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direttore Paolo Pagliaro

Al MART di Rovereto arriva “Io, Kino”

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Al MART di Rovereto arriva “Io, Kino”

Dopo essere stato lo scorso anno al centro dell'attenzione dei visitatori del MART di Rovereto, il grande quadro (360 cm per 240cm) dell'artista veneziano Luigi Ballarin dal titolo “Presepe Nativo di padre Eusebio Francesco Chini (Kino)” ritorna a Rovereto sotto Natale. Questa volta, però, la ricostruzione di una “Sacra Famiglia” in stile indiani d'America fa da capofila a un'intera mostra di sedici quadri tutti ispirati alla figura del celebre gesuita trentino (Segno, Val di Non, 1645-1711) che fu missionario nella Nuova Spagna, oggi Messico e Arizona. Dallo scorso 1° dicembre fino al 28 gennaio 2024, sarà visitabile a Rovereto “Io, Kino. Diario immaginario dell’apostolo dei Nativi d’America”, una mostra che si avvale dei quadri di Ballarin ispirati dai racconti del Mauro Neri, scrittore trentino che non è alla sua prima opera letteraria su Padre Eusebio Francesco Chini (Kino). La mostra è stata aperta alle 17.30 del 1° dicembre, alla Campana dei Caduti sul Colle di Miravalle di Rovereto, e resterà aperta con l'orario della Campana dei Caduti (9-16.30). Luigi Ballarin, che ha già dato libero sfogo alla sua arte con la grande tela della Natività vista con gli occhi e la spiritualità Nativa, ha dipinto coi suoi colori la missione di Kino in tutti i suoi aspetti: il sogno "cinese" della sua giovinezza; il suo tempestoso viaggio per mare; l'incontro coi Nativi del popolo Pima che gli faranno compagnia fino alla morte; le lunghissime peregrinazioni su e giù per il deserto di Sonora per redigere preziosissime cartine geografiche; la costruzione di missioni, chiese, ranch; l'incontro con le violente tribù di Apache; il rinvenimento di antichissime memorie archeologiche; lo studio del firmamento. Ne viene fuori la figura di un uomo generoso, appassionato della sua missione, consapevole che soltanto la giustizia sociale è lo strumento per aiutare quelle popolazioni a prender coscienza di se stesse, a coltivare e a preservare le proprie culture, a non rinnegare ciò che è stato della loro vita, ma anche a non aver paura di imboccare vie spirituali nuove. La mostra “Io, Kino”, promossa dall’Associazione culturale Padre Eusebio Francesco Chini di Segno, dalla Trentini nel Mondo e dalla Società Museo Civico di Rovereto, è sostenuta dalla Campana dei Caduti e dal Comune di Rovereto, dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, dal Consolato messicano di Milano, dalla Regione autonoma Trentino-Alto Adige, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Comunità della Val di Non, dal Comune di Predaia e dalla Cassa Rurale Val di Non, Rotaliana e Giovo. Mauro Neri così si esprime su Padre Chini: “La sua chiara visione di un mondo più giusto, in cui le ricchezze della Terra siano equamente suddivise a beneficio di tutti, in cui accanto alle esigenze di carattere spirituale ci si prenda cura anche delle condizioni di un popolo oggetto di conquista, non furono affatto urla portate via dal vento del deserto di Sonora. Luigi e io, oggi, abbiamo fatto nostre le sue riflessioni, le preghiere, i progetti che padre Kino ha profuso nei suoi numerosi scritti e li abbiamo tradotti e sintetizzati nelle pagine di un ‘libralogo’, un libro-catalogo d'arte, usando le forme e il colore di Luigi e la parola dello scrittore. Una mostra, insomma da guardare, ma anche da leggere”.

“DIARIO NOTTURNO”: AL MAXXI L’AQUILA LA COLLETTIVA TRA ARTE E SOGNO

Una collettiva per indagare i significati del sogno e dell’incubo nell’arte: dallo scorso 3 dicembre fino al 3 marzo 2024, il MAXXI L’Aquila inaugura “Diario notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari”, mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi con Chiara Bertini e Fanny Borel, che presenta le opere di Bea Bonafini, Thomas Braida, Guglielmo Castelli, Giulia Cenci, Caterina De Nicola, Anna Franceschini, Diego Marcon, Wangechi Mutu, Valerio Nicolai, Numero Cromatico, Agnes Questionmark, Jon Rafman, Alice Visentin, e un progetto speciale di Giuseppe Stampone in dialogo con le fotografie di Scanno della Collezione Franco e Serena Pomilio. Il progetto di allestimento è di Benedetto Turcano. La mostra, che omaggia nel titolo “Diario notturno” (1956), uno dei capolavori letterari di Ennio Flaiano, accoglie le opere di tredici artisti internazionali, nati nell’ultimo trentennio del secolo scorso, in un percorso che invita ad abitare i sogni e a esplorare gli incubi del presente. In una contemporaneità caratterizzata da trasformazioni costanti, gli artisti coinvolti propongono un comune approccio immaginifico, ironico o perturbante, che, mutuando un termine riferito all’intelligenza artificiale, potrebbe essere definito “generativo”. All’interno della mostra, in continuità con l’atmosfera onirica e visionaria delle opere esposte nelle prime sale, si inserisce il progetto speciale di Giuseppe Stampone che reinterpreta alcuni luoghi significativi del territorio abruzzese attraverso disegni su carta e su legno. Le sue opere sono poi poste in un dialogo con le fotografie del suggestivo borgo di Scanno provenienti dalla Collezione Franco e Serena Pomilio e realizzate da Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli, Hilde Lotz-Bauer, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna: immagini nelle quali si riscontra uno sguardo sulla vita quotidiana di uno dei borghi più rappresentativi d’Abruzzo, con particolare attenzione all’operosità delle donne di cui si riconoscono gli abiti tradizionali. Fino al 7 gennaio 2024, inoltre, l’atmosfera onirica di “Diario Notturno” è in relazione nella Project Room del museo con le opere dell’artista, aquilana di adozione, Tiziana Fusari (1951-2012) e il suo immaginario, ironico e magico, popolato da creature fantastiche, giochi di parole, ricordi e memorie. L’allestimento è parte di “La Comédie Humaine” di Tiziana Fusari, mostra diffusa, nata dalla collaborazione tra il MAXXI L’Aquila e la Fondazione Giorgio Bonanni Onlus dell’Aquila. Per il curatore Bartolomeo Pietromarchi: “In ‘Diario notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari’, abbiamo riunito artisti che si pongono oggi come l’avanguardia di una nuova sensibilità estetica nella comprensione delle sempre più complesse dinamiche del mondo attuale. Un’arte profondamente influenzata dall’ambiente digitale, ma non necessariamente tecnologica, che si interroga sulle trasformazioni e i mutamenti antropologici e culturali in atto. Ne derivano opere in cui scenari inediti sono pervasi da forme e situazioni visionarie e perturbanti, in cui specie animali e vegetali si innestano con quelle fossili, digitali e tecnologiche creando nuovi ibridi, e in cui emigrazioni oniriche ribaltano i piani tra realtà e finzione. La mostra, infine, omaggia l’Abruzzo e la sua capacità narrativa apprezzabile nel lavoro realizzato da Giuseppe Stampone”.

“LES COULEURS DE LA PLUIE”: A CATANIA GLI SCATTI DI JEAN-PIERRE CHONAVEL

Gli scatti dell’affascinante Parigi sotto la pioggia arrivano a Catania: dallo scorso 1° dicembre, presso la sede di Palazzo Scammacca, è stata inaugurata la mostra fotografica “Les Couleurs de la Pluie”, di Jean-Pierre Chonavel, fotografo francese che vive a Parigi e che ha seguito una carriera professionale a metà tra il convenzionale e l’artistico, con lunghi soggiorni all’estero. Fino al 7 gennaio 2024, saranno esposte fotografie, di grande formato, che ritraggono immagini di vita quotidiana sulle strade di Parigi nei giorni di pioggia. Le fotografie assumono i caratteri della pittura neoimpressionista e lo spettatore si ritrova immerso in un’atmosfera sognante, in una realtà a tratti enigmatica, di fronte alla quale cerca di trovare delle corrispondenze tra mondo oggettivo e sensazioni soggettive. Sono la luce e la pioggia che, combinate con la struttura del terreno, evocano una materia e propongono una visione diversa, che ciascuno collega alla propria immaginazione. I riflessi multicolore consegnano figure che si muovono in un paesaggio impalpabile, in cui le distanze e le dimensioni divengono paradossali. Per Chonavel la strada è una finestra sul mondo, dove la quotidianità può trasformarsi in emozione. È per questo che la città diviene il palcoscenico perfetto per i suoi scatti, un luogo di osservazione e di sorpresa permanente, dove le scene più comuni possono assumere una dimensione particolare per via di un dettaglio o di un’associazione di idee o di una composizione fugace che crea l’emozione. Un momento, una coincidenza di persone e di luce che non saranno mai più esattamente le stesse. Alcuni scatti della mostra sono tra le fotografie finaliste di Lens Culture Street Photography Award 2021. 

“SOMETHINGS IN THE WORLD”: L’ESPOSIZIONE DI MILANO PROROGATA AL 14 GENNAIO

“Somethings in the World”, mostra personale di Suzanne Jackson a cura di Bruna Roccasalva, e quinta edizione del programma “Furla Series”, promosso da Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano (che ospita l’esposizione), è prorogata fino al 14 gennaio 2024. La mostra, prima dedicata all’artista da un’istituzione europea, offre uno sguardo sulla ricerca che Suzanne Jackson porta avanti da più di cinquant’anni e ne ricostruisce i momenti fondamentali. Suzanne Jackson è un’artista americana la cui pratica abbraccia un campo d’indagine ampio che esplora le potenzialità della pittura e si nutre di esperienze nella danza, nel teatro e nella poesia. La produzione iniziale di matrice pittorica e figurativa, popolata di personaggi, animali, simboli ancestrali e riferimenti alla natura, si evolve negli anni approssimandosi progressivamente all’astrazione, fino ad approdare all’elaborazione di un vocabolario molto personale in cui la pittura arriva a liberarsi della necessità di un supporto e diventa puro colore, assumendo una dimensione scultorea e ambientale. “Somethings in the World” nasce dall’idea di ripercorrere e presentare le diverse fasi della produzione di Jackson rintracciandone gli elementi ricorrenti, dagli esordi fino agli esiti più recenti, attraverso una selezione circoscritta e puntuale delle famiglie di opere più rappresentative. L’insieme delle ventisette opere in mostra, tra lavori iconici, inediti e nuove produzioni, crea una narrazione che accompagna il visitatore all’interno dell’universo dell’artista, evocando allo stesso tempo un confronto e un dialogo con il contesto della GAM e le opere della collezione permanente. La mostra di Suzanne Jackson è la quinta edizione del progetto “Furla Series”, ed è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e GAM, una partnership iniziata nel 2021 per promuovere progetti espositivi a cadenza annuale che offrono un’occasione unica di incontro tra i maestri del passato e i protagonisti del contemporaneo. “Furla Series” è il progetto che a partire dal 2017 vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre in collaborazione con importanti istituzioni d’arte italiane, con un programma tutto al femminile pensato per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea. (gci)

“TREMORE”: A LUGO (RA) L’ARTE DI PAOLO MAGGIS

Un’occasione per scoprire l’arte di Paolo Maggis: dallo scorso 3 dicembre fino al 14 gennaio 2024, l’artista presenta la personale “Tremore”, a cura di Massimiliano Fabbri, presso lo spazio espositivo delle Pescherie della Rocca Estense di Lugo (RA). In occasione della mostra verrà presentato il nuovo libro dal titolo “Paolo Maggis / TREMORE”, pubblicato da ZEL edizioni, che raccoglie le opere degli ultimi anni dell’artista, dedicate alla ricerca sull’essere umano. Il libro conterrà i testi di Massimiliano Fabbri, curatore della mostra, e del poeta Davide Rondoni. L’esposizione tratta della forza vitale dell’essere che anima l’essere corpo. La pelle e la carne dei soggetti rappresentati sembra tremare scossa da una pittura gestuale e nervosa. E se la pelle è, in primo luogo, l’incarnato attraverso il quale vedere e sentire le vibrazioni del corpo animato da sentimenti, emozioni e pensieri, in secondo luogo indica la superficie della pittura che diventa pelle a sua volta, introducendo lo spettatore ad una visione più complessa ed articolata. Le opere di Maggis scuotono perché, pur mantenendo una forte estetica, introducono elementi di rottura, frammenti, interferenze e distorsioni, preferendo il sublime al bello, cioè quella bellezza ferita, che porta con sé un dolore profondo o una tragedia. Sponsor della mostra sono Mare Combinato SL e Fabbrica Eos, mentre il supporto tecnico è di Mare Combinato SL, Quadrifoglio - Agenzia UnipolSai e OrmarsLab. “A noi il compito di ricomporre la visione, decifrare l'immagine e ridefinire costantemente la mappa di questo panorama. Come ha fatto il pittore prima di noi - afferma il curatore Massimiliano Fabbri - Entriamo e torniamo indietro con lui, grazie a lui, ripercorrendo il processo attraverso cui l'immagine è affiorata, si è costruita e definita, emergendo dalla notte interna della volta del cranio, o dalla nebbia con bagliori e ombre della memoria, o dal bianco senza fine della tela, che sono poi quasi la stessa cosa. Segno dopo segno, pennellata dopo pennellata, superficie accanto a superficie, pelle su pelle. Sovrapposizioni e geologie. Costellazioni. Flusso inarrestabile di immagini che ci travolge. Cosa salvare?”. Paolo Maggis è un artista italiano che lavora prevalentemente nell’ambito della pittura. Nasce a Milano il 29 dicembre 1978. Tra il 1996 e il 2000 studia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera frequentando il corso di pittura con il professore ed artista Beppe De Valle. Terminati gli studi inizia la sua carriera espositiva e nel 2005 si trasferisce a Berlino sino agli inizi del 2008 anno in cui si sposta a Barcellona, dove tuttora vive e lavora. Nel settembre 2011 viene presentato presso le sale del Pan di Napoli il libro Paolo Maggis pubblicazione Carlo Cambi Editore sui primi dieci anni di lavoro dell’artista in occasione della mostra omonima. Fondamentale per lo sviluppo del suo lavoro l’amicizia con l’artista e cineasta Bigas Luna. Paolo Maggis, inoltre, ha scritto di arte e cultura per vari blog e giornali, nel gennaio 2018 viene pubblicato da Samuele Editore il suo libro di poesie “Il nome di Dio” e attualmente scrive a quattro mani con Davide Rondoni la rubrica “Arte e libertà” per il magazine di letteratura Satisfiction. Nel 2020, Paolo Maggis inizia a registrare in casa i suoi brani dando origine così a “tHE cRAVING rOOTS”, un progetto musicale ed artistico che ha come finalità la partecipazione di chiunque voglia entrarne a far parte. Il primo album “Indigo” è stato pubblicato il 31 settembre 2022. Nel 2023 presenta in occasione della rassegna “Milano è Viva” presso il Castello Sforzesco di Milano il suo primo progetto scenografico dedicato allo spettacolo “Non potevamo che incontrarci qui, mia danzatrice…” tratto dai testi di Davide Rondoni, coreografia di Ornella Sberna e Compagnia di Danza OrmarsLab di cui attualmente è responsabile tecnico e scenografo. 

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