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Da Luca Francesco Laviola un saggio sulla criminalità organizzata israeliana

Da Luca Francesco Laviola un saggio sulla criminalità organizzata israeliana

Il terrorismo e la resistenza palestinesi, la minaccia di Hezbollah dal Libano, le trame di Iran e Siria hanno indirettamente favorito negli ultimi decenni lo sviluppo della criminalità organizzata in Israele. Una realtà misconosciuta all’estero e a lungo sottovalutata nello stesso Stato ebraico, dove ha trovato il terreno propizio per prosperare. A parlarne è Luca Francesco Laviola, nel breve saggio “La criminalità organizzata israeliana”, scritto per la collana 'Mafie' di Rcs-Gazzetta dello Sport (acquistabile online negli store di Rcs-Corriere della Sera e Gazzetta).

L'autore, che ha alle spalle quasi 25 anni di giornalismo, analizza un fenomeno che appare pervasivo. Le forze di polizia, concentrate soprattutto a sventare attacchi di matrice araba, specie dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Usa, per molti anni non hanno rivolto sufficiente attenzione alle “famiglie”, che intanto andavano ramificando i propri interessi illegali. In un censimento realizzato dalla polizia israeliana e risalente al 2009 erano state mappate sedici “famiglie” criminali. Tra queste, sei erano composte da ebrei e tre da arabo-israeliani. I clan di questi ultimi sono in forte ascesa negli ultimi anni.

Anche esaminando il rapporto più recente sul fenomeno, elaborato ogni due anni dal Global Organized Crime Index, si mettono in luce diversi aspetti: i danni all'economia, il processo per corruzione a carico del premier Netanyahu (sospeso per la guerra di Gaza) - il suo partito Likud risulta storicamente il più infiltrato dalla mafia -, la morsa delle gang sui piccoli imprenditori, il mercato delle armi e quello della droga, in aumento, il contrabbando di diamanti, gli abusi della polizia e l'impatto del cybercrime. Fino alle connessioni con il conflitto contro Hamas.

Nel saggio si analizzano anche gli intrecci tra politica e criminalità. Tra i casi presi in esame quello dell'affermazione di Avigdor Lieberman, leader del partito di destra radicale Israel Beitenu (Israele casa nostra), fondato nel 1999 da una scissione del Likud. Figura controversa, ma carismatica, in passato ministro degli Esteri, Lieberman è stato anche oggetto per anni di inchieste con l’accusa di corruzione, uscendo alla fine assolto nel processo. “La criminalità organizzata israeliana” mette in luce le profonde divisioni e contraddizioni della società dello Stato ebraico, che la guerra sembra in questo periodo nascondere ai nostri occhi, ma che stanno già riemergendo e lo faranno con ancora maggior forza quanto più durerà il conflitto. (27 mag)

(© 9Colonne - citare la fonte)