Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

MERKEL: QUANDO PUTIN
MI SPAVENTO’ COL CANE

MERKEL: QUANDO PUTIN <BR> MI SPAVENTO’ COL CANE

“Non me l’aspettavo così, devo dirlo sinceramente. Mi aspettavo che Putin continuasse ad aggredire in qualche modo l’Ucraina, magari anche il Donbas. Ma che l’attaccasse tutta, con questa brutalità, non me lo sarei aspettata”. Così Angela Merkel a Che tempo che fa su Nove sull’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. “Credo, e l’ho scritto anche nel libro, che anche il Covid abbia creato condizioni sfavorevoli e abbia accelerato uno sviluppo sfavorevole in questo senso, perché per molto tempo non ci siamo più visti. Putin aveva moltissima paura del Covid e questa paura alla fine ha fatto sì che non potessimo più parlare di persona gli uni con gli altri, che non potessimo confrontarci, sviscerare gli argomenti e forse questo è stato negativo per lo sviluppo a cui assistiamo adesso e che è terribile per tutti noi, soprattutto per il popolo ucraino”. Sugli accordi economici fatti con la Russia: “Non era proprio necessario, ma ero convinta che fosse giusto e corretto farlo a lungo termine. Anche perché dalla Guerra Fredda avevamo potuto comprare del gas a basso prezzo che aveva aiutato la nostra economia, non potevamo comprare altrettanto gas dalla Gran Bretagna o dalla Norvegia e quindi lo compravamo dalla Russia. Ma naturalmente poi l’aggressione di Putin all’Ucraina ha costretto l’economia tedesca a smarcarsi e rendersi autonoma dal gas russo, questo ha fatto crescere i prezzi dell’energia con conseguenze sull’economia. Però all’epoca io avevo cercato anche, insieme a Francois Hollande, di risolvere il conflitto diplomaticamente fra la Russia e l’Ucraina, e sono convinta anche che mantenere delle relazioni economiche fosse utile. Oltretutto agivo nell’interesse della popolazione tedesca, quindi anche a posteriori direi che sì, è stata una scelta giusta però ora abbiamo una situazione completamente diversa”.

Sull’ipotesi che l’Occidente, dopo la caduta del muro di Berlino, abbia rotto dei patti con la Russia, allargando i confini dell’UE e della Nato: “Noi non abbiamo rotto un patto, non c’era un segnale in questo senso. C’erano degli accordi, la Convenzione di Parigi, per esempio, in cui si diceva che ogni Paese può scegliersi le sue alleanze e decidere del proprio futuro. Però io scrivo anche nel libro che dobbiamo vedere come era la situazione dalla prospettiva di molti russi: con la fine della Guerra gredda è iniziato un periodo terribile dal punto di vista economico, con un’altissima inflazione negli anni ‘90.  Putin con le sue tendenze autocratiche è riuscito a essere presidente perché dal punto di vista di molti russi riportava un certo ordine. Lui stesso ha detto che per lui l’evento peggiore del XX secolo era stata la caduta dell’Unione Sovietica, per me chiaramente erano invece il nazionalsocialismo, la Seconda Guerra Mondiale… avevamo punti di vista e di partenza diversi con cui dovevamo confrontarci”. Sulla tesi di Romano Prodi che se l’Europa avesse avuto un esercito comune non ci sarebbe stata l’invasione della Russia all’Ucraina: “Io ho molta stima di Romano Prodi, ma non aderirei a questa tesi. Credo sia molto importante che l’Europa adesso agisca unita e che anche la Nato lo faccia, e che sostengano l’Ucraina, perché non dobbiamo acconsentire che Putin vinca questa guerra. Non è possibile, non è possibile per l’Ucraina, perché deve mantenersi come Stato autonomo e prendere le sue decisioni, e anche la nostra sicurezza naturalmente è collegata a questo. Per questo Putin non può vincere la guerra e noi insieme dobbiamo sostenere l’Ucraina”. L’ex cancelliera tedesca ha raccontato di quando incontrò Putin che portò con sé il suo cane, nonostante lei avesse paura: “Ho dovuto pensare che lo avesse fatto apposta perché nella mia visita precedente al Cremlino nel 2006 io avevo fatto sapere che ero stata morsa da un cane in passato e che quindi avrei preferito non portasse il suo e quando è arrivato mi ha portato un grande cane di peluche, me l’ha dato in mano e ha detto: ‘ti regalo questo perché questo non morde’. Un anno dopo, invece, ha portato con sé questo cane vivo e vegeto e non credo che avesse dimenticato quello che mi aveva detto solo un anno prima”. Inoltre ha aggiunto: “Putin parlava meglio il tedesco di quanto io parlassi il russo. Lui ha vissuto a lungo nella Repubblica Democratica Tedesca. Mi piaceva però parlare il russo perché abbiamo avuto tanti soldati sovietici nella Repubblica Democratica Tedesca, soprattutto nelle zone rurali dove sono cresciuta, e cercavo di parlare con loro, mi capitava spesso; quindi avevo una certa confidenza”. Sulla sua infanzia nella Repubblica Democratica Tedesca di cui parla nel suo libro: “Era molto grigio ed effettivamente anche brutto esteticamente, proprio il contrario di quello che vediamo per esempio come design in Italia, ma i miei genitori a me, ai miei amici e ai miei fratelli hanno creato degli spazi protetti nei quali potevamo svilupparci e potevamo essere anche persone. Quindi io ho descritto appositamente nel libro questa infanzia felice, perché so che tanti la immaginano in bianco e nero e non riescono a immaginare che al di là di quello che è lo Stato la vita valga, comunque, la pena di essere vissuta. Ed era così, io ho avuto fortuna con i miei genitori, certo bisognava stare sempre attenti perché in ogni momento si poteva entrare in conflitto con lo Stato, ma si poteva fare una bella vita a casa. Io per esempio ho studiato fisica, cosa che non avrei fatto nell’Ovest. Ho studiato fisica perché lo Stato, la Repubblica Democratica, non avrebbe potuto evitare che due più due facesse quattro o che la forza di gravità fosse la stessa che c’era nella Germania Ovest o in Italia e quindi ho potuto fare l’università, fare qualcosa di difficile, impegnativo, e ricercare, senza dover sempre essere corretta dallo Stato”. Sul consiglio che le diedero i suoi genitori di far finta di non saper tenere un segreto, per evitare di dover collaborare con la Stasi: “Era un consiglio dei miei genitori nel caso in cui la polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca volesse convincermi a collaborare con loro. I miei genitori mi hanno detto che in realtà di fatto alla base di questo c’era la cospirazione, gli altri non dovevano sapere che si lavorava per la Stasi. Ed effettivamente mi è successo nella vita e io ho detto: ‘Si però io devo raccontarlo a mio marito…’ e allora a quel punto non sarebbe stata più di nessun valore la mia collaborazione con i servizi segreti, perché sarei stata una chiacchierona. Per il resto, invece, riuscivo, quando serviva, anche a tenere le mie cose per me”. (16 dic - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)