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direttore Paolo Pagliaro

A Bergamo il Mantegna restaurato

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Bergamo il Mantegna restaurato

A BERGAMO IL MANTEGNA RESTAURATO
Nel 2008 l’Accademia Carrara di Bergamo ha affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze una delle opere più preziose delle sue collezioni: la Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna. E’ giunto a conclusione il delicato e innovativo intervento di restauro del dipinto che, dopo una presentazione in anteprima alla Galleria dell’Accademia di Firenze, fino al 13 gennaio ritorna a Bergamo. Il dipinto, entrato nelle collezioni della Carrara nel 1851 per dono del collezionista Carlo Marenzi, è noto non solo per il senso di mistero che induce ma anche per la particolare tecnica artistica con cui è realizzato - tempera su tela - utilizzata da Mantegna per conferire alla superficie pittorica un effetto chiaro e poroso, vicino agli esiti della pittura murale. Ci troviamo quindi di fronte a un caso eccezionale di “tempera magra” non verniciata che ha sostanzialmente mantenuto l’effetto artistico ricercato da Mantegna. Proprio la natura fragile del manufatto ha causato il cedimento della tensione della tela sul telaio. Attraverso un lavoro certosino sono state risarcite tutte le lacune con l’inserimento di frammenti di tela dello stesso filato della tela originale. La splendida piccola tela è stata collocata dalla critica in periodi molto diversi dell’attività di Mantegna: chi la pone addirittura nel cuore del periodo di Padova (1455 ca), chi all’inizio del periodo mantovano al servizio dei Gonzaga (dal 1460), chi a conclusione della Camera degli Sposi (1465 - 1474), chi a fine carriera dopo il ciclo del Trionfo di Cesare (1480- 1495). (Red)

CHIPPERFIELD: ARCHEOSTAR PER IL CASTELLO SFORZESCO
Ricerca di continuità, tesa a un equilibrio di affinità tra le parti storiche e i nuovi interventi. Questa in sintesi l’idea di restauro di David Chipperfield, una delle più alte personalità dell’architettura contemporanea che il suo studio ha interpretato in due progetti in mostra allo SpazioFMGperl’Architettura fino al 25 gennaio: i Rivellini del Castello Sforzesco di Milano e Villa Da Porto Barbaran a Montorso Vicentino. Il progetto di recupero dei Rivellini del Castello Sforzesco fa parte del più ampio Piano Generale per il riallestimento museografico del monumentale complesso milanese conseguente al concorso vinto nel 2005 da Architetto Michele De Lucchi e David Chipperfield Architects. L’intento generale è quello di completare i volumi, demoliti durante il restauro condotto da Beltrami agli inizi del ’900. La Villa Veneta a Montorso Vicentino appartenne a Luigi Da Porto, autore della novella cinquecentesca Giulietta e Romeo che ispirò William Shakespeare e, una volta recuperata, la Barchessa diventerà la sede del grande Gruppo Orafo Cielo Venezia 1270. Realizzata in fasi distinte a partire dalla prima metà del Cinquecento la Villa ha raggiunto il suo massimo sviluppo nella prima metà dell’Ottocento per poi subire manomissioni, crolli e abbandoni che l’hanno portata fino allo stato di rudere. (Red)

IL RITRATTO CON CUI PISANELLO SFIDO’ BELLINI
Torino, 14 dic - Anche quest’anno Palazzo Madama a Torino offre ai visitatori la possibilità, fino al 13 gennaio, di un confronto ravvicinato con un grande capolavoro dell’arte italiana. Dopo la Madonna col Bambino di Michelangelo, il disegno esposto durante le festività natalizie del 2011, è ora la volta del ritratto di Lionello d’Este dipinto da Antonio Pisano, detto Pisanello. L’esposizione si lega al percorso sulla storia del ritratto pittorico allestito nelle sale espositive del museo in occasione della mostra dedicata a Robert Wilson, ed è finanziata con i fondi donati dai visitatori dello scorso anno. La tavola è stata restaurata nel 2008 presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e proviene dalle raccolte dell’Accademia Carrara di Bergamo, ora chiusa per lavori di restauro e la cui riapertura è prevista per il 2014. Il dipinto è tra le opere più celebri della pittura rinascimentale italiana e raffigura il marchese Lionello d’Este, signore di Ferrara dal 1441 al 1450. Fu realizzato in occasione di una sfida che mise a confronto Pisanello con un altro artista veneto del momento, Jacopo Bellini. L’idea della gara, celebrata dai letterati del tempo, documenta l’alta considerazione raggiunta dalle arti figurative nell’ambiente delle corti italiane del Rinascimento. La mostra è resa possibile grazie al generoso contributo dei visitatori che l’anno scorso hanno donato oltre 16 mila euro. Anche quest’anno in museo verrà posizionata un’urna per il contributo dei cittadini, per raccogliere i fondi che finanzieranno la mostra dell’anno prossimo e contribuiranno a sostenere Palazzo Madama. (Red)

LE MADONNE SALVATE DALLE MACERIE DELL’AQUILA
La mostra “Tesori ritrovati d’Abruzzo: l’arte di salvare l’arte” arriva a Cervia. Il Museo del sale ospita fino al 13 gennaio sette delle Madonne salvate dalle macerie dell’Aquila. La mostra fa incontrare i tesori dell’arte sacra abruzzese feriti dal terremoto dell’Aquila e, dopo l’adozione da parte di generosi mecenati privati, restaurati e riportati ai loro colori e alla loro vita: in alcuni casi, come per il “Ritrovamento della vera croce”, di Giulio Cesare Bedeschini, si è trattato di un vero e proprio miracolo del restauro, date le condizioni disperate in cui l’aveva trovato la famiglia di restauratori Nicola di Aramengo (Asti), che l’aveva adottata. La mostra segue l’appello che nel 2010 fu lanciato dal Premio Rotondi ai salvatori dell’arte. In quell’occasione furono presentate nella Rocca di Sassocorvaro (la stessa dove furono ricoverate e salvate le principali opere d’arte italiane durante la Seconda guerra mondiale) diciotto opere d’arte sacra, con l’indicazione della somma necessaria per il completo recupero di ognuna di esse. “Tutte le opere - spiega oggi il coordinatore del Premio Salvatore Giannella - sono state adottate da singoli cittadini, da famiglie, da imprese e da amministrazioni pubbliche per un totale di molte decine di migliaia di euro”. All’appello hanno risposto in molti, dallo stilista Ottavio Missoni che ha adottato la ‘Trasfigurazione di Cristo’, proveniente dalla chiesa di Santa Giusta, a Michelangelo Rossi di Sassocorvaro, che sotto le macerie dell’Aquila ha perso la giovane figlia, l’ingegnere spaziale Michela. Il 13 gennaio, in occasione del finissage a Cervia, verrà organizzato un convegno per rilanciare ulteriormente la generosità dei singoli per proseguire il recupero delle opere ritrovate dell’Aquila, ma anche per non dimenticare l’Emilia. (Red)

A TORINO I CAPOLAVORI DI DEGAS
La storica Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino ospita fino al 27 gennaio la più importante mostra che l’Italia abbia dedicato a Edgar Degas negli ultimi decenni, curata da Xavier Rey, conservatore presso il Musée d’Orsay e grande specialista di Degas. In esposizione circa ottanta opere, tra dipinti, disegni e sculture, che rappresentano tutti i temi della sua copiosa produzione: l'ambiente familiare; l'esperienza italiana; il mondo parigino degli artisti, della musica e dei caffè; il paesaggio; i cavalli e le corse; le celeberrime ballerine; il nudo. Due straordinari ritratti aprono la mostra: l'Autoritratto del giovane artista e quello del nonno Hilaire de Gas. All'esperienza italiana dei primi anni della sua attività si collega anche l'eccezionale presenza in mostra di Ritratto di famiglia (La Famiglia Bellelli), opera che solo in rarissime occasioni ha lasciato il museo parigino. Opere straordinarie come L'orchestra dell'Opéra e Donne fuori da un caffè la sera restituiscono invece il mondo della Parigi di fine Ottocento con i suoi caffè frequentati da artisti, letterati, musicisti. In mostra anche i soggetti più popolari dell'opera di Degas: i cavalli. Tra gli altri, in mostra il celeberrimo quadro Il Defilé (Cavalli da corsa davanti alle tribune). Non mancano le celeberrime ballerine, opere che costituiscono una delle cifre stilistiche di Degas, presenti in mostra in tutte le tecniche utilizzate dal maestro - olio, pastello, gouache - e in diverse inquadrature di scena o di prova, tra cui spiccano autentici capolavori come Prove di balletto in scena, Fin d'arabesque e Arlecchino e Colombina. E infine il nudo femminile - figure di donne riprese nell'atto di lavarsi, di pettinarsi, dopo il bagno - che vede la presenza in mostra di Donna alla toilette che si asciuga il piede, uno dei più importanti pastelli dedicati da Degas a questo tema. Completano la mostra alcune altre piccole sculture in bronzo, figurine femminili dinamiche anch'esse riprese nell'intimità quotidiana. (Red)

A PALAZZO STROZZI L’ARTE ITALIANA DEGLI ANNI ‘30
Fino al 27 gennaio in mostra a Firenze, a Palazzo Strozzi, le arti negli anni Trenta. Dai capolavori di Sironi, Martini, Fontana, Guttuso, fino al design, un periodo visto nel suo lato più innovativo e vitale. Attraverso 96 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design, la mostra “Anni Trenta” narra un periodo cruciale che segna, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema vivacità e propositività: sullo sfondo, il primo sviluppo anche nel nostro paese della comunicazione di massa, con i manifesti, la radio, il cinema e i primi rotocalchi, che dalle “belle arti” raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. La rassegna racconta un’epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli Anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l’affermazione di un’idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi. La mostra, partendo dalla prospettiva critica di chi scriveva negli anni Trenta, fa riferimento all’idea di un’arte italiana caratterizzata dalle specificità di alcune “scuole” (Milano, Firenze, Roma, Torino, Trieste), in dialogo tra loro ma anche in rapporto con centri internazionali come Parigi e Berlino. L’esposizione dà risalto particolare alle novità di linguaggio portate dalle giovani generazioni, privilegiando le opere che ebbero visibilità nelle esposizioni e influirono sul dibattito artistico; saranno altresì in mostra alcuni pezzi raramente visti, se non pressoché inediti. “Anni Trenta”, dunque, come laboratorio complicato e vitale, dove, durante il fascismo, si combatté una battaglia artistica che vide schierati tutti gli stili e tutte le tendenze: dal classicismo al futurismo, dall’espressionismo all’astrattismo, dall’arte monumentale alla pittura da salotto. (Red)

(© 9Colonne - citare la fonte)