"In questo contesto, ancora in movimento, con decisioni e dichiarazioni che cambiano ogni giorno la prospettiva, come quella fatta dal presidente Trump poche ore fa, dobbiamo prendere atto che l'annuncio dei dazi al momento non ha avuto effetti negativi sull'export italiano negli Stati Uniti e che, anzi, è significativamente aumentato nei primi tre mesi dell'anno. Nel primo trimestre 2025 le nostre esportazioni hanno segnato infatti più 11,8 per cento (dati Istat) rispetto a un anno prima. Non è altrettanto avvenuto per altri Paesi europei". Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nell'informativa in aula al Senato sulle conseguenze dell'introduzione di dazi. All'inizio del suo intervento, Urso replica alle critiche delle opposizioni: "Le polemiche dei giorni scorsi su presunte inadempienze nel rispondere, espresse più volte in copia e incolla, mi sembrano francamente pretestuose, senza alcun fondamento. Non tocca a me decidere quando riferire, ma a voi, attraverso la Conferenza dei Capigruppo, e ci troverete come sempre pronti e disponibili". "L'impegno del Governo - rivendica - è stato tempestivo ed efficace, indirizzando Commissione europea e amministrazione americana sulla giusta strada del negoziato che, a nostro avviso, deve essere svolto con consapevolezza e responsabilità sino in fondo, con l'obiettivo di unire e non certo dividere l'Occidente". "Abbiamo sostenuto sin dall'inizio, anche in quest'Aula - ricorda il ministro - che era necessario agire e non reagire. Abbiamo sostenuto la necessità di evitare reazioni di pancia, peggio se animate da pregiudizi storici o ideologici, mentre qualcuno persino sollecitava il boicottaggio dei prodotti americani o addirittura a cogliere l'occasione per rompere con gli Stati Uniti, per saldare un'alleanza con la Cina: un grave, irrimediabile errore per la nostra Europa" sottolinea Urso, per poi aggiungere: "Ci saremmo fatti male da soli se avessimo seguito chi voleva da subito reagire con altre misure ritorsive, innescando appunto un'escalation difficile poi da fermare". "Particolarmente incisiva", rivendica il ministro, "è stata a tal fine proprio la missione bilaterale del premier Meloni a Washington, come tutti le hanno riconosciuto. Ora siamo nella fase negoziale, nella quale è necessario fornire il massimo supporto alla Commissione in uno spirito propositivo e coeso, nella convinzione che dobbiamo perseguire un risultato positivo, come quello appena raggiunto, per esempio, dalla Gran Bretagna. Ribadiamo ancora oggi che non servono fughe in avanti né sfoggiare esibizioni muscolari; servono cautela, responsabilità, coesione e unità di intenti, dimostrare, anche e soprattutto in questa vicenda, che l'Europa c'è". Urso specifica poi che "la sospensione decisa dagli Stati Uniti non riguarda i dazi già esistenti su acciaio, alluminio e automobili (tutti al 25 per cento), che restano in vigore, così come il dazio generalizzato al 10 per cento", mentre "le misure daziarie americane non avranno impatto sulla vendita di auto esportate dall'Italia, che sono sostanzialmente di alta gamma", ma "avranno invece un impatto molto significativo sulla filiera dell'automotive, cioè sulla componentistica, che produce per auto di media gamma tedesche o di altre Nazioni, che allo stato sembra il settore più a rischio, ove fossero confermate o aggravate le misure daziarie sulle auto". "Ove il quadro fosse quello che si è prospettato con queste misure già annunciate e ove questo non cambiasse (e noi ci auguriamo che cambi), il centro studi del Ministero - spiega Urso - ha stimato un impatto di circa il 10 per cento sulle esportazioni italiane negli Stati Uniti in caso di dazi reciproci al 20 per cento, mentre l'impatto scenderebbe al 6,5 per cento ove si pervenisse a un dimezzamento, cioè al 10 per cento, dei dazi reciproci. Sono però delle ipotesi". "In uno scenario evolutivo in continuo movimento, resta per noi una certezza - ribadisce Urso - gli Stati Uniti erano e restano uno dei principali partner commerciali per l'Italia e per l'intera Unione europea" e "l'obiettivo deve comunque restare, anche se oggi può apparire difficile, zero dazi tra Europa ed America". (Roc)
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