È scattato nella notte italiana l’attacco dell’aviazione indiana contro quelli che Nuova Delhi ha definito una serie “obiettivi terroristici” in Pakistan, per dare una “risposta pungente” per vendicare un attacco ai turisti avvenuto il 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, in cui hanno perso la vita ventisei persone. All'operazione è stato assegnato il nome in codice “Sindoor”, dal simbolo rosso che le donne indù sposate si mettevano nei capelli. Ad essere colpiti, poco dopo l’una di notte ora locale (le 22.54 ora italiana) sono stati nove siti che si ritiene ospitino basi dei gruppi terroristici Jaish-e-Mohammed (“l’esercito di Maometto”) e Lashkar-e-Taiba (“esercito del bene”), organizzazioni regolarmente coinvolte in attacchi in India. Gli obiettivi erano situati a Muzaffarabad, Kolti, Muridke, Bagh e Bahawalpu ovvero nel Kashmir pakistano e nel Punjab.
Il Ministero della Difesa indiano ha sottolineato che si è trattato di “un'azione mirata e misurata” che “non ha lo scopo di aggravare la situazione” rimarcando che nessuna installazione militare pakistana è stata presa di mira. “L'India ha dimostrato grande moderazione nella scelta degli obiettivi e dei metodi utilizzati”, ha affermato il ministero in una nota. Il Pakistan, da parte sua, ha definito l’accaduto un “flagrante atto di guerra”. Secondo l'esercito pakistano, gli indiani hanno effettuato 24 attacchi in sei siti, provocando ben 26 morti tra i civili, tra cui una bambina di 3 anni, e 46 feriti. In una dichiarazione pubblicata nella notte sul suo sito web, il Ministero degli Esteri di Islamabad ha denunciato “un atto di guerra indiscutibile e immotivato”: “L'aeronautica militare indiana, pur rimanendo nello spazio aereo indiano, ha violato la sovranità del Pakistan” si legge nella nota. “Questo atto di aggressione indiana ha causato la morte di civili, tra cui donne e bambini. Ha inoltre rappresentato una grave minaccia per il traffico aereo commerciale. Condanniamo fermamente la vile azione dell'India, che costituisce una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e delle norme consolidate sulle relazioni interstatali. Dopo l'attacco di Pahalgam, i leader indiani hanno nuovamente sfruttato lo spettro del terrorismo per promuovere la loro falsa narrazione della vittima, mettendo a repentaglio la pace e la sicurezza regionale. L'azione irresponsabile dell'India ha portato i due stati dotati di armi nucleari più vicini a un conflitto su larga scala. La situazione continua ad evolversi. Il Pakistan si riserva il diritto di rispondere in modo appropriato, nel momento e nel luogo da essa scelti, in conformità con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e con il diritto internazionale”.
A tale proposito, il ministero della Difesa pakistano ha, quasi in contemporanea, annunciato che in realtà “La risposta è iniziata e, se Dio vuole, si intensificherà. Non ci vorrà molto per risolvere il problema”. Il contrattacco pakistano al momento è stato affidato all’artiglieria, che ha cominciato a sparare su obiettivi indiani. Il Comitato per la sicurezza nazionale del Pakistan, un organismo convocato solo in situazioni estreme, si sta riunendo in queste ore. Secondo una fonte della sicurezza indiana e diversi organi di stampa locali, tre aerei da combattimento dell'aeronautica militare indiana si sono schiantati sul suolo indiano, per ragioni non immediatamente specificate. I resti di due di questi velivoli sono stati ritrovati nella parte indiana del Kashmir, l'altro nello stato del Punjab. Non si conosce al momento la sorte dei piloti. Da parte sua, il Pakistan afferma di aver abbattuto cinque aerei indiani, secondo il ministro dell'Informazione Attaulah Tarar. (7 MAG – DEG)
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