Mentre i più importanti leader europei si apprestano a partecipare nel pomeriggio al vertice “informale” di Parigi indetto da Macron nel tentativo di trovare una risposta comune all’accelerazione diplomatica impressa alla questione ucraina dall’amministrazione Trump, che di fatto rischia di relegare il blocco continentale a un ruolo di second’ordine non solo relativamente a un eventuale tavolo di negoziati con Mosca, il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, arriva oggi in Arabia Saudita proprio in vista dei colloqui programmati con i funzionari russi volti a porre fine alla guerra. Riad, coinvolta anche nei colloqui con Washington sul futuro della Striscia di Gaza, ha avuto un ruolo nei primi contatti tra lo staff del Tycoon, che si è insediato il 20 gennaio, e il Cremlino, contribuendo a garantire uno scambio di prigionieri la scorsa settimana.
Rubio, che sabato ha parlato al telefono con il suo omologo russo Sergei Lavrov, incontrerà le controparti russe insieme al consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz, e all'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, secondo quanto riportato da alcuni medi americani. Secondo la testata russa Kommersant, i colloqui dovrebbero tenersi domani nella capitale saudita e rappresenteranno i primi contatti di persona ad alto livello tra funzionari russi e americani da anni. Rubio ha affermato ieri che le prossime settimane e i prossimi giorni determineranno se Putin “intende seriamente concludere la pace”.
TRUMP. Da parte sua, incontrando i giornalisti nella notte italiana di fronte all’Air Force One, il presidente americano ha assicurato che il suo incontro con il suo omologo Vladimir Putin potrebbe aver luogo “molto presto” e che il presidente russo desidera che i combattimenti in Ucraina “cessino”, specificando comunque che sulla tempistica dell'incontro con il presidente russo in Arabia Saudita “Non è stata fissata una data”. “Penso che Putin voglia smettere di combattere”, ha detto ancora Trump. “Abbiamo parlato a lungo e con intensità”, ha aggiunto, ricordando la sua conversazione telefonica di mercoledì con il presidente russo. Alla domanda se il leader del Cremlino intendesse invadere tutta l'Ucraina, Trump ha risposto “no”, pur apparendo più fermo: “È la domanda che gli ho posto, perché se” Putin “avesse inteso procedere in questo senso, sarebbe stato un grosso problema per noi, perché non possiamo permettere che ciò accada”.
ZELENSKY. Nella regione è presente anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, giunto negli Emirati Arabi Uniti ieri per un tour che lo porterà anche in Arabia Saudita e Turchia. Il leader ucraino ha specificato di non avere intenzione di incontrare funzionari russi o americani e che l'Ucraina non sarà invitata ai colloqui ospitati dall'Arabia Saudita. Zelensky ha però esortato i suoi alleati europei a evitare un accordo forgiato dagli americani “alle spalle” di Kiev e dell'Europa.
VERTICE DI PARIGI. Nel frattempo, tornando per l’appunto all’Europa, centinaia di rappresentanti dell'élite diplomatica e militare del vecchio continente, riuniti ieri alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, hanno lasciato la capitale bavarese con l'impressione di aver vissuto, parafrasando John Reed, tre giorni che sconvolsero il mondo. Un sentimento comune riassunto dal presidente finlandese Alexander Stubb con una citazione proprio di Lenin: “Ci sono decenni in cui non accade nulla e ci sono settimane in cui accadono decenni”. Il disimpegno americano nel vecchio continente sembra infatti alle porte, e la prospettiva di un mondo tripolare, che si regga sull’asse Washington-Pechino-Mosca sul modello di una nuova Yalta non è mai stato meno distante da uno scenario di fantapolitica. In questo contesto, è stata ben accolta a Monaco l'iniziativa francese di organizzare il già citato vertice a Parigi, nelle parole dell’Eliseo un summit dei paesi “capaci e volenterosi”, espressione diplomatica che designa i più determinati ma anche coloro che possono fornire capacità economiche ma anche militari. È però evidente che ci si stia allontanando dai consueti formati europei per evitare blocchi e coinvolgere il Regno Unito: questo fa parte dell’inversione a U impressa da Trump alle dinamiche dei rapporti internazionali.
A Parigi saranno presenti oltre al presidente francese Emmanuel Macron, la nostra presidente del consiglio Giorgia Meloni nonché i capi di governo di Germania (Olaf Scholz), Regno Unito (Keir Starmer), Polonia (Donald Tusk), Spagna (Pedro Sanchez), Paesi Bassi (Dick Schoof) e Danimarca (Mette Frederiksen). Saranno a Parigi anche il presidente del Consiglio europeo António Costa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della NATO Mark Rutte. Ma, ci si chiede, di cosa parleranno queste persone "capaci e volenterose"? Un invito in tal senso è giunto da Rutte per il quale l’Europa deve “imporsi nel dibattito non lamentandosi, ma con proposte concrete, come le garanzie di sicurezza”. In tal senso, il capo della diplomazia francese, Jean-Noël Barrot, ha annunciato che sono in corso discussioni sullo spiegamento di truppe, in particolare francesi, britanniche e polacche, “i tre principali eserciti europei”, per garantire un futuro cessate il fuoco e una “pace duratura” in Ucraina.
NELLA FOTO: Incontri Trump-Putin avvenuto durante il primomandato del presidente americano (17 FEB - deg)
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