Centocinquantamila firme, la voce di 150mila italiani “per fermare il massacro del popolo palestinese a Gaza, affinché Netanyahu venga processato per crimini di guerra per l’inaccettabile vendetta verso i civili per la strage del 7 ottobre e per il cessate il fuoco immediato”. A raccoglierle per consegnarle al governo italiano è stata Alleanza Verdini Sinistra per chiedere, come ha spiegato Nicola Fratoianni in una conferenza-flash mob davanti a Montecitorio, “un'Europa della pace, del disarmo, della diplomazia, oppure l'Europa non è. Cominci anche il nostro paese e riconosca ora lo Stato palestinese: servee perché vengano liberati gli ostaggi, perché si costruisca una soluzione pacifica per la sicurezza dei palestinesi e degli israeliani. E’ l'unica strada, basta con la guerra e con le stragi”. Tutte le tensioni di questo periodo, compreso il propogarsi del conflitto anche verso il territorio libanese con gli spari all’ambasciata Usa a Beirut e la possibile avanzata dell’Idf su quel fronte, derivano da una mancanza di stabilità “il cui principale responsabile, anche dell'insicurezza del popolo israeliano, è Netanyahu. Bisogna che si fermi, che sia fermato, ecco perché sosteniamo il lavoro della Corte penale internazionale, che sta indagando sull’accusa di genocidio, “e dovrebbe farlo anche il nostro paese”.
Angelo Bonelli sottolinea che “a Gaza è stata compiuta una vera e propria carneficina, 35.000 vittime, è il responsabile si chiama Netanyahu, un criminale di guerra: 150mila italiani hanno detto sì al suo arresto e noi chiediamo al governo italiano di avviare anche delle sanzioni, perché di fronte a questo dramma bisogna reagire come si è reagito in altre occasioni su altri Stati”, dove il riferimento è chiaramente alla Russia. “Chiediamo anche la liberazione degli ostaggi” da parte di Hamas, continua Bonelli, “ma la pace deve essere perseguita anche attraverso la liberazione di un grande leader palestinese come Marwan Barghouti che può rappresentare l'avvio di un processo di pacificazione per la realizzazione dello Stato di Palestina”. Barghouti, dopo aver partecipato a prima e seconda Intifada, è in carcere dal 2002, condannato a 5 ergastoli. Nonostante questo, è definito il “Mandela palestinese” perché propugna soluzioni non violente.
(Sis)