Via la dicitura "padre" / "madre" sulla carta d'identità elettronica, in quanto discriminatoria e non rappresentativa di tutti i nuclei familiari e i loro legittimi rapporti di filiazione: l'indicazione corretta è quella di "genitore". Così la Corte di Cassazione, respingendo il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione della Corte d'appello di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con cui si sostituiva la dicitura "genitore" con quelle di "padre" e "madre", archiviate nel 2015. Un sentenza, quella della suprema corte, destinata a scatenare il dibattito politico. "La sentenza della Cassazione è storica e mette un punto fermo: la tutela
dei diritti di tutti i figli è prioritaria. Negare a una bambina o a un bambino un documento d’identità che rappresenti 'le legittime conformazioni dei nuclei familiari' è una violazione grave e discriminatoria - così in una nota Alessandro Zan,
responsabile Diritti nella segreteria nazionale del Pd ed europarlamentare - In sostanza è illegittimo scrivere sulla carta d’identità ‘madre’ e ‘padre’ quando la realtà familiare è costituita da due genitori dello stesso sesso, tramite il ricorso all’adozione per casi particolari. Si infrange così contro la realtà, la crociata ideologica portata avanti dalla destra nei confronti delle famiglie arcobaleno, con l’imposizione della dicitura del 2018 di Matteo Salvini e con i vari ricorsi dell’attuale ministro dell’interno Piantedosi. Una retorica ipocrita, cavalcata anche da Giorgia Meloni, che ha usato i diritti di tante
bambine e tanti bambini per pura speculazione politica". "Il decreto di Salvini - aggiunge - era vergognoso per un paese civile, Piantedosi lo ha difeso fino all’ultimo con l’assenso di Meloni, mentre alcune famiglie italiane venivano umiliate negli uffici dei nostri comuni. La destra si riempie la bocca di parole vuote a difesa dei minori e delle famiglie, ma la giurisprudenza oggi conferma il contrario: c’era una precisa volontà discriminatoria. Andiamo avanti con ancora più forza nel portare avanti la nostra battaglia per la piena uguaglianza, per un pieno riconoscimento dei diritti di tutte le famiglie. La destra al governo vuole cancellare la realtà a colpi di decreto, accecata dall’ideologia e dall’odio. Non glielo permetteremo”. “La Cassazione cancella mamma e papà, che per fortuna sono irrinunciabili per la natura e il buonsenso. Non ci arrenderemo mai” commenta invece la deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito. (PO / Roc) ////