Roma, 6 mar - Quasi seimila truffe online, un giro illegale d’affari da 36,5 milioni di euro, secondo i dati riferibili al 2022: ma il fenomeno è in continua crescita, legato in particolare al settore degli acquisti in rete in cui, spesso per imprudenza o per mancanza di informazioni adeguate, numerose sono le vittime di raggiri che causano la perdita di denaro in compravendite fantasma. Una proposta di legge a prima firma di Letizia Giorgianni, deputata di Fratelli d’Italia, cerca di intervenire su questa piaga normando la truffa online come ipotesi aggravata del reato di truffa ‘tradizionale’, come da articolo 640 del codice penale. “Dalla pandemia in poi, fette sempre più ampie di popolazione hanno iniziato a utilizzare le piattaforme online per fare i propri acquisti e ovviamente anche persone che non erano abituati a questo tipo di acquisti e quindi più frequentemente incorrono in questo tipo di truffe” spiega Giorgianni a 9Colonne. “Poi lo sappiamo: il crimine si organizza sempre di più, quindi a fronte di queste persone inesperte ci sono truffatori che si cimentano con tecnologie sempre più all'avanguardia per nascondere la propria identità, oppure con l'intelligenza artificiale che ahimè che è uno strumento potentissimo in mano ai truffatori”. Da qui l’idea di una proposta di legge “per cercare di creare un deterrente: oggi non è riconosciuta dal nostro impianto normativo la fattispecie di truffa online, si fa sempre riferimento alla legge 640 del codice penale sulle truffe fisiche ma qui c'è un'aggravante: il fatto che chi ti truffa può nascondere la propria identità”. Questo unito al fatto che, nel caso dell’e-commerce, “'non è possibile visionare il prodotto, quindi il consumatore si pone in una condizione di assoluta vulnerabilità”. La norma prevede inoltre “il sequestro del materiale informatico utilizzato per compiere questo tipo di truffa, tablet, cellulari e computer, e dal momento che spesso e volentieri non si riesce mai a recuperare l'importo sottratto noi andiamo ad aggredire i beni del truffatore per un importo pari alla cifra estorta”. Secondo Luigi Gabriele, componente dei gruppi di lavoro del Ministero dello Sviluppo Economico e presidente di Consumerismo “il problema del cosiddetto digital divide italiano, è ancora troppo pesante, nel nostro paese ancora ci sono tanti creduloni che con poco danno subito fiducia”. E i dati presentati in conferenza stampa “forse non rappresentano nemmeno tutta la realtà. Perché da quando si cade in una truffa, per l'irrisorietà in alcuni casi degli importi no, parliamo certe volte anche di importi al di sotto dei 10 €, spesso si rinuncia anche a muovere un’azione legale, ma moltiplicati per centinaia di migliaia se non milioni di persone, sono miliardi di euro...”.
(PO / Sis)
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