Roma, 25 feb - “Dopo tre viaggi in Albania, e io ero presente a tutte e tre i tentativi, possiamo dire ufficialmente che il modello Albania in nessun modo è un modello. Tutto l'impianto, sia procedurale che nel concreto, si è dimostrato poi alla fine nella sostanza profondamente lesivo dei diritti umani delle persone deportate, sia per quanto riguarda il diritto alla difesa che per quanto riguarda il diritto alla comunicazione, che ha un'adeguata valutazione delle vulnerabilità su cui ancora attendiamo un minimo di trasparenza”. Così la deputata del Partito democratico, Rachele Scarpa, a margine dell’evento organizzato dal Tavolo Asilo e Immigrazione sui centri in Albania. “In generale io penso che vada vista la questione nel suo complesso: il governo ha per tre volte tentato di legittimare un modello di esternalizzazione del sistema dei rimpatri, forzando e cercando di anticipare delle procedure che in ogni caso non cominceremo a sperimentare fino al 2026” con l’entrata in vigore del nuovo Patto europeo, “mentre liberava un torturatore libico, e mi riferisco a Almasii per cui oggi sul ministro Nordio pende una mozione di sfiducia, che in quei centri tratteneva 73 delle persone poi portate in Albania e che ono passate ad esempio da quei centri di detenzione libici”. A conti fatti dunque, secondo Scarpa, “abbiamo un esperimento fatto sulle vittime del carceriere, e il carceriere tranquillamente riaccompagnato a casa. Un doppio standard che racconta qual è il modello del governo Meloni sull'immigrazione: operazioni di propaganda fatte sulla pelle delle persone che non incidono sui flussi, non risolvono niente e vanno solo a creare sofferenza inutile”.
(PO / Mol – Sis)
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