“Più di 50 paesi” hanno contattato la Casa Bianca “per avviare i negoziati” sulla questione dei dazi. Così in un’intervista ad ABC il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, il quale ha inoltre recisamente respinto l'idea che le gabelle sulle merci in entrata si trasformeranno in un boomerang per i consumatori americani. Sabato è entrata in vigore un'aliquota doganale universale del 10%. Tale “barriera”, a partire da mercoledì, sarà aumentata per diverse decine di importanti partner commerciali degli Stati Uniti, in particolare l'Unione Europea (20%) e la Cina (34%). “Potrebbero esserci aumenti di prezzo”, ha comunque ammesso Hassett, per il quale i dazi rappresentano modo per “trattare equamente i lavoratori (americani)” e proteggerli dalla concorrenza sleale come – ha argomentato – quella di Pechino che “scaricando qui le sue mercanzie crea posti di lavoro in Cina”.
“Alla domanda sul perché la Russia non fosse nella lista dei paesi soggetti a tassazione, il consigliere economico ha fatto riferimento ai negoziati in corso con Mosca e Kiev sulla guerra in Ucraina. “Penso che il presidente abbia preso la decisione di non mischiare le due questioni. “Questo non significa che la Russia, per quanto possibile, sarà trattata in modo molto diverso da tutti gli altri paesi”. Sempre su ABC, l'ex Segretario al Tesoro Larry Summers si è espresso in maniera diametralmente opposta: “Questa dei dazi – ha dichiarato - è la ferita autoinflitta più grande che abbiamo causato alla nostra economia in tutta la nostra storia. Stiamo aumentando l'inflazione perché i prezzi sono più alti a causa delle nuove tariffe. Ciò dà alle persone meno potere di spesa. Ciò significa meno posti di lavoro”. Per Summers, “I mercati stanno osservando tutto questo. E pensano che le aziende varranno cinque trilioni (cinquemila miliardi) di dollari in meno di quanto si ritenesse prima che queste tariffe iniziassero. E questa è solo la perdita per le aziende. Se si aggiunge la perdita per i consumatori, una stima ragionevole sarebbe probabilmente qualcosa come 30 trilioni (trentamila miliardi) di dollari”.
Da parte sua, sempre ieri il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha minimizzato le preoccupazioni circa le perdite del mercato azionario in seguito alle politiche tariffarie trumpiane “I mercati sono animali organici. E non sai mai quale sarà la reazione. Una cosa che posso dirti, come segretario al Tesoro, è che sono rimasto molto colpito dall'infrastruttura di mercato, che venerdì abbiamo avuto un volume record”, ha detto Bessent a “Meet the Press” della NBC, riferendosi al numero record di azioni totali scambiate. Da mercoledì, ovvero dall’annuncio ufficiale dell’innalzamento delle barriere tariffarie decretato dal tycoon, il mercato azionario è crollato, mentre aumentano i timori di recessione a livello globale. Incalzato sulla possibilità che proprio gli americani debbano in breve trovarsi da affrontare un’ondata inflattiva, Bessent si è detto ottimista. “Non ci sarà alcuna recessione – ha detto -. Chissà come reagirà il mercato tra un giorno, tra una settimana. Quello che stiamo osservando è la costruzione dei fondamentali economici a lungo termine per la prosperità, mentre la precedente amministrazione ci aveva messo sulla strada della calamità finanziaria”. (7 APR - deg)
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