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La metamorfosi
dell’uomo politico

La metamorfosi <br> dell’uomo politico

di Gregorio Scribano

In politica, esiste una legge non scritta ma universale: la trasformazione – o meglio, la metamorfosi – che colpisce ogni leader nel passaggio dall’opposizione al governo. È una mutazione profonda, spesso irreversibile, che trasforma il paladino del popolo in stratega del potere, l’indignato riformatore in amministratore di equilibri. Le promesse sventolate in campagna elettorale si dissolvono nella nebbia degli interessi di parte, delle grandi lobby e dell’economia reale e dei bilanci.
Quando si trovano all’opposizione, i politici sembrano avere tutte le soluzioni in tasca. Parlano la lingua della gente, parlano alla pancia degli elettori, invocano giustizia, trasparenza, pace e benessere per tutti, soprattutto per i più svantaggiati, ma solo perchè rappresentano la parte più consistente del corpo elettorale.
Ma, poi, una volta conquistato il potere, quella stessa lingua si riempie di compromessi, silenzi calcolati e ambiguità. Le priorità cambiano: da “fare il bene del Paese” a “gestire il consenso”, da “ascoltare il popolo” a “negoziare con i poteri forti”. Il potere, si sa, logora chi non ce l’ha, ma prima o poi logora chi ci arriva illudendo e illudendosi d prendere in giro gli elettori.
Un esempio su tutti. Prendiamo Giorgia Meloni e Matteo Salvini che sono andati al governo del paese sventolando la bandiera “prima gli italiani”.
Tra tra le tante cose, avevano promesso di abolire la legge Fornero, invece, una volta al governo, stanno alzando l’asticella dell’età pensionabile oltre i 67 anni. Forse pensano che quei milioni di elettori che li hanno votati per questa loro promessa, ad oggi ancora non mantenuta, li voteranno di nuovo?
La vera sfida, allora, non è eleggere il politico che promette di più, ma quello disposto a mantenere anche solo una parte di ciò che dice. Perché se è vero che ogni governo è figlio della realtà, è anche vero che ogni trasformazione è una scelta. E ogni promessa dimenticata, una piccola sconfitta della democrazia.
Ecco perchè in Italia oltre il 50 per cento degli aventi diritto non va più a votare, e l’astensionismo è diventato il partito di maggioranza assoluta.

(da agoravox.it)

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