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direttore Paolo Pagliaro

“Futurismo di carta”: a Treviso l’esposizione tra arte e pubblicita’

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“Futurismo di carta”: a Treviso l’esposizione tra arte e pubblicita’

I decenni del Futurismo conquistano il Museo Nazionale Collezione Salce (Complesso San Gaetano) di Treviso. Dallo scorso 1° marzo fino al 30 giugno, infatti, si terrà la mostra “Futurismo di carta. Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità”, a cura di Elisabetta Pasqualin con la collaborazione di Sabina Collodel. L’esposizione è dedicata agli anni che precedono il secondo conflitto mondiale, quando, tra il 1930 e il 1940, il Futurismo raggiunge l’apice del suo sviluppo, con l’aeropittura che, trasposta in grafica, esalta il volo e le imprese aviatorie, la vista dall’alto per riplasmarsi nell’avvicinamento al Surrealismo. I manifesti, e altrettanto la pittura, riflettono il clima del momento, in un’Italia che sta trasformandosi da Paese agricolo a industriale, con l’industria aereonautica e quella automobilistica al centro della scena e gli aviatori che diventano eroi popolari. Lo “spirulare” su città e campagne affascina e coinvolge artisti che, come Depero - che a Rovereto era cresciuto accanto al pioniere dell’aviazione Gianni Caproni - vogliono provare l’esperienza del volo. “Uno slancio, un salto di livello e valori che si evidenzia in pittura quanto nella grafica pubblicitaria - afferma la curatrice Elisabetta Pasqualin - Permangono i colori accesi e contrastanti che già erano in uso nella prima fase della grafica futurista, ma il lettering diventa meno predominante, partecipa ancora al movimento e alle linee presenti nel manifesto, ma torna anche ad essere corredo esplicativo delle immagini. Aumenta, naturalmente, il numero di manifesti incentrati sul tema del volo e delle manifestazioni aereonautiche. La mostra, accanto a creazioni di Di Lazzari, Martinati, Garretto, propone il ‘Manifesto per l’esposizione aeronautica italiana’, opera del 1934 dell’unica artista donna presente in mostra, Carla Albini. Si riconferma il binomio automobile-areo espressione di dinamismo e velocità. Nelle macchine, scie di colore, circuiti automobilistici, linee a zig zag e a spirale. Il cielo, la terra ma anche l’acqua: motoscafi che sfrecciano lasciando profonde scie e lanciano alti spruzzi, eliche in primo piano (Codognato, Riccobaldi Del Bava). Complice la spinta alle attività sportive, protagonista di molti manifesti di questo momento è il corpo in movimento, quale strumento dinamico: nuoto, tennis, rugby (Mancioli, Boccasile). La figura umana viene ancora interpretata in chiave di modernità per impersonare le continue novità dell’industria: l’uomo Fiat di Nizzoli o il meccanismo antropomorfo dello Sniafiocco di Araca (Enzo Forlivesi), per esempio. Anche il volto umano diventa spesso soggetto di affiche, scomposto in chiave quasi cubista, geometrizzato o reso quasi un sogno, come nel manifesto per Illy Caffè di Xanti). A proporre una visione onirica e irrazionale, libera da suggestioni logiche. E la grafica si dimostra già pronta a voltare pagina”. (gci)

PROROGATA AL 2 GIUGNO “LA NASCITA DI UNA METROPOLI: ROMA AL TEMPO DI SISTO V”

La mostra “La nascita di una metropoli: Roma al tempo di Sisto V”, allestita presso gli spazi espositivi di Palazzo Paradisi a Montalto delle Marche, è stata prorogata fino al 2 giugno ed è visitabile il sabato pomeriggio dalle ore 15 alle ore 19, e la domenica dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 19. Il progetto, nato da un’idea di Stefano Papetti con Tommaso Strinati, intende ripercorrere la complessa operazione di renovatio urbis sviluppata dal papa marchigiano Sisto V in soli cinque anni di pontificato, operazione che elesse la Città Eterna a modello di riferimento per il rinnovamento urbanistico attuato nei secoli successivi in varie capitali europee. Dal 1585 al 1590, infatti, fu avviata un’intensa attività di costruzione che cambiò indelebilmente il volto di Roma. Il progetto, reso possibile grazie alla competenza dell’architetto Domenico Fontana e di una folta schiera di pittori, scultori e stuccatori richiamati a Roma da tutte le città d’Italia, interessò la costruzione di alcuni capisaldi della centralità direttiva - Villa Montalto, il Palazzo Lateranense, il Palazzo del Quirinale, il Palazzo Nuovo Vaticano, la Biblioteca Vaticana - e dell’idea religiosa del pontefice - Cappella Sistina, Cupola di San Pietro, San Girolamo degli Schiavoni - oltre che vie di passaggio, come la via Felice e la strada di San Giovanni, e spazi urbani articolati intorno agli obelischi, alle colonne, alle fontane. Infine, le decorazioni pittoriche delle decine di migliaia di metri quadrati delle nuove pareti e delle nuove volte in cui trascrivere le pagine della “Bibbia sistina”. La mostra vuole dunque ripercorrere questa storia attraverso quattro differenti sezioni tematiche, a cui si aggiungono le sezioni dedicate al reliquiario di Montalto e alle medaglie sistine già allestite all’interno di Palazzo Paradisi. Si aggiunge a supporto un filmato realizzato attraverso l’uso di droni e di altri accorgimenti tecnici che aiuta nella difficile restituzione della complessità dei molti interventi urbanistici ed edilizi. Nel corso della mostra sono previsti alcuni incontri di approfondimento sull’età sistina curati da Tommaso Strinati. Tutti gli eventi in programma si svolgeranno a Montalto delle Marche, borgo pilota per la Regione Marche nell’ambito della linea di azione A del PNRR “Attrattività dei Borghi” del Ministero della Cultura. (gci)

REGGIA DI VENARIA: CINQUE SECOLI DI CAPOLAVORI DA MASACCIO AD ANDY WARHOL

La Reggia di Venaria, complesso monumentale alle porte di Torino patrimonio Unesco, ospiterà dallo scorso 29 marzo fino al 15 settembre alle Sale delle Arti “Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol”, una grande mostra con oltre sessanta capolavori provenienti dalle collezioni artistiche di Capodimonte che annoverano grandi maestri da Masaccio a Parmigianino, da Tiziano a Caravaggio, per citarne alcuni. Un percorso espositivo imperdibile alla scoperta di una collezione straordinaria, ma anche di una storia affascinante: quella di una Reggia divenuta un grande museo che, nel corso dei secoli, ha preservato alcune tra le più raffinate raccolte d’arte di tutta Europa. La mostra è resa possibile grazie all’intervento del Ministero della Cultura e realizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte e i Musei Reali di Torino in virtù di un rapporto eccezionale ed esclusivo tra prestigiosi enti culturali di valenza internazionale. A ricordare gli stretti rapporti tra i Savoia e i Borbone, apre il percorso espositivo una sala dal titolo Artisti ‘napoletani’ per la corte sabauda con importanti prestiti dalle collezioni dei Musei Reali di Torino. Opere scelte di Francesco Solimena (Canale di Serino 1657 - Barra di Napoli 1768), Sebastiano Conca (Gaeta 1680 - Napoli 1764), Corrado Giaquinto (Molfetta 1703 - Napoli 1766) e Francesco De Mura (Napoli 1696 - 1782) rappresentano qui la grande stagione settecentesca, orchestrata dall’architetto Filippo Juvarra nella capitale del regno durante gli anni di Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III. Tra gli artisti contemporanei delle diverse scuole pittoriche, i maestri napoletani furono infatti grandi protagonisti attivi per gli altari di corte e i cantieri delle Residenze Sabaude: dal Palazzo Reale di Torino al Castello di Rivoli fino alla Reggia di Venaria. La mostra si avvale della curatela generale di Sylvain Bellenger e Andrea Merlotti e di un comitato curatoriale composto da Patrizia Piscitello, Carmine Romano, Alessandra Rullo, Clara Goria e Donatella Zanardo. (redm)

A FERRARA L’ESPOSIZIONE “EBREI NEL NOVECENTO ITALIANO”

Con “Ebrei nel Novecento italiano” dallo scorso 29 marzo fino al 6 ottobre il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS di Ferrara aggiunge un nuovo capitolo a un programma espositivo pluriennale, che ricostruisce la bimillenaria storia dell’ebraismo in Italia. L’esposizione, a cura dello storico Mario Toscano e dell’editore e divulgatore scientifico Vittorio Bo, con allestimento a cura dell’architetto Antonio Ravalli, offre un racconto dettagliato del XX secolo attraverso la storia, l'arte e la vita quotidiana degli ebrei italiani. Il progetto illustra il complesso percorso prima di acquisizione della cittadinanza, poi di perdita e infine di riacquisizione dei diritti, da parte di una minoranza che si è riconosciuta e integrata nella vita italiana, mantenendo salda la propria identità culturale e religiosa e offrendo un contributo di rilievo alla costruzione dello Stato e allo sviluppo della società nazionale. “Affrontare la complessa storia dell’ebraismo italiano nel XX secolo attraverso una mostra ha richiesto un tentativo di sintesi non indifferente e allo stesso tempo una accurata attenzione alla ricchezza e alla drammaticità di molti momenti cruciali per la storia d’Italia - spiegano i curatori dell’esposizione Vittorio Bo e Mario Toscano - La funzionalità dei mezzi utilizzati (fotografie, opere d’arte, filmati, oggetti e altro) è stata di aiuto per rendere percorribile l’esposizione a più livelli, attraverso forme di linguaggio destinate ad ogni tipologia di pubblico”. “Ebrei nel Novecento italiano” è un racconto che offre prospettive diverse per evitare banalizzazioni o stereotipi: gli ebrei italiani del Novecento vengono raccontati nella loro condizione di uguaglianza e di specificità. Il vasto repertorio fotografico, che proviene da numerosi archivi pubblici e privati, descrive i diversi mestieri e ruoli nella società e racconta posizioni politiche anche antitetiche. Le opere d’arte fanno riscoprire figure come Corinna e Olga Modigliani, Corrado Cagli e di Antonietta Raphael Mafai, Rudolf Levy, Emanuele Luzzati, le sculture di Arrigo Minerbi, tra cui il busto dell’attrice Eleonora Duse con dedica al drammaturgo Sabatino Lopez, ebreo di origine livornese, tra i protagonisti della scena artistica milanese degli inizi del Novecento. In esposizione anche riviste, cartoline, immagini, medaglie e oggetti evocativi, alcuni provenienti dalla Collezione del MEIS e altri che, a conclusione della mostra, entreranno a far parte del percorso permanente. “Ebrei nel Novecento italiano” ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica ed è realizzata con il sostegno e patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il patrocinio della Comunità Ebraica di Ferrara. Ente sostenitore: Intesa Sanpaolo. Sponsor: Fondazione Guglielmo De Lévy, Avis provinciale e Comunale Ferrara, TPER, Gruppo Hera, Coop Alleanza 3.0 e Fondazione Bottari Lattes. (redm)

A ROMA L’OCCASIONE PER AMMIRARE LE OPERE DI RAFFAELLO, TIZIANO E RUBENS

Un’occasione unica e imperdibile per ammirare i capolavori di Raffaello, Tiziano, Rubens e molti altri: dallo scorso 29 marzo fino al 30 giugno le Gallerie Nazionali di Arte Antica e la Galleria Borghese mettono in campo un’inedita collaborazione per permettere al pubblico di continuare a fruire del patrimonio conservato al primo piano della Galleria Borghese anche durante l’ambizioso progetto di rinnovamento e tutela reso possibile con i fondi del PNRR. Cinquanta opere, infatti, sono state trasferite nell’Ala Sud del piano nobile di Palazzo Barberini, a Roma. Questa iniziativa, dal titolo “Raffaello, Tiziano, Rubens. Capolavori dalla Galleria Borghese a Palazzo Barberini”, è un’opportunità per mettere in dialogo due collezioni che condividono una storia simile, legata a due figure cruciali della vita politica e culturale romana del Seicento, Maffeo Barberini e Scipione Borghese, in un’ideale vicinanza storica e culturale e, non ultima, anche geografica. Capolavori assoluti, quali il Ritratto d'uomo di Antonello da Messina, la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, la Madonna con Bambino, san Giovannino e angeli di Sandro Botticelli, la Dama con liocorno di Raffaello, Susanna e i vecchioni di Peter Paul Rubens, l’Amor Sacro Amor Profano di Tiziano, la Predica del Battista di Paolo Veronese, solo per citarne alcuni, continueranno così ad essere fruibili al grande pubblico. Presso la Galleria Borghese, dopo il restauro delle facciate, i lavori del PNRR comporteranno la sostituzione delle tappezzerie e l’ammodernamento degli infissi in ottica di efficientamento energetico, ampliamento dell’accessibilità culturale, aggiornamento dei depositi e restauro di alcune grandi tele. Il progetto, nella sua complessità, verrà illustrato come prologo alla mostra in Palazzo Barberini. A Palazzo Barberini il temporaneo disallestimento delle sale dell’Ala Sud sarà occasione per un’approfondita campagna fotografica e di conservazione preventiva delle opere normalmente esposte in questi ambienti: dal Seicento napoletano alla collezione settecentesca, da Mattia Preti ai pittori del Grand Tour. “Un evento del più alto valore istituzionale a testimonianza della vicinanza, non solo geografica, ma anche professionale che lega i due musei - ha dichiarato Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica - Nel solco tracciato da Scipione Borghese e Maffeo Barberini, che oggi avrebbero gioito per questa iniziativa, speriamo che il pubblico possa ammirare i capolavori borghesiani a Palazzo Barberini e celebrare questa mostra difficilmente ripetibile nei prossimi decenni”. Secondo Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese: “Nello svolgimento di interventi importanti del PNRR che cambieranno l’aspetto della Pinacoteca al primo piano della palazzina, la Galleria Borghese, con uno sforzo eccezionale di tutto il suo personale, non chiuderà mai e durante i lavori rimarrà visitabile. La mostra a Palazzo Barberini consentirà di rendere sempre visibile il patrimonio della Galleria e di istituire rapporti e risonanze con un’altra eccezionale collezione barocca e con un’altra grande istituzione museale”. (gci)

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