“Siamo felici di annunciare la proroga della mostra ‘Banksy. Nascita di un mito’ fino al 6 gennaio. È la conferma più concreta dell’impegno di Ente Cambiano e Banca Cambiano 1884 a favore della cultura e dell'arte, valori che consideriamo fondamentali per la crescita del territorio e delle nuove generazioni”. Così Paolo Regini, presidente di Ente Cambiano e Banca Cambiano 1844, ha annunciato la proroga di due mesi dell'esposizione “Banksy. Nascita di un mito”, allestita al Centro Culturale Cambio di Castelfiorentino (FI) e inizialmente prevista fino al 3 novembre. La mostra presenta oltre 100 opere iconiche del famoso street artist britannico. Tra le opere esposte, i visitatori possono ammirare le famose serigrafie “La Ragazza col Palloncino” e “Il Lanciatore di Fiori”, nonché una selezione di video, documenti e memorabilia che ricostruiscono la carriera e il messaggio sociale dell’artista. “Fin dalla sua apertura - commenta Regini - Cambio ha riscontrato moltissimo interesse con un'impennata di visitatori tra fine settembre e inizio ottobre, un boom di prenotazioni da parte di scuole, associazioni e gruppi regionali, e cittadini da tutto il territorio dell’Empolese Valdelsa e oltre. Le richieste sono state così numerose da saturare rapidamente l'agenda. Ci siamo prodigati per accogliere ogni esigenza, allungando anche l'orario, ma solo con la proroga abbiamo potuto riaprire le prenotazioni per gruppi e scolaresche e organizzare eventi e aperture straordinarie per presentare a chi non ha ancora avuto occasione, il nuovo Centro Culturale Cambio e la sua collezione permanente ma, soprattutto, dare la possibilità a più persone possibile, di visitare la mostra su Banksy”. Il progetto formativo legato all'arte e alla cultura e rivolto alle nuove generazioni, si inserisce perfettamente nella strategia di Banca Cambiano 1884 ed Ente Cambiano. Attraverso il Centro Culturale Cambio, infatti, hanno voluto donare al territorio non solo un luogo di esposizione artistica, ma anche un punto di riferimento per l'istruzione e la crescita culturale dei giovani. Al primo piano Cambio ospita mostre temporanee, mentre al secondo piano espone in maniera permanente una selezione delle 1.000 opere d'arte di proprietà di Banca Cambiano 1884: l'importante collezione, in continua crescita, frutto di un costante lavoro di investimento da parte dell'istituto di credito, riunisce opere (dipinti su tavola e tela, disegni, sculture, oreficerie e ceramiche) dei più significativi artisti locali, spaziando anche al di fuori dei confini della Valdelsa e della Toscana, di antichi e nuovi maestri: dalle Maternità dello Scheggia e di Venturino Venturi, ai fondi oro di Sergio Manzi che si riflettono in quelli del Trecento, dalla vividezza delle maioliche di Montelupo alle lucenti visioni di Beppe Serafini. “Con Cambio abbiamo voluto creare un punto di riferimento per la comunità e i giovani, promuovendo non solo l’accesso a opere iconiche come quelle di Banksy, ma anche la scoperta di capolavori di artisti locali e internazionali che formano il cuore della nostra collezione permanente. È un impegno che guarda al futuro, arricchendo l’offerta culturale per il nostro territorio e consolidando la missione sociale di Banca Cambiano: restituire alla comunità spazi di bellezza e riflessione, rendendoli accessibili a tutti”, conclude Regini. L'esposizione è promossa da Banca Cambiano 1884 ed Ente Cambiano, prodotta da Opera Laboratori e curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani. La mostra traccia le tappe più significative della carriera dello street artist britannico, sottolineando le tematiche, i linguaggi, le tipologie d’azione urbana e il modo di comunicare le sue operazioni ad alto valore etico: il percorso espositivo ricostruisce filologicamente il percorso dell’artista dal 1998 al 2009, una catena di azioni notturne, collaborazioni, mostre, oggetti editoriali, serigrafie, multipli, video e parole. (gci)
“LA LITURGIA DEL SEGNO”: A RACCONIGI (CN) L’ARTE DI FRANCO GILETTA
Il 9 novembre, negli spazi della Pinacoteca civica Levis Sismonda a Racconigi (CN), apre la mostra “La liturgia del segno. Ascendenze, risonanze e visioni atemporali”, dell’artista Franco Giletta, visitabile fino al 15 gennaio 2025. La rassegna, promossa dalla Città di Racconigi e organizzata dal Comitato delle volontarie e dei volontari della Pinacoteca civica Levis Sismonda insieme all’Associazione culturale Carlo Sismonda APS, vanta il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e del Comune di Racconigi ed è stata realizzata grazie ai contributi di Ottica AR, GMT srl, Mille Baci, SiMAG, Racca Onoranze funebri, M2C Gonella, Pulisav, SMAF grafica e stampa, oltre a vantare la collaborazione di Progetto Cantoregi e SOMS. Curata da Anna Cavallera, direttrice artistica della Pinacoteca civica Levis Sismonda, l’esposizione intende ripercorrere la lunga carriera espressiva di Franco Giletta, dalla quale emerge il suo talento segnico e compositivo, attraverso una selezione di circa una quarantina di opere grafiche e pittoriche - dagli schizzi alle litografie, dai disegni alle opere pittoriche di grandi dimensioni - realizzate dall’artista in circa quarant’anni di fervida attività, iniziata nel 1984, data del suo primo premio, conseguito in occasione di un concorso di pittura a Costigliole Saluzzo (CN). Nel corso della rassegna si prevede l’organizzazione di incontri e serate di approfondimento sui temi toccati dall’esposizione, con la partecipazione delle realtà associative del territorio, delle scuole e di personalità dell’arte e della cultura. (gci)
LE OPERE DI SERGIO FERMARIELLO A VERONA E LUGANO
Fino al 16 novembre prosegue, nelle due sedi di KROMYA Art Gallery a Lugano (17 settembre - 16 novembre) e Verona (20 settembre - 16 novembre), la mostra personale dell'artista Sergio Fermariello (Napoli, 1961), noto per aver fatto del guerriero armato di lancia il proprio segno di riconoscimento. Curata da Demetrio Paparoni, l'esposizione s'intitola “Meridiano” in riferimento a un luogo mentale, a un orizzonte di intenti, all'attitudine di un emisfero che detta tempi lenti. Attraverso la reiterazione del segno, l'artista infatti scolpisce il tempo, una delle più grandi ricchezze del presente. “Muoversi su una linea di confine tra astrazione e figurazione - scrive Demetrio Paparoni - non comporta l'allontanamento dalla realtà. Tutt'altro. Com'è noto, nel lavoro di Fermariello la lancia e lo scudo del guerriero rimandano a due lettere dell'alfabeto, alla ‘i’ e alla ‘o’, che accostate formano la parola ‘io’. Compressa all'interno del perimetro dell'opera, questa miriade di ‘io’ pone l'accento sul nostro essere nel mondo. Il foglio affollato all'inverosimile rivela l'idea dell'artista secondo cui dall'essere troppi siamo passati all'essere ‘di troppo’, che la nostra individualità è soffocata, che siamo diventati massa in una società nella quale lo spazio vitale si è sempre più ridotto”. “Nella mia pratica - dichiara Sergio Fermariello - coltivo il segno sino al parossismo, secondo una coazione a ripetere che va oltre il principio del piacere. Non mi interessa il significato, anche se nella figura del guerriero sono presenti numerose simbologie. Il mio intento è recuperare questo archetipo, che in passato si sarebbe trasformato in una divinità, per restituire il senso di appartenenza ad un destino maggiore, che non ci tradisce e che ci sintonizza con il sé di gruppo in un unico atto creativo”. Il percorso espositivo, articolato nelle due sedi di Lugano e Verona, comprende una trentina di opere di recente produzione, molte delle quali inedite. Oltre alle tele su acciaio, che a volte si presentano come bassorilievi, e agli acrilici su carta, la mostra comprende anche una Tela scrittura, ovvero un'opera disegnata nel tempo in cui il segno visto a distanza diviene astrazione, e una scultura totemica virata nell'arancio. A tracciare un'ideale ponte tra le due sedi è la scultura denominata Knot, composta da due tubi di ferro zincato che presentano al centro una strozzatura, un nodo che rallenta la discesa dell'acqua, alludendo ad altre possibili strade e vie d'uscita. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da KROMYA Art Gallery con un testo critico inedito di Demetrio Paparoni e la documentazione delle opere esposte. (gci)
A PADOVA L’ARTE DI BRUNO DE TOFFOLI CON “L’AVVENTURA SPAZIALISTA”
Proseguendo un percorso di valorizzazione delle figure rilevanti della storia dell’arte legate al territorio veneto, dal 16 novembre al 4 maggio 2025 la Fondazione Alberto Peruzzo di Padova presenta “Bruno De Toffoli. L’avventura spazialista”, a cura di Luca Massimo Barbero: una nuova mostra allestita negli spazi restaurati dell’ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova, con un fondamentale gruppo scultoreo dalla Collezione Intesa Sanpaolo, che custodisce il nucleo più importante di opere spazialiste dell'artista. Partendo da un sostanziale numero di opere della Collezione legate allo Spazialismo, tra cui lavori di maestri come Fontana, Dadamaino, Scheggi e Bonalumi, il progetto espositivo esplora l'opera di Bruno De Toffoli, artista ancora da scoprire pienamente - allievo di Arturo Martini a Venezia e firmatario con Fontana del Manifesto dello Spazialismo per la televisione nel 1952 - attraverso nove sculture degli anni Cinquanta e un album di disegni inediti eseguiti dall’artista tra il 1965 e il 1968 e che verrà qui mostrato per la prima volta al pubblico. La Fondazione Alberto Peruzzo è un’istituzione non-profit istituita nel 2015 su iniziativa dell’imprenditore Alberto Peruzzo. Sebbene il suo obiettivo principale sia la promozione dell’arte contemporanea, essa presta anche una particolare attenzione alla preservazione e all’arricchimento del ricco patrimonio artistico e storico del territorio. La Fondazione persegue i propri obiettivi attraverso numerose iniziative quali esposizioni temporanee e progetti editoriali, collaborazioni e interconnessioni con il territorio, oltre a progetti di natura culturale e sociale. Parte del Gruppo Peruzzo sono anche le Grafiche Peruzzo, che stampano libri d’arte di qualità. Dal marzo 2023 la sede espositiva permanente della Fondazione è la Chiesa sconsacrata di Sant’Agnese, in un edificio originario del XII secolo. Nella navata prendono posto solitamente delle mostre temporanee che dialogano di volta in volta con selezioni della collezione permanente esposta a rotazione nella sacrestia. Nell’ipogeo, inoltre, è visibile un allestimento permanente di resti archeologici della chiesa, in primis frammenti di affreschi del Trecento, studiati ed esposti in dialogo con la Soprintendenza e il Comune di Padova. La collezione di Alberto Peruzzo conta più di centocinquanta opere d’arte, che spaziano dall’inizio del XX secolo ai giorni nostri. La collezione comprende opere di Balla, Sironi, De Pisis, Picasso, Dubuffet, Chagall, Léger, Casorati, Riopelle, Albers, Ernst, Mirò, Manzoni, Fontana, Vedova, De Chirico, Crippa, Carrà, Sutherland, Turcato, Christo, Scheggi, Dadamaino, Wesselmann, Tapies, Jenkins, Afro, Schifano, Schnabel, Plessi, Dine, Francis, Appel, Jenkins, Biasi, Music, Arman, Murakami, Valdes, Mitoraj, Paladino, Mastrovito, Sassolino e Pegoraro. La collezione include, inoltre, un importante gruppo inerente allo Spazialismo, di autori quali, tra gli altri, Fontana, Dadamaino, Scheggi. (gci)
A ROMA LA PERSONALE DI TONY CRAGG
Un'occasione per scoprire l'arte di Tony Cragg: dal 9 novembre al 4 maggio 2025, il Museo Nazionale Romano presenta alle Terme di Diocleziano di Roma “Tony Cragg. Infinite forme e bellissime”, a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Verger. Si tratta di una grande mostra personale dell’artista inglese, tra i più celebri esponenti della scultura contemporanea, noto per aver sperimentato fin dagli anni Settanta forme sorprendenti accanto a materiali e tecniche inedite. La mostra è organizzata da BAM – Eventi d’Arte in progettazione con Municipio I Roma Centro. La mostra è stata realizzata con il sostegno di Banca Ifis, che da anni sostiene iniziative finalizzate a promuovere la fruizione dell’arte contemporanea attraverso le progettualità che rientrano nell’ambito di Ifis art. “Tony Cragg. Infinite forme e bellissime” porta negli ambienti carichi di storia delle Terme di Diocleziano, con le sue aule imponenti, coperte da volte amplissime, ben diciotto sculture, di medie e grandi dimensioni, realizzate negli ultimi due decenni in bronzo, legno, travertino, fibra di vetro e acciaio: forme seducenti, perturbanti, misteriose - che ora rinviano al mondo minerale e vegetale, ora alla geologia e alla biologia, evocando le onde del mare, le strutture geometriche di una pianta o di una conchiglia - che adesso entrano in dialogo con gli spazi archeologici del complesso monumentale, per irradiarsi anche al suo esterno, nelle piazze della città, in un confronto dialogico con lo spazio pubblico, le presenze artistiche più antiche di Roma e la vita quotidiana. (gci)
(© 9Colonne - citare la fonte)