di Paolo Pagliaro
Invitati a visitare la moschea, i bambini di un asilo cattolico della Marca trevigiana sono stati fotografati mentre pregano come fanno i loro compagni musulmani, posando la fronte, le mani, le ginocchia e i piedi a terra. Era un modo di mettersi per una volta nei panni degli altri, un principio educativo per fortuna ancora coltivato nella scuola italiana. Ne è nato uno scandalo, alimentato dalla Lega. Non è apparsa rilevante la reciprocità, ovvero il fatto che nell’asilo cattolico prima di mangiare anche i bambini musulmani si facciano il segno della croce e in occasione delle festività recitino le preghiere insieme agli altri.
La questione è tutt’altro che banale, perché - come rivela una ricerca in uscita sulla prestigiosa rivista Econometrica - oggi le elezioni si vincono con battaglie simboliche su religione, immigrazione e "valori tradizionali" più che su salari e welfare. La polarizzazione politica non ruota più attorno alla ricchezza, alle tasse o al reddito: non siamo più divisi in classi, ma in identità culturali. Ed è su queste che si gioca la partita della democrazia.
Ne parlano su Affari e Finanza Nicola Gennaioli e Guido Tabellini, economisti della Bocconi. Osservano che quando l'economia domina l'agenda, ci si divide in classi. Ma quando la cultura diventa più saliente – ad esempio per via dell'immigrazione o dei temi etici – ci si riconosce in gruppi culturali contrapposti. Chi si identifica come "bianco, cristiano, tradizionalista" finirà per dare meno importanza alla redistribuzione del reddito e più alla difesa dei propri valori. Anche se è povero, negli Stati Uniti come nel Veneto.