Si è svolto a Palazzo Wedekind a Roma, il convegno “Diversity, Pari Opportunità e Lavoro: Diritti e nuove sfide”, organizzato dall’INPS, che ha visto istituzioni e esperti confrontarsi sulle misure necessarie per favorire l’inclusione, il contrasto alle discriminazioni e il riequilibrio del divario di genere nel mondo del lavoro.
Al centro della discussione, il tema della disparità retributiva e occupazionale tra uomini e donne, con un focus sulle cause strutturali che ancora frenano la piena partecipazione femminile al mercato del lavoro. “Le donne hanno un tasso di occupazione inferiore al 53%, mentre quello maschile supera il 70%”, ha evidenziato Maria Giovanna De Vivo, Presidente CUG INPS. “Questa situazione incide sulla natalità e sulla sostenibilità pensionistica, perché meno donne e giovani nel mercato del lavoro significano minori contributi e maggiori squilibri nel sistema previdenziale”.
La certificazione di parità di genere è stata indicata come uno strumento chiave per spingere le aziende e le amministrazioni pubbliche ad adottare politiche più inclusive. “Si tratta di un’opportunità concreta per garantire il rispetto delle pari opportunità e contrastare le disparità retributive”, ha aggiunto De Vivo. “Oltre a stabilire obiettivi chiari, questo strumento impone un monitoraggio continuo per verificare i progressi e migliorare costantemente”.
Un altro tema centrale è stato quello delle politiche attive del lavoro e della formazione, come sottolineato da Cristina Deidda, Direttrice centrale Formazione e Accademia INPS. “L’inclusione passa anche attraverso la crescita delle competenze. Per questo, INPS investe in percorsi formativi mirati, non solo dal punto di vista tecnico-operativo, ma anche culturale e sociale. È fondamentale che il personale sia preparato ad affrontare situazioni di fragilità, senza creare ulteriori disuguaglianze”. Un riferimento specifico è stato fatto alla necessità di migliorare la gestione della disabilità nel lavoro e alla formazione su come interagire con categorie più vulnerabili. Sulla stessa linea, Antonio Naddeo, Presidente ARAN, ha posto l’attenzione sul ruolo dei contratti collettivi nella promozione della parità. “Garantire retribuzioni uguali per le stesse mansioni non è sufficiente. Serve un monitoraggio attento per evitare che le donne siano penalizzate nei percorsi di carriera e nelle valutazioni delle performance”, ha spiegato. “I contratti devono includere strumenti per favorire realmente la crescita professionale delle donne, evitando che le differenze nei ruoli ricoperti si traducano in disparità salariali di fatto”.
Nelle sue conclusioni, il Presidente INPS Gabriele Fava ha ribadito l’importanza di tradurre le riflessioni in azioni concrete. “Siamo diversi, ma complementari. E proprio la complicità, insieme al rispetto, sono gli ingredienti che portano ai migliori risultati, nel lavoro come nella società. Non dobbiamo limitarci alle intenzioni, ma trasformare questi principi in realtà”, ha dichiarato.
Un passaggio particolarmente sentito ha riguardato il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro dopo malattie gravi, come il tumore al seno. “Oggi il quadro normativo è carente, sia in Italia che a livello europeo. Il periodo di comporto è l’unico strumento di tutela, ma è insufficiente. Servono misure più ampie per accompagnare le donne non solo nel rientro professionale, ma anche nel recupero della piena vita sociale”, ha spiegato Fava. “Dobbiamo lavorare su nuovi strumenti di supporto, come l’assistenza psicologica e percorsi di reinserimento mirati”.
Infine, un richiamo alla necessità di un approccio più moderno all’organizzazione del lavoro. “Lo smart working e i nuovi modelli organizzativi stanno cambiando il concetto di presenza fisica. Oggi il valore del lavoro si misura sui risultati, non sul tempo trascorso in ufficio. Questo deve tradursi in un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale, con benefici per tutti”, ha concluso Fava.
L’INPS, che si conferma una best practice nel settore pubblico per le politiche di parità, ha ribadito il proprio impegno a tradurre queste riflessioni in misure concrete, affinché la diversità e l’inclusione diventino pilastri strutturali del mondo del lavoro. (13 mar - alp)
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