Roma, 10 dic – Gli italiani nel mondo: oltre tre milioni di storie sparse per il pianeta, che meritano di essere raccontate. A partire da quella di Antonio Razzi, che ha iniziato la propria carriera nel 1965 in una ditta tessile svizzera, ed è successivamente stato eletto come deputato dell’Italia dei Valori nella circoscrizione Estero. Una parabola, la sua, che è stata riportata nel documentario “L’onorevole operaio”, prodotto dalla Tis, la Televisione Italiana Svizzera e proiettato nel corso di un incontro-dibattito tenutosi lo scorso week-end a Summonte, in provincia di Avellino. “Italiani nel mondo, non solo un voto”: il titolo che Antonio Razzi e Pasquale Giuditta (Udeur), segretario della Commissione difesa della Camera dei Deputati, hanno voluto per l’evento. “Abbiamo scelto questo tema – ha spiegato il deputato a 9Colonne – per dimostrare che i nostri connazionali all’estero non sono soltanto potenziali elettori, ma persone che arricchiscono il nostro paese con le loro storie, la loro mentalità, il loro bagaglio umano e culturale: vivendo all’estero si imparano diverse lingue, e, con esse, molti punti di vista”. “Nella ditta tessile in cui ho lavorato per anni in Svizzera – ha ricordato Razzi - erano con me 37 persone di varie nazionalità: greci, spagnoli, portoghesi. Il risultato? Tutti noi abbiamo imparato, insieme al tedesco, altri idiomi”. La realizzazione del documentario ha rappresentato per l’onorevole Razzi, e per l’intera comunità italiana nel paese elvetico, un evento di assoluto rilievo, simbolo di riabilitazione dopo la precedente emarginazione: “Ricordo ancora che negli anni ’60, a Zurigo, sui negozi campeggiava la scritta ‘vietato l’ingresso ai cani e agli ‘italiani’. Adesso invece un’emittente svizzera ha deciso di elogiare e premiare l’operato di un emigrante italiano raccontandone la storia”. “L’emigrazione italiana di oggi – ha spiegato il deputato, presidente del Gruppo amicizia Italia – Svizzera – è un’emigrazione di ‘lusso’: sono pochi coloro che vanno all’estero perché non hanno altra scelta, ed il panorama attuale si compone di studenti Erasmus e di soggiorni all’estero mirati alla conoscenza della lingua e delle abitudini del paese ospite”. Da luogo di emigrazione, l’Italia si è trasformata in paese di immigrazione. E’per questo, ha spiegato il deputato, che nel corso dell’incontro di sabato e domenica si è discusso anche di quest’ultimo fenomeno: “In primo luogo – ha osservato – si devono abbattere i pregiudizi riguardo agli immigrati. Ma la parola chiave in questo ambito è ‘integrazione’. Chi proviene dall’estero dovrebbe, in primo luogo, contattare gli italiani, entrare nel tessuto del nostro paese, capire come funziona, e impararne la lingua. Inoltre, potrebbe valorizzare la propria cultura ai nostri occhi: ricordo che, durante i miei anni in Svizzera, invitavo spesso alcuni amici elvetici a mangiare spaghetti e bere buon vino italiano: ciò mi dava un grande senso di integrazione”. Il deputato ha poi espresso la propria preoccupazione per il fatto che, a causa di pochi immigrati che compiono crimini, spesso paghino alcuni onesti connazionali: “Ben vengano le persone giunte qui per lavorare. Io – ricorda Razzi – sono arrivato in Svizzera il 7 ottobre del 1965. Il lunedì successivo – era l’11 dello stesso mese – ho iniziato la mia carriera in un’azienda tessile”. Il deputato ha lavorato nella ditta fino alla data della sua elezione: “In realtà – ha sottolineato “l’onorevole operaio” – visti i tempi richiesti per il licenziamento, sono rimasto al lavoro per circa un mese e mezzo dopo la vittoria alle urne”. Con un risultato paradossale: l’impresa ha avuto per più di un mese un deputato come proprio dipendente. La storia di un emigrato, quella di Razzi, che racchiude in sé quella di tante altre persone, tra nostalgia di casa, entusiasmo, sconfitte e vittorie. “Più volte ho sollevato alla Camera la questione degli italiani nel mondo, spiegando che ogni ‘dieci lire’ spese per loro ne avremmo avute in cambio ‘cento’: ciò è dovuto al fatto che le nostre comunità sono estremamente dinamiche e produttive, e potrebbero portare ad un miglioramento dell’import-export e del dialogo tra l’Italia ed il resto del globo”. C’è un ulteriore caratteristica dei connazionali all’estero che Razzi ha voluto sottolineare: “I nostri emigranti provano un grande amore per il proprio paese di origine, si sentono più italiani che mai. Osservo spesso, in Svizzera, giovani oriundi che parlano la nostra lingua tra loro, e si appassionano come non mai a tutto ciò che riguarda l’Italia: dovreste vederli quando gioca la nostra nazionale! Quando abbiamo vinto i Mondiali di calcio, mi trovavo a Lucerna: per trentamila persone è stata una festa enorme, sono stato addirittura portato in trionfo”. Gli italiani nel mondo non sono solo un voto.
(Cat/Sis)
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