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Dante Mortet: la “Mano Artigiana” che racconta l’anima dell’Italia

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Dante Mortet: la “Mano Artigiana” che racconta l’anima dell’Italia

C’è un angolo nascosto nel cuore di Roma dove il tempo sembra fermarsi: è la bottega Mortet, al civico 18 di via dei Portoghesi. Un posto incantato nel cortile interno di Palazzo Scapucci – noto come Palazzo della Scimmia – dove si viene subito accolti da un’atmosfera d’altri tempi, fatta di odore di cera, bozzetti, strumenti antichi, suoni e silenzi carichi di gesti. In questo luogo quasi sacro, Dante Mortet – scultore, cesellatore, artigiano – continua una tradizione familiare che da cinque generazioni scolpisce la storia, l’identità e la memoria di Roma e dell’Italia.

Una storia di mani, maestria romana, eredità e sogni
Dante ama definirsi artigiano, non artista, nonostante le sue opere siano presenti nei più importanti contesti istituzionali e culturali del mondo. “Se l’arte è emozione, allora sono un artista”, concede, ma sempre con umiltà. La sua famiglia è in Italia da oltre 150 anni: arrivarono dalla Francia nell’Ottocento, aprendo la prima bottega a Firenze. È a Roma, però, che si scrive la parte più intensa della loro storia, grazie a prestigiosi incarichi ricevuti dopo l’Unità d’Italia e poi, nel dopoguerra, con la fondazione della bottega attuale da parte di Aurelio e Virgilio Mortet. Oggi Dante e il fratello Andrea proseguono quel cammino grazie ai sapienti insegnamenti dell’indimenticato padre – il maestro Aurelio Mortet.
Tra i numerosissimi tesori della bottega Mortet ci sono anche le celebri fontane in bronzo e argento, nate negli anni Venti con la riproduzione della Fontana delle Tartarughe, tanto amata per la sua armonia e le dimensioni contenute. Il progetto esplose con il matrimonio hollywoodiano tra Tyrone Power e Linda Christian, quando Bulgari commissionò alla bottega una miniatura di fontane d’oro da inserire in un bracciale regalo. Da allora, le fontane firmate Mortet sono arrivate in boutique prestigiose come Petochi e Vestroni, o nelle case di personaggi illustri: Giulio Andreotti, il re di Spagna, fino alla First Lady Laura Bush, alla quale furono donate tre riproduzioni delle fontane di Piazza Navona.
Tra i lavori più iconici della famiglia spiccano premi nazionali ed internazionali, opere realizzate per re, papi e capi di Stato: dalla Spada della Vittoria per Vittorio Emanuele II alla penna con cui Giovanni XXIII firmò l’enciclica “Pacem in Terris”, fino all’anello di Papa Paolo VI. La bottega Mortet ha saputo coniugare tradizione e innovazione, senza mai abbandonare la sacralità del gesto manuale, quella “mano artigiana” che oggi è diventata un progetto simbolo del Made in Italy.
Un giorno, proprio Aurelio Mortet scolpì la sua stessa mano come modello per la statua di San Paolo della Croce. Quella mano, diventata simbolo e memoria, è stata anche la prima scultura che Dante ha voluto riprodurre per iniziare il suo progetto più celebre: Mano Artigiana.

Mano Artigiana: quando la scultura è identità
È proprio la mano a diventare emblema del lavoro di Dante: non solo come strumento fisico, ma come metafora di conoscenza, creatività e stile di vita italiano. Il progetto Mano Artigiana nasce dalla scultura della mano del padre e si è evoluto attraverso opere dedicate a personaggi illustri come Robert De Niro, Martin Scorsese, Ennio Morricone, Quentin Tarantino, Andrea Bocelli, Vasco Rossi e da pochi giorni anche Dustin Hoffman e Moishe Mana, magnate e promotore dell’arte a Miami.
L’idea più ambiziosa è in fase di realizzazione: una mano di tre metri intitolata We come from there, da collocare nei pressi del Brooklyn Bridge. Sarà il simbolo delle mani degli italiani emigrati negli Stati Uniti, mani che hanno costruito con sacrificio e passione un futuro migliore, restando legate alla propria terra. "Sarà un omaggio agli italiani nel mondo, alle mani che hanno lavorato in silenzio per costruire una nuova identità senza dimenticare le radici. Un omaggio a tutti gli italiani che sono stati un seme prezioso in una terra generosa”, racconta Dante.

Napoli e New York: uniti da San Gennaro
Questo nuovo progetto si collega a un’iniziativa ancora più grande: unire simbolicamente Napoli e New York attraverso la figura di San Gennaro, patrono di Napoli e protagonista della celebre festa italo-americana di Little Italy. Dante sta lavorando a una nuova opera e a un evento che celebrerà non solo la devozione popolare, ma anche il ponte culturale e spirituale tra le due città. Un tributo agli emigranti, alle loro tradizioni e al cuore italiano che continua a battere forte oltre oceano.

Dalla Dea Roma a Pelé: la forma dell’eternità
Dante Mortet è anche il creatore del nuovo premio speciale della National Italian American Foundation (NIAF): la Dea Roma, ispirata alla figura classica di Atena e replicata dall’originale posta al centro dell’Altare della Patria. La scultura – in bronzo dorato con base in marmo di Carrara – è stata consegnata durante il Gala di metà anno a New York lo scorso aprile. Un tributo all’italianità che, come ricorda Mortet, vuole raccogliere l’eredità simbolica dell’Italia nel mondo. Per il Gala NIAF di ottobre, invece, continuerà la realizzazione del tradizionale premio ispirato a Leonardo Da Vinci.
Ma l’opera forse più “pop” di Dante resta quella dedicata a Pelé: il piede e le mani del campione brasiliano sono diventati una scultura eterna. Le mani formano il numero 10 – “il numero dell’eccellenza”, dice Dante – rendendo omaggio a chi ha trasformato il calcio in una forma d’arte globale.

Ambasciatore dell’artigianato nel mondo
Oggi Dante Mortet è costantemente in viaggio, ambasciatore dell’artigianato artistico italiano nel mondo. Recentemente è stato protagonista allo Sports Summit 2025 in Messico, dove ha consegnato una scultura al leggendario Hugo Sánchez, celebrando il suo lascito con un’opera destinata all’eternità.
E intanto, accanto a lui, cresce una nuova generazione: Lorenzo, suo figlio, ha iniziato a lavorare nella bottega. Con lui, la tradizione familiare si rinnova e prosegue, mantenendo intatto il valore della bellezza fatta a mano. Perché – come ama ripetere Dante – “la mano è l’Italia: unisce occhi, mente e cuore per costruire emozioni”.

Germana Valentini


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