Primo via libera alla conversione del decreto legge sul riacquisto della cittadinanza per le persone di origine italiana residenti all’estero, varato dal governo lo scorso 28 marzo per restringere i requisiti necessari per l’ottenimento del passaporto alla luce dell’enorme mole di richieste giacenti in particolar modo presso consolati e ambasciate di Argentina e Brasile, limitando a due le generazioni entro le quali si può reclamare un parente cittadino italiano. Il provvedimento introduce una preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza per i nati all'estero con altra cittadinanza, mentre in Commissione è stato introdotto un requisito biennale di residenza per i figli di cittadini italiani e la soppressione della prorogabilità fino a trentasei mesi per alcuni procedimenti. Si interviene inoltre sulle prove nelle controversie e si apre alla possibilità di lavoro subordinato fuori quota per discendenti di cittadini italiani e con cittadinanza in Paesi a forte emigrazione italiana. “I potenziali cittadini all’estero sono 60 milioni, abbiamo gli uffici comunali intasati, le ambasciate intasate. Il problema non è organizzativo ma di democrazia: avere milioni di italiani all’estero che partecipano al quorum nelle elezioni rappresenta il rischio di un vulnus democratico” ha spiegato il relatore del provvedimento Marco Lisei, di Fratelli d’Italia. “I presupposti di urgenza sono quelli non di porre fine a un diritto, ma all’abuso di chi usa quel diritto per farsi i fatti proprio. Noi vogliamo gli ambasciatori italiani nel mondo, ma non vogliamo gli scrocconi all’estero, che non hanno manifestato mai negli anni alcun legame con l’Italia, e sono tanti. E vogliamo porre fine al sistema di truffe che è nato intorno alla cittadinanza”.
Molto critico Francesco Giacobbe del Partito democratico, eletto nella Circoscrizione Estero – Africa, Asia, Oceania e Antartide, secondo cui “questa legge spezzerà la catena di discendenza degli italiani all’estero, condannando le nostre comunità all’estinzione. Con loro si estingueranno le strutture sociali che le hanno caratterizzate, la promozione locale della nostra cultura e della lingua. Le nostre Little Italy nel mondo, simbolo del contributo dato dagli italiani allo sviluppo di altre società, cadranno in rovina, umiliando decenni di storia di emigrazione”. Anche Mario Borghese, senatore del gruppo Civici d’Italia-Maie, ha annunciato voto contrario del Maie al dl sul riacquisto della cittadinanza, in dissenso da tutte le altre componenti del gruppo. “Bisognava procedere una legge ordinaria o legge delega che consentono tempi di riflessioni più ampi” ha spiegato Borghese, italo-argentino. “Rischi di vulnus per la democrazia non ci sono, il governo voleva mettere uno stop agli abusi che a volte si verificano: anche io e il Maie vogliamo combatterli ma così il decreto colpisce in maniera indiscriminata”. Borghese ricorda che “un cittadino italiano che trasmette la cittadinanza al figlio non potrà avere un’altra cittadinanza, e i figli nati dopo il 31 marzo 2025 non potranno trasmetterla ai propri figli”. (15 MAG – Sis)