A FAENZA LE CERAMICHE DI MIMMO PALADINO
Sono un centinaio le opere di Mimmo Paladino esposte nella grande mostra personale dal titolo "Paladino. Ceramiche" che il Museo Internazionale delle Ceramiche - MIC di Faenza gli dedica fino al 7 ottobre. Il percorso espositivo si snoda lungo gli spazi museali con il coinvolgimento diretto ed immediato del visitatore: sculture di grandi dimensioni, installazioni complesse accanto a produzioni minori testimoniano della colta e poliedrica personalità dell’artista. A tratti quasi brutale nell’utilizzo di un materiale primordiale come la terra nella sua forma più primitiva e meno accattivante, Paladino espone opere fondamentali della sua produzione e alcuni inediti, realizzati appositamente per la mostra faentina che testimoniano del suo felice connubio con la città. Il nucleo delle nuove opere prosegue la sua poetica attraverso la realizzazione di una nuova serie di Vasi Alchemici, una nuova serie di Dormienti e una produzione ex novo di lastre di ceramiche dipinte come se fossero tele, ideali proseguimenti delle Maestà. Il percorso della mostra, per volontà di Paladino stesso, è dislocato all’interno della collezione permanente del museo faentino fino a diventare una narrazione di storie ed emozioni in un viaggio di sperimentazione dentro la materia ceramica. l catalogo documenta anche le grandi opere pubbliche realizzate in questi anni e collocate in importanti architetture come la Chiesa di San Giovanni Battista a Lecce, i cicli di Via Crucis per le Chiese del S. Volto di Gesù a Roma e il Duomo di Foligno, la Porta di Lampedusa, le installazioni permanenti al Teatro India di Roma, il Guerriero di Capestrano, il Pannello per la Regione Lombardia, etc. Nelle intenzioni dell’artista il catalogo deve essere una sorta di antologia della sua opera ceramica. (Red)
LA PRIMA MOSTRA SULLA VALENTINA DI CREPAX
“Valentina Movie”, curata da Archivio Crepax e Vincenzo Mollica, fino al 30 settembre, a Palazzo Incontro, a Roma, è la prima mostra romana dedicata al personaggio di Guido Crepax, promossa dalla Provincia di Roma. Apparsa per la prima volta sulla rivista Linus nel 1965, la donna più complessa e sensuale del fumetto italiano si presenta in un'esposizione "anarchica" ed emozionale, costituita da sale tematiche che avvolgono il pubblico in un'atmosfera sempre in bilico tra sogno e realtà. Sagome di Valentina a grandezza naturale guidano gli spettatori lungo il percorso, raccontando il mondo di Crepax e fornendo spunti dal ricco bagaglio culturale che caratterizza le storie della saga. Il tutto, amplificato da ambientazioni e spettacolarizzazioni di grandi dimensioni tratte dai disegni, animato da installazioni e contributi video e valorizzato da 120 tavole originali scelte tra le circa 2.600 che quest'autore ha dedicato a Valentina. Presentati bozzetti e storyboard originali mai esposti prima e alcune "tavole in movimento" che l'Archivio Crepax sta sperimentando per una futura applicazione. Una grande sala ospita le numerose testimonianze dal mondo della moda (dai francesi degli anni '60 ai grandi stilisti italiani) e della fotografia di cui l'autore ha riempito le storie di Valentina. Viene rivissuto, poi, il rapporto con diverse città: Milano, Venezia, Roma, Praga, Parigi, Amsterdam, Berlino, Pietroburgo e New York rielaborate dalle storie con un'installazione video inedita. Ricostruito per l’occasione lo studio di Guido Crepax suddiviso da una parete con due porte disegnate che consentono al pubblico di guardare dal buco della serratura immagini vietate ai minori per il loro particolare contenuto erotico e horror. Alla fine il pubblico è invitato a lasciare un proprio commento sulla mostra sul profilo Facebook dedicato mediante tablet e smartphone. (Red)
IL TEATRO DELLA “COMPAGNIA DEI GIOVANI”
Roma, 24 ago - La mostra, in programma alla Casa dei Teatri di Roma fino al 23 settembre, racconta la storia della più importante compagnia teatrale italiana dal dopoguerra ad oggi, "La Compagnia dei Giovani", e quelle impareggiabili figure della scena che la costituirono: Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri ed Elsa Albani. Attraverso documenti inediti, immagini, locandine, manifesti, libri, video e le foto di Tommaso Le Pera, si ripercorrono le tappe più significative di un sodalizio che per venti anni (1954-1972) incantò il pubblico di tutto il mondo. Per la prima volta, nel teatro italiano del dopoguerra, si videro recitare insieme giovani attori in ruoli da protagonisti che, fino a pochi anni prima, erano stati appannaggio esclusivo di maturi e collaudati interpreti: da Ruggero Ruggeri a Marta Abba, da Gino Cervi ad Andreina Pagnani. Dall'avvento nel 1954 dei "Giovani", la forza di una compagnia teatrale non era più il singolo mattatore, ma la coesione del gruppo. Parteciparono a molti spettacoli della "Compagnia dei Giovani" artisti eccellenti quali: Tino Buazzelli, Ferruccio De Ceresa, Carlo Giuffrè, Umberto Orsini, Paolo Ferrari, Nora Ricci, Giulia Lazzarini, Rina Morelli, Paolo Stoppa. L'apporto dello scenografo Pierluigi Pizzi e del drammaturgo Giuseppe Patroni Griffi, che scrisse per i "Giovani" la famosa trilogia D'amore si muore, Anima nera e Metti, una sera a cena furono essenziali per l'amalgama e la consacrazione del gruppo. La "Compagnia dei Giovani" debuttò ufficialmente il 24 dicembre del 1954, al Teatro Valle di Roma, con Lorenzaccio di De Musset e la regia di Luigi Squarzina. Dal 1955, con Gigi di Colette, primo esaltante successo di critica e di pubblico, Giorgio De Lullo divenne il regista ufficiale dei "Giovani" in numerosi allestimenti, tra i quali, memorabili, quelli pirandelliani: dai Sei personaggi al Giuoco delle parti, da L'amica delle mogli a Così è (se vi pare). Uno dei grandi meriti dei "Giovani" fu la volontà di rappresentare opere della drammaturgia nazionale, scritte appositamente per la compagnia, quali La bugiarda di Diego Fabbri, (composta per Rossella Falk, di eccezionale bravura in tutte e tre le edizioni: 1955, '63, '71); Il confidente (1964), sempre di Diego Fabbri e la succitata trilogia di Giuseppe Patroni Griffi che contribuì a saldare la frattura esistente tra gli intellettuali e la scena italiana del dopoguerra. (Red)
ROMA OMAGGIA NADIR AFONSO
Roma, 24 ago - Promossa dalla Fondazione Nadir Afonso, fino al 30 settembre si tiene a Roma, al Museo Carlo Bilotti, la mostra “Nadir Afonso. Architetto, pittore e collezionista”, patrocinata dal Museu da Presidencia da Republica di Lisbona e dall’Ambasciata del Portogallo a Roma. Oltre alla produzione pittorica dell’artista portoghese, la mostra romana vuole porre l’attenzione sull’attività di collezionista, esponendo anche opere degli amici artisti con i quali ha lavorato. Tra questi Pablo Picasso, Max Ernst, Candido Portinari, Giorgio de Chirico, Max Jacob, Fernand Legér. La mostra ricostruisce, intorno alla figura di Afonso quale artista amico degli artisti, quel periodo storico che è il secondo Novecento, momento in cui la confluenza tra i generi e lo scambio intellettuale è certamente il motore di una rinnovata vitalità dell’arte. Le opere scelte, legate al clima barocco della città e alla poetica metafisica, intendono approfondire la lezione dechirichiana che ha molto influenzato l’espressionismo dell’artista. L’occasione per rendere omaggio a questo artista, alla sua opera e alle sue frequentazioni culturali, prende corpo due anni fa per volontà della Fondazione, istituita dall’artista stesso, per celebrare i suoi novant’anni con una serie di mostre a livello internazionale. Dopo Parigi, Rio de Janeiro e Lisbona, Roma rende omaggio a questo incredibile e poliedrico artista. Seguirà, a Venezia, una seconda mostra italiana che, in occasione della Biennale Architettura, metterà in risalto la figura di Nadir Afonso quale architetto e artista, e la sua collaborazione con due grandi architetti: Le Corbusier e Oscar Niemeyer. (Red)
SAMUGHEO, PRIMA DONNA FOTOGRAFA IN ITALIA
Torino, 24 ago - Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha sede nella Mole Antonelliana, dedica fino al 23 settembre una personale a Chiara Samugheo, prima donna in Italia a diventare fotografa professionista. La mostra offre testimonianza dello stile unico e innovatore dell’artista che ha reinterpretato la fotografia di quegli anni ritraendo i protagonisti del cinema fuori dal set e lavorando per riviste di moda e di costume come Epoca, Stern, Vogue, Paris Match, Life, Vanity Fair. Oltre alle sezioni dedicate alle attrici, ai registi, agli attori, alle coppie che hanno fatto grande il cinema degli anni Cinquanta e Sessanta, la mostra espone anche le sequenze, le sperimentazioni grafiche, le copertine e i libri della fotografa. La mostra, a cura di Mauro Raffini, racconta oltre quarant’anni di carriera di Chiara Samugheo, la prima donna fotografa italiana che, a partire da metà degli anni ’50, ha fotografato le dive di tutto il mondo per le ) copertine delle più importanti riviste internazionali. Una selezione delle fotografie esposte alla Mole Antonelliana potranno essere acquistate presso la galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea. (Red)