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Mediterraneo: precipitazioni stabili dalla fine dell’Ottocento, ma in futuro è prevista una diminuzione

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L’evoluzione delle precipitazioni ha importanti implicazioni per le politiche sociali, economiche e ambientali nella regione del Mediterraneo. Ora uno studio, condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato da Sergio Vicente Serrano del Pyrenean Institute of Ecology e Yves Tramblay del French Institute of Research for Development e con un importante contributo dell’Università Statale di Milano, dell’Università del Salento e del CNR-ISAC, ha rilevato che dal 1871 al 2020 le precipitazioni in quest’area sono rimaste sostanzialmente stabili anche se distribuite irregolarmente, ma si prevede una diminuzione nel corso del XXI secolo. La ricerca, pubblicata da Nature, si basa su dati provenienti da 27 paesi e colma una lacuna di conoscenza causata dalla mancanza di dati meteo completi, dovuta a politiche di alcuni paesi del Mediterraneo non favorevoli a mettere in comune le serie osservative del passato. Problema che è stato risolto sviluppando un metodo di lavoro innovativo che ha permesso elaborazioni svolte in modo distribuito, ma basate su un unico pacchetto di codici di analisi dati, senza che i singoli paesi coinvolti dovessero condividere i dati originali. Lo studio mostra che nel passato le precipitazioni nella regione sono state caratterizzate da una forte variabilità spaziale e temporale, ma sono rimaste fino ad ora in gran parte stabili nel lungo termine. I risultati del progetto attestano l’affidabilità dei modelli e dell’attesa futura diminuzione delle precipitazioni per la regione mediterranea. “Questa riduzione è molto preoccupante perché la regione del Mediterraneo sta già attraversando un periodo di crescente aridità climatica, causata dall'aumento dell'evaporazione dovuto al forte incremento delle temperature. Temiamo quindi che nei prossimi decenni si aggraverà la scarsità delle risorse idriche e l'aridità nella regione” conclude Maurizio Maugeri, docente del dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’Università statale di Milano e tra i primi firmatari dello studio insieme al professor Piero Lionello del dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento.


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