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STRAGE DI BOLOGNA
MOLLICONE REPLICA

STRAGE DI BOLOGNA <BR> MOLLICONE REPLICA

Continuano le polemiche sull’intervista di ieri a La Stampa di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura della Camera, il quale ha dichiarato, in riferimento alle sentenze sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980, che “non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia”. Dopo le polemiche sulle sue dichiarazioni, che hanno acceso la giornata di commemorazione dei 50 anni dalla strage dell'Italicus, stamattina è arrivata la replica dell’esponente di FdI durante il suo intervento al Festival de La Versiliana a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca. Mollicone ha sottolineato che La Stampa ha riportato in maniera fedele l'intervista e che le sentenze vanno sempre rispettate anche quando non si condividono, prendendo anche le distanze dalla figura di Bellini. Inoltre, ha fatto sapere che è necessario avere la possibilità, prevista dalla Costituzione, di chiedere con un'interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Carlo Nordio il rispetto del giusto processo. Un’interrogazione che Mollicone ha promesso di fare, in relazione esclusivamente agli aspetti tecnici del processo. Infine, ha criticato l’opposizione sottolineando che contro di lui si è riversata una bolla polemica sul nulla, ma è sicuro che scemerà in breve tempo.

Tornano all’attacco le opposizioni. L’esponente dem ed eurodeputato Alessandro Zan ha scritto su X: “Le dichiarazioni di Mollicone sulla strage di Bologna fanno rabbrividire. Poi ci si ricorda che è lo stesso che vedeva in Peppa Pig il vertice di una setta gender mondiale. Allora tutto torna”. Dario Nardella, eurodeputato del Pd, è invece intervenuto sulla questione durante L'Aria che Tira su La7: “Se Meloni fosse realmente presidente del Consiglio, e non capo di partito, chiederebbe a Mollicone di uscire da Fratelli d'Italia. E questa ambiguità. È questa cultura del dubbio che inquina il dibattito. Mollicone venga messo alla porta del partito. Se non lo fa, Meloni dimostra di condividere l'opinione di chi giudica quelle sentenze teoremi”. “Io - ha proseguito Nardella - ormai sull'antifascismo non mi aspetto più alcun segnale da Giorgia Meloni, né da La Russa. Non lo sono e non si sentono, antifascisti. La Costituzione, come ha detto il presidente Mattarella, nasce dalla lotta partigiana. È una frase che né Meloni né La Russa la possono ripetere perché non la condividono”. Per Nardella “Meloni non si comporta da presidente del Consiglio, si comporta da capo di partito. Il fatto che apra una polemica sulle dichiarazioni del presidente dell'associazione delle vittime della strage di Bologna è un fatto gravissimo. Tu, presidente del Consiglio, non puoi metterti a fare polemica con chi piange ancora 85 vittime”. Critiche anche da Antonio Scurati, autore della trilogia di M. sul periodo fascista e sui crimini commessi dal regime durante il ventennio al potere: “In una democrazia la storia la scrivono i popoli quando la vivono, gli storici, i magistrati che conducono le inchieste sui fatti più importanti della vita di un Paese, gli intellettuali con la forza delle parole - ha commentato lo scrittore in una intervista a Repubblica - Quando, invece, un ceto politico di governo pretende di riscrivere i fatti a suo vantaggio, quel metodo non potrà mai dirsi democratico. Quanto al merito, l’ho detto spesso insieme ad altri, mi pare che il gruppo dirigente che governa in questo momento abbia il neofascismo nella sua biografia politica. E non credo che faccia nulla per nasconderlo, anzi”. (5 AGO - gci)

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