A ROMA "PAUL KLEE E L’ITALIA"
La Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma presenta, fino al 27 gennaio, “Paul Klee e l’Italia”, una grande mostra sul rapporto dell’artista con il nostro Paese. Attraverso un percorso che conta circa cento opere, sia di Paul Klee sia di altri artisti stranieri ed italiani (Kandinsky, Moholy Nagy, Max Bill, Albers, Licini, Soldati, Perilli, Novelli ecc.), si analizza l’influenza della cultura e dei paesaggi del nostro paese sul lavoro dell’artista rapportandosi alle varie fasi della sua biografia artistica dagli inizi al periodo Bauhaus e agli ultimi anni solitari a Berna. L'artista tedesco viene in Italia sei volte, a cominciare dal lungo viaggio di studio tra l’ottobre 1901 e il maggio 1902, nello spirito del classico Grand Tour di formazione, con Goethe e Burckhard come guide spirituali. Roma, Napoli e Firenze sono le tre tappe principali di questo primo viaggio di apprendistato artistico. Klee ritorna nel nostro paese dapprima visitando la Sicilia, nel 1924 (Mazzarò) e nel 1931, poi l’isola d’Elba (Costruzione portuale) nel 1926, Viareggio nel 1930 e, infine, nel 1932 Venezia. Durante questi viaggi visita anche Milano, Genova, Padova, Firenze, Ravenna, Pisa, l’amata Napoli e tutte le principali città siciliane. Ognuna di queste tappe gli ispira nuovi spunti di studio e in alcuni casi anche svolte stilistiche, come la fase pointilliste suggeritagli dalla visione dei mosaici bizantini di Ravenna (Croci e colonne, 1931). Non meno significativo per il suo percorso creativo è l’incontro con il Futurismo che Klee apprezzava pur non conoscendone gli artisti. (red)
AL COLOSSEO LA STORIA DI “ROMA CAPUT MUNDI”
Roma, 12 ott - La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma racconta per la prima volta, attraverso una mostra, la storia dell’espansione politica e culturale dell’antica Roma. Un progetto ambizioso, senza precedenti, che esplora due aspetti - dominio e integrazione - nell’intento di trasmettere al grande pubblico una visione poliedrica del mondo romano. La mostra “Roma caput mundi. Una città tra dominio e integrazione”, che si tiene fino al 10 marzo nel cuore della Città eterna, intende cogliere la ricchezza e la varietà di una storia unica soprattutto per le sue armoniche contraddizioni. Il Colosseo, la Curia Iulia e il Tempio del Divo Romolo nel Foro romano, sono le sedi in cui si articola il percorso espositivo: dalle origini di Roma alla conquista dell’Italia e delle province; gli influssi culturali e religiosi; schiavitù e melting-pot etnico; visioni antiche e moderne. Sono più di un centinaio le opere scelte per narrare una storia complessa e affascinante, percepita ancora oggi dall’opinione diffusa nell’immaginario collettivo in Italia come nel resto del mondo secondo stereotipi ricorrenti, molto influenzati da ideologie e esperienze politiche dell’età contemporanea (dalla Rivoluzione francese al fascismo). (Red)
A MILANO 250 OPERE PER RACCONTARE L’ULTIMO DECENNIO
Fino al 4 novembre il Palazzo della Ragione di Milano ospita “Cassandra. Le idee del 2001 e i fatti del decennio”, una mostra sui primi dieci anni del nuovo millennio, raccontata attraverso immagini di grandi fotografi, prime pagine, video, interventi di giornalisti e scrittori, con ingresso gratuito. L’esposizione, promossa dal Comune di Milano e Palazzo della Ragione, presenta oltre 250 opere tra fotografie, disegni, vignette, video. Il nome della mostra, “Cassandra”, rende merito al controvertice che venne organizzato in occasione dei difficili giorni del G8 di Genova. Il grande salone di Palazzo della Ragione ospita al centro, lungo il colonnato, la Cronologia del decennio: 11 grandi pannelli illustrati, con le notizie da non dimenticare; 99 vignette di Altan, Ellekappa e Vauro; 22 monitor, con la cronaca giorno per giorno, foto, video, prime pagine. La prima sezione, dedicata a Economia e lavoro, ospita i reportage fotografici di Francesco Cito, sui lavoratori della pastorizia e della pesca in Sardegna, e di Justin Jin, sulle condizioni degli operai in Cina. La seconda sezione, dedicata ai Beni comuni, offre due affreschi collettivi dei fotografi dell’agenzia Prospekt, il primo sull’acqua e la vita dei grandi fiumi, il secondo sui disastri climatici e ambientali, con immagini provenienti da ogni angolo del pianeta. La terza sezione, Guerra e repressione, comprende i disegni di Fernando Botero sugli orrori di Abu Ghraib, documenti da Wikileaks e tre reportage fotografici: Fernando Moleres sul carcere minorile in Sierra Leone, Samuele Pellecchia su piazza Tahir al Cairo e Ivo Saglietti sull’identificazione delle vittime di Srebrenica. Nell’ultima sezione, Società e diritti, Massimo Di Nonno racconta con le sue immagini l’arrivo dei migranti a Lampedusa ed Eros Mauroner la battaglia di Brescia per il diritto di cittadinanza. Inoltre un racconto fotografico collettivo ritrae i bambini nelle scuole del mondo. I medesimi temi - economia e lavoro, guerra e repressione, beni comuni, società e diritti - sono commentati da brevi testi di giornalisti, opinionisti, scrittori, tra i quali Alex Zanotelli, Erri De Luca, Gino Strada. Lungo il percorso sono disposte le opere in cartapesta dell’artista Winfried Loeschburg. Cassandra dedica un approfondimento ai fatti di Napoli e Genova 2001. (red)
I PITOTI PREISTORICI RACCONTATI DALL’ARTE DIGITALE
Per la prima volta, le arti digitali - con il loro fascino e la loro forza - si combinano ai cosiddetti pitoti della Valcamonica, una valle alpina con una delle le più ricche concentrazioni di immagini preistoriche d’Europa. I Pitoti, immagini preistoriche incise picchiettando sulle grandi rocce modellate dai ghiacciai, diventano, in una mostra allestita alla Triennale di Milano fino al 4 novembre, con sottotitolo “Digital rock art from ancient Europe”, parte di una grandiosa metafora cinematografica che vede le incisioni come i fotogrammi di un film proiettato nel vasto “cinema-auditorium” costituito dal paesaggio circostante. Il progetto prende poi spunto da questa metafora per stimolare nuovi sviluppi nel campo della ricerca. I colpi di picchiettatura sulla roccia, o “pexils”, si possono paragonare ai pixel delle immagini digitali. L’applicazione di questa idea apre le porte all’ uso delle tecniche digitali per riportare in vita le statiche immagini preistoriche: fotografia digitale, cartoni animati, fotografia time-laps, scansioni laser e stampe 3D, analisi acustiche in ambiente, “Panorama”, “Ambient Cinema” e un videogioco. Pitoti è una joint venture tra archeologi e artisti digitali, una collaborazione pionieristica che ha aperto prospettive inaspettate e sorprendenti. L’immenso emporio di arte rupestre della Valcamonica, primo sito italiano ad essere inserito nella World Heritage List - Unesco, è uno dei massimi patrimoni archeologici europei. Oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’istruzione e la cultura, costituisce un meraviglioso archivio su 10.000 anni di storia dell’Europa. Sulle rocce levigate l’uomo ha inciso con continuità unica i temi della propria cultura, dai cacciatori dell’epoca post-glaciale, attraverso il Neolitico, fino alle fasi dell’età del Rame e del Bronzo, quando la possibilità di lavorare i metalli e l’instaurarsi di reti di scambio commerciali determinarono una profonda trasformazione culturale. (red)
ALLA REGGIA DI VENARIA LE UOVA DI FABERGE’
Tredici esemplari unici delle famose Uova pasquali di Fabergé, eccellenza di una produzione artistica che raggiunse l’apice nel passaggio tra Otto e Novecento, sono presenti in mostra alla Reggia di Venaria, fino al 9 novembre: costituiscono la più importante collezione al mondo di questo genere. Tra queste, si trovano ben nove Uova-gioiello imperiali, ormai entrate nel mito, realizzate in oro, pietre preziose e materiali pregiati, oltre alla romantica sorpresa a forma di cuore dell’Uovo del 1897. La mostra è dedicata appunto alle opere di alta oreficeria realizzate dal celebre Carl Fabergé, conosciuto anche come Karl Gustavovic Faberze (1846-1920), maestro gioielliere della corte imperiale dei Romanov. Sono esposti anche 350 preziosissimi capolavori prodotti dalla fabbrica orafa di San Pietroburgo, oggi appartenenti alla collezione della Link of Times Foundation di Mosca. Le opere svelano con la loro bellezza i segreti dei maestri orafi della Maison Fabergé nella lavorazione dei metalli e pietre preziose, oro, argento, cristallo di rocca, diamanti e perle, e soprattutto degli smalti trattati con procedimenti particolari tali da conferire sfumature di colori meravigliosi e cangianti. La mostra illustra il vasto repertorio di oggetti decorativi e accessori di rappresentanza prodotti dalla bottega orafa: dalle cornici per le sacre icone agli orologi, dai set da scrivania alle scatole da sigarette, alle fibbie, borsette e gioielli per signora. L’evento espositivo della Venaria è anche l’occasione per rievocare i rapporti tra la corte dei Romanov e la corte dei Savoia, dalla visita del figlio e della nuora di Caterina la Grande, i cosiddetti “Conti del Nord” che nell’aprile del 1782 frequentarono proprio la Reggia di Venaria durante il loro famoso Gran Tour, fino al soggiorno dell’ultimo Zar Nicola II in Piemonte, nell’aprile del 1910, quando venne ricevuto al Castello di Racconigi dalla corte e dai rappresentanti del Governo italiano. (red)
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