Roma, 19 apr – L’idea di un vertice tra Unione europea e Stati Uniti promosso dall’Italia accende entusiasmi, ma anche perplessità. L’iniziativa, nata dopo il colloquio a Washington tra la premier Giorgia Meloni e Donald Trump, viene accolta con favore sul piano diplomatico, ma incontra numerosi ostacoli nel merito e nel metodo. Il primo scoglio? L’eventuale sede dell’incontro: Roma. La proposta, fanno sapere da Bruxelles, rappresenta «un passo positivo» verso un dialogo diretto tra le due sponde dell’Atlantico. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aggiornata ieri dalla stessa Meloni, ha riconosciuto il valore dell’iniziativa, considerandola un ponte politico potenzialmente utile. L’appuntamento con Trump era stato infatti concordato in anticipo con i vertici comunitari. Tuttavia, dietro i sorrisi ufficiali, emergono dubbi e tensioni. Uno degli elementi critici riguarda la legittimità del percorso scelto. I vertici europei sottolineano che l’organizzazione di un summit internazionale è competenza del Consiglio europeo, guidato da Antonio Costa, e non della Commissione. E se è vero che Costa è stato informato della proposta italiana ed ha espresso un giudizio «positivo», è altrettanto vero che sono stati avviati solo ora i primi contatti tra le capitali europee per valutare fattibilità e consensi. Ed è proprio in questa fase che si alza un primo muro. Alcuni governi dell’Unione considerano “non opportuna” la scelta della capitale italiana come teatro dell’eventuale vertice. Roma rischierebbe, secondo diverse cancellerie, di apparire come una sede scelta più per motivi simbolici — legati al rapporto personale tra Meloni e Trump — che per ragioni istituzionali. In un momento in cui si discute dell’autonomia strategica dell’Europa, accogliere l’ex presidente Usa lontano da Bruxelles sarebbe percepito da molti come una concessione indebita a una visione bilaterale che scavalca i meccanismi comunitari. Anche il calendario internazionale complica le cose: a giugno si terranno già due appuntamenti chiave — il vertice NATO all’Aja e il Consiglio europeo a Bruxelles — che vedranno la partecipazione dello stesso Trump. Organizzare un ulteriore incontro a Roma, con tutti i leader europei, rischia di sovrapporsi inutilmente a momenti già strutturati. Nel frattempo, la sostanza delle relazioni transatlantiche resta fragile. Sul fronte dei dazi, infatti, non si registrano progressi concreti. I negoziati tecnici riprenderanno nei prossimi giorni, ma le aspettative restano basse. Il commissario al commercio, Maros Sefcovic, non prevede nuove missioni a Washington, segnale che il clima non è dei più distesi. Bruxelles, dal canto suo, prepara le contromisure per l’estate, pronta a reagire in caso di escalation commerciale. In questo scenario, la proposta italiana assume contorni sempre più complessi. Se da un lato mostra ambizioni di leadership internazionale, dall’altro si scontra con le regole del gioco europeo, ancora saldamente ancorate al processo collegiale. E mentre Trump prepara il suo ritorno sulla scena globale, l’Europa cerca un equilibrio tra apertura e prudenza. (18 apr – sem)