire flussi finanziari alle regioni e alle persone che ne hanno più bisogno. Ma dobbiamo anche investire nell’emancipazione economica delle donne per garantire che nessuno venga lasciato indietro”.
La partnership definisce le attività in cinque aree prioritarie chiave per promuovere la comprensione dell’azione climatica attenta al genere. In particolare, il nuovo partenariato COP28 Gender-Responsive Just Transitions & Climate Action è incentrato su tre pilastri fondamentali: dati di migliore qualità a supporto del processo decisionale nella pianificazione della transizione, flussi finanziari più efficaci verso le regioni più colpite dai cambiamenti climatici e istruzione, competenze e capacità per supportare l’impegno individuale nelle transizioni. Entro la metà del secolo, si prevede che il cambiamento climatico potrebbe spingere fino a 158 milioni di donne e ragazze in più nella povertà a livello globale (16 milioni in più rispetto al numero totale di uomini e ragazzi). Per garantire che i finanziamenti per il clima soddisfino adeguatamente le esigenze delle donne e delle ragazze, in particolare di quelle che vivono nelle regioni vulnerabili dal punto di vista climatico, è fondamentale affrontare l’attuale divario di dati di genere per comprendere meglio in che modo le donne sono influenzate dai cambiamenti climatici.Sotto il profilo prettamente economico, invece, i negoziati tra le parti procedono spediti per quanto riguarda la ristrutturazione dei debiti (e, in caso di eventi calamitosi, anche alla sospensione), con l’accordo anche delle banche di sviluppo continentali. Mentre sul fronte dei 100 miliardi annui destinati sulla carta dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, impegno messo nero su bianco dalle Cop precedenti ma ancora mai raggiunto, i paesi sviluppati affermano di aver probabilmente raggiunto l’obiettivo nell’anno in corso, ma i paesi in via di sviluppo mettono in dubbio la mancanza di dati a sostegno: le questioni relative alla qualità della finanza e all’accessibilità dei fondi sono anche prominenti nei dibattiti.
(Sis)
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