di Paolo Pagliaro
Negli ultimi 25 anni la spesa nazionale per l’istruzione è scesa dal 5,5 al 4% del Pil. Ora si spera in un’inversione di tendenza grazie ai fondi del Pnrr. Cosa ci si attende lo spiegano i quasi 5 mila insegnanti e i numerosi esperti che hanno risposte alle domande di Eurispes consentendo all’istituto guidato da Gian Maria Fara di presentare oggi il suo atteso secondo rapporto sulla scuola e l’università.
Per quanto riguarda la scuola, gli insegnanti vorrebbero più spazio per le materie scientifiche, c’è una maggioranza favorevole all’ ipotesi di introdurre elementi di fisica e matematica già nella scuola materna. C’è un generale apprezzamento per l’utilizzo delle tecnologie digitali , che però sarebbero più utili se si estendesse il tempo pieno. Circa un quarto degli insegnanti è un supplente, e questo certo non aiuta la continuità didattica. Quasi tutti gli intervistati denunciano un eccesso di burocrazia, il 90% ritene di essere malpagato e percentuali di poco inferiori lamentano la scarsa considerazione da parte della società e l’impossibilità di fare carriera. C’è un rapporto problematico con le famiglie, quasi due insegnanti su dieci sono stati minacciati, il 13% ha subito violenza. Alle superiori si fanno i conti con il bullismo e lo spaccio, il 40% dei docenti afferma che la scuola è in grado di andare incontro ai ragazzi gender fluid e solo il 27% dice di non essersene mai dovuto occupare. Mancano mediatori interculturali e soptattutto psicologi, Ma nonostante lacune e ritardi, per la stragrande maggioranza di chi la vive tutti i giorni la scuola favorisce la socializzazione, insegna il rispetto delle regole e si ostina a trasmettere valori.