di Paolo Pagliaro
Senza Raskolnikov non sapremmo cosa passa per la testa di un assassino. Grazie a Primo Levi siamo invece usciti dalla notte oscura del Novecento con l’attrezzatura morale attraverso la quale leggere il mondo.
Simonetta Fiori ha chiesto a otto intellettuali attraverso quali letture si costruisce una mentalità democratica, o meglio un’identità civile e culturale in grado di aiutare un giovane a orientarsi tra guerre, rivoluzioni tecnologiche e apocalissi climatiche. Einaudi ne ha tratto un libro - La biblioteca di Raskolnikov – in cui ciascuno degli interpellati descrive il proprio percorso. Luciano Canfora segnala l’attualità di Aristotele, Gustavo Zagrebelsky spiega perché l’epoca del fervore democratico è finita, mentre nella biblioteca di Elena Cattaneo ritroviamo gli stessi principî con cui Norberto Bobbio sintetizza l’identità democratica: l’inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, l’impegno di tutelare l’interesse pubblico. Aldo Schiavone ci racconta che senza Marx è impossibile pensare la democrazia, Marco Revelli, Nicola Lagioia, Anna Foa suggeriscono altri titoli e autori.
Non la pensano tutti allo stesso modo.
Lo storico Franco Cardini, ad esempio, mette in discussione la superiorità della democrazia , ricorda come da giovane missino imparò il coraggio di stare con le minoranze, e come leggendo Evola cominciò ad apprezzare le culture tradizionali diverse da quella occidentale. Scrive tra l’altro Cardini che tanti anni fa si staccò dal Msi perché stanco della sua disonesta «doppia anima» che predicava la rivoluzione sociale alla base mentre compiva regolarmente scelte conservatrici e atlantiste al vertice. Tanti anni fa.