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'I figli dei chiodi' di Alessandro Morbidelli

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

'I figli dei chiodi' di Alessandro Morbidelli

E’ in libreria “I figli dei chiodi” di Alessandro Morbidelli pubblicato da Vallecchi Firenze nella collana Narrativa. Cosimo e Mina, fratello e sorella, sono figli dei capi. Sergio, Carlino e la bellissima Rosa sono figli degli ultimi. Ognuno di loro possiede il chiodo, simbolo di affiliazione al clan e della violenza che vincolò Cristo alla Croce. Nel 1989, all’ombra delle faide mafiose, in una Puglia garganica ruvida e sanguigna, finisce l’estate e la loro infanzia. La brutalità adulta lacera per sempre l’innocenza e Cosimo, destinato a diventare re, sceglie la vendetta contro un nemico osceno e inesorabile, il Drago, il braccio destro di suo padre. Trent’anni dopo, a Milano, Cosimo è colui che decide il destino di molti, ed è pronto a sterminare una famiglia intera, simbolo vivente del suo più oscuro segreto. Ne fanno parte, tra gli altri, Sandra, madre tormentata e irrealizzata, incapace di fuggire dalla sua vita fatta di gabbie e di ossessioni, e suo figlio Giacomo, bambino silenzioso e sensibile, l’unico in grado di disinnescare la rabbia di Cosimo con l’ingenuità dei puri. Dopo Storia nera di un naso rosso, Alessandro Morbidelli torna con un romanzo di formazione sulla perdita dell’innocenza, sull’amore come motore principale delle vicende umane, sulla fuga come unica salvezza e sul prezzo da pagare per proteggere chi si ama. Alessandro Morbidelli nasce nel 1978 ad Ancona. È libero professionista e docente accademico. Ha pubblicato i romanzi Ogni cosa al posto giusto (Robin Editore), Storia nera di un naso rosso (Todaro) e Trenta cani e un bastardo (Todaro). Dal 2020 è presidente di giuria del Concorso Letterario Città di Grottammare per quanto riguarda la sezione Racconto Breve e direttore artistico del Festival Lacrima in Giallo (www.lacrimaingiallo.it) di Morro D’Alba in provincia di Ancona.

(red – Gil)




UN MANUALE SU COME DIFEDERSI DALLA VIOLENZA DI GENERE    



Un piccolo manuale su come difendersi dalla violenza di genere, da una parte, ma anche sul come approcciarsi all’uomo maltrattante, disegnando un percorso di trattamento finalizzato alla rieducazione. “Vittima per amore”, di Pina Farina, è il volume protagonista del nuovo appuntamento nel taccuino di incontro sui “Nuovi linguaggi contro la violenza di genere”, ideato dalla presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio Martina Semenzato per stimolare il dibattito e
sensibilizzare il pubblico sulla questione della violenza di genere. Un incontro che è stato l’occasione per affrontare un tema, quello dei maltrattanti, ancora poco battuto nelle tante iniziative sociali e politiche messe in campo negli ultimi anni per fermare l’onda di violenza di genere. “Sappiamo che ci sono i centri antiviolenza che aiutano tantissime donne, ma in Commissione facciamo anche una riflessione profonda sugli uomini maltrattanti – ha spiegato la presidente Semenzato – e su quali percorsi possiamo affidare a queste strutture per cercare di aiutare questi uomini. E capire se i percorsi selezionati sono corretti e portano i giusti risultati”. Una riflessione che passa anche dal lavoro di Pina Farina, di cui si è
parlato in un evento alla Camera dei deputati alla presenza di bambini e ragazzi di scuole del napoletano e di Caserta e che, spiega l’autrice, “consta di una raccolta del lavoro che noi operatori svolgiamo sul campo da ben vent'anni, con consigli di buone pratiche da condividere per i centri antiviolenza” ma anche di una riflessione “sulla sospensione della pena per i soggetti maltrattanti, subordinata a un percorso di trattamento. Noi dal 2019 abbiamo istituito a Caserta un centro di aiuto uomini
maltrattanti, in cui vengono presi in carico gli uomini condannati per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale”. Un percorso che può portare alla vera finalità della condanna, ovvero la rieducazione in vista di un reinserimento sociale. Un percorso, soprattutto, da fare unendo tutte le forze, come sottolinea Pino Bicchielli, vicepresidente del gruppo Noi Moderati, “attraverso le espressioni artistiche, come nel libro di Pina Farina, e attraverso i giovani delle scuole, da cui tutto deve partire”. E soprattutto attraverso la responsabilizzazione degli stessi uomini “perché la violenza di genere è un problema che riguarda tutti, riguarda soprattutto gli uomini che sono i soggetti che perpetrano la violenza: bisogna educare gli uomini al fatto che solo insieme alle donne si può costruire un mondo migliore, privo di senso del possesso”.  




ANDREA ZANNINI, "CONTROSTORIA DELL'ALPINISMO"  

Chi ha inventato l’alpinismo? Davvero è cominciato tutto con la salita di Francesco Petrarca al Mont Ventoux? Oppure sono stati gli illuministi del Settecento? O, ancora, i viaggiatori ed esploratori inglesi dell’Ottocento? E se invece fossero stati gli uomini e le donne che da sempre abitano le Alpi a diffondere la passione per le vette? "Controstoria dell'alpinismo" di Andrea Zannini (Laterza),  libro, originale e sorprendente, rovescia la tradizionale narrazione sulla nascita dell’alpinismo e pone al centro di questo racconto i veri protagonisti finora dimenticati: i montanari. La storia della nascita dell’alpinismo è raccontata secondo uno schema che si ripete uguale da due secoli. All’origine ci sarebbe la grande scoperta razionalista delle Alpi quali laboratorio della natura: una rivoluzione che avrebbe schiuso all’uomo territori inesplorati che le rozze popolazioni alpine popolavano di superstizioni. La passione settecentesca per l’alta montagna avrebbe quindi aperto la strada alla conquista cittadina delle cime e all’invenzione dell’alpinismo. "Controstoria dell’alpinismo" rovescia questo modo di guardare alle Alpi e alla storia della frequentazione delle terre alte. Ricostruendo decine di salite compiute tra Sei e Ottocento da cacciatori, raccoglitori di cristalli, artigiani, garzoni di monasteri, notabili di villaggi e religiosi, il libro documenta come l’alpinismo trovi le sue radici nella cultura e nella società alpina e i suoi ‘inventori’ nelle popolazioni che hanno abitato le nostre Alpi. La storia dell’alpinismo ne risulta riscritta dalle basi e tutti i suoi eventi fondatori assumono così una luce completamente diversa. A partire dall’assalto con scale e pioli al Mont Aiguille nel 1492 o dalla salita di Petrarca al Ventoux che è servita come archetipo alla rimozione dei montanari dalla storia dell’alpinismo.

L'AUTORE. Andrea Zannini insegna "Storia dell’Europa" all’Università di Udine. Si è interessato di storia economica e sociale della Serenissima, storia dell’emigrazione e storia della Resistenza. Tra le sue pubblicazioni Storia minima d’Europa. Dal Neolitico a oggi (il Mulino 2019) eL’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e i turchi (Marsilio 2022).





TAMÁS KRAUSZ, “LENIN. UNA BIOGRAFIA INTELLETTUALE”

Lenin resta ancora oggi una delle figure politiche più discusse del Novecento. Genio politico che per la prima volta nella storia ha portato al potere masse di diseredati o dittatore che ha fondato un inedito sistema oppressivo? Agitatore e sovversivo abituato a carceri, confino ed esilio o statista internazionale che ha salvato il suo paese dalla catastrofe? Liberatore delle nazionalità oppresse e profeta della fine della guerra tra i popoli o iniziatore di una nuova guerra civile internazionale fra classi sociali? E ancora: filosofo profondo, lettore di Marx e Hegel, interprete della grande cultura borghese o dogmatico sprezzante convinto di possedere la verità? A cento anni dalla sua morte, lo scontro intorno alla figura di Lenin continua a imperversare. E non è un caso. Se da un lato il suo nome è ancora una maledizione per gli eredi di chi lo ha combattuto – dai governi europei agli Usa, dagli autori liberali alla sinistra "rinnegata", passando per il «neo-zar» Putin –, dall’altro la sua opera e il suo pensiero sono un riferimento costante per milioni di contadini, operai, attivisti politici o sociali che lottano per trasformare il mondo. In "Lenin. Una biografia intellettuale (1870-1924)" (Donzelli, traduzione di Maurizio Coppola e Salvatore Prinzi)  Tamás Krausz, uno dei più autorevoli storici ungheresi, offre una panoramica completa su Lenin, raccontandone la vita ed esaminando i nodi cruciali del suo pensiero: l’organizzazione del partito, la teoria dello Stato, la questione nazionale, la dinamica dei processi rivoluzionari. Ma allo stesso tempo Krausz ricostruisce le condizioni storiche concrete in cui Lenin agì, il dibattito storiografico intorno alla sua figura, i motivi per cui oggi i problemi da lui affrontati tornano d’attualità. Utilizzando materiali inediti e documenti desecretati degli archivi dell’ex Unione Sovietica, Krausz rende conto dei "molteplici Lenin" che la Storia ci ha consegnato e restituisce l’unità profonda del suo pensiero, mostrando come anche nel XXI secolo esso sia un riferimento per chi ancora crede nella possibilità di un mondo diverso, di un mondo più umano.

L'AUTORE. Tamás Krausz insegna Storia russa presso l’Universita Eotvos Lorand di Budapest ed e direttore del Dipartimento di Studi dell’Europa orientale. Presiede il Comitato editoriale di ≪Eszmelet≫, l’unica rivista politica marxista ungherese, fondata nel 1989. E autore di una monumentale biografia di Lenin, pubblicata in traduzione inglese: Reconstructing Lenin. An Intellectual Biography (2015).



 

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