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direttore Paolo Pagliaro

GAZA OLTRE IL CONFINE: AL VIA LA MISSIONE ITALIANA

GAZA OLTRE IL CONFINE: AL VIA LA MISSIONE ITALIANA

È iniziata ufficialmente al Cairo la missione della delegazione “Gaza oltre il confine”, promossa da AOI, ARCI e Assopace Palestina e composta da 11 parlamentari italiani appartenenti all’Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, 3 eurodeputati, 13 giornaliste e giornalisti, accademici, esperte ed esperti di diritto internazionale e cooperazione.

Dopo la carovana del 2024, che aveva acceso i riflettori sulla situazione a Gaza, questa nuova iniziativa assume “un significato ancora più politico e urgente”: con l’ingresso diretto nella Striscia, la delegazione intende “sfidare l’assedio e l’indifferenza, rompere l’isolamento imposto alla popolazione palestinese, rafforzare i legami tra società civili e riaffermare con forza la necessità di un cessate il fuoco permanente e dell’applicazione piena del diritto internazionale”, si legge in una nota.

La prima giornata, iniziata con un minuto di silenzio per Ali Rashid, è stata dedicata a una fitta serie di incontri con rappresentanti della società civile palestinese, operatori umanitari, attivisti per i diritti umani e giornalisti.

Tra i primi appuntamenti un focus importante sul ruolo dell’informazione attraverso le parole di alcuni giornalisti palestinesi sfollati al Cairo dalla Striscia. A Gaza sono morti 217 giornalisti e giornaliste: 27 di loro erano donne. A questi bisogna aggiungere altri 48 colleghi e colleghe imprigionati nelle carceri israeliane. “I giornalisti a Gaza non sono più semplici testimoni del conflitto: sono diventati bersagli. L’esercito israeliano li perseguita non solo mentre svolgono il loro lavoro, ma anche nelle loro case, colpendo deliberatamente le famiglie e le vite civili. È inaccettabile. Per l'urgenza di raccontare. All'inizio scendevano in strada senza niente, senza alcun segno di riconoscimento. Ora alcuni indossano dei giubbotti autoprodotti sul posto, fatti di spugna e con la scritta “Press”. Non servono a niente, se non per indicare che si è giornalisti. La comunità internazionale ha il dovere di garantire loro protezione immediata, attraverso una copertura internazionale indipendente e una pressione politica decisa su Israele, affinché vengano rispettati il diritto umanitario e la libertà di stampa” Abed Nasser Abu On, freelance

Nel pomeriggio gli approfondimenti sulla situazione umanitaria.

“A Gaza ho cambiato casa nove volte per sfuggire ai bombardamenti. Non sai mai se vedrai il giorno dopo. Una volta, sotto le bombe con mia madre, pensavamo di morire. Non ci sono vie di fuga, solo rifugi precari. In inverno manca tutto, anche una coperta.
Ora siamo vivi e in Egitto, ma continuo a lavorare per chi è rimasto nella Striscia. Portiamo supporto psicosociale a donne e bambini, anche con disabilità, in condizioni drammatiche.
Sono oltre 50.000 i morti, ma la resilienza delle persone di Gaza, la loro umanità, resta più forte di tutto” Mohammad, Project Manager and Gaza Office Coordinator – Vento di Terra NGO

“In 34 anni ho lavorato per garantire sicurezza alimentare a Gaza, ma dopo il 7 ottobre è stato distrutto tutto: il 90% dei terreni agricoli, il 100% della pesca, dell’allevamento, delle infrastrutture. Le persone al nord mangiavano erba e cibo per animali. A Rafah le donne cercano cibo per i figli senza avere nemmeno un bagno. Questo non è un conflitto, è la distruzione deliberata di un popolo. Chiediamo all’Italia e alla comunità internazionale: fermate ogni collaborazione con Israele, fate pressione per il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani”. Mohammad el Bakri, per oltre 30 anni direttore del UAWC (Union of Agricultural Work Committees).

“Nella Striscia di Gaza sanno che ci stiamo riunendo per loro, e sperano che il nostro sforzo non sia vano. Dal primo giorno in Egitto ho continuato a raccontare ciò che accade, usando ogni canale possibile. Tutti, a Gaza, si sentono giornalisti da quando è iniziato il genocidio: armati solo di un telefono o di una telecamera, documentiamo quello che tanti media scelgono di ignorare. Il sostegno delle persone cresce ogni giorno, ma non basta se non si traduce in scelte politiche concrete. Possiamo e dobbiamo fare di più: boicottare i prodotti israeliani, interrompere i rapporti commerciali e scendere in piazza per far sentire la nostra voce.” Jumana Shaheen - Coordinator of emergency activities in Gaza for ACS and Italian Center Vik.

“A Gaza in questo momento tutti i beni essenziali si stanno esaurendo e la popolazione è sull'orlo della carestia. Le strade sono piene di feriti e ammalati nelle tende, gli ospedali sono al collasso o non funzionano e non ci sono nemmeno le ambulanze per poterli soccorrere. - ha detto un'operatrice palestinese che ha partecipato all'incontro - Vi chiediamo di accendere l'attenzione della comunità internazionale e dei vostri decisori politici per fermare tutto questo. La priorità deve essere garantire adesso la sicurezza della popolazione palestinese dentro la Striscia, perchè una volta che sarà portata fuori, con ogni probabilità non potrà più tornare" operatrice a Gaza.

“Sono una donna palestinese con disabilità e ho vissuto lo sfollamento più duro che si possa immaginare: 18 chilometri a piedi, senza medicine, cibo, né un bagno accessibile. Aiuto altre donne con disabilità a non perdere la speranza. Dagli italiani ho imparato che i diritti esistono — ora voglio tornare a Gaza per reclamarli anche lì”, Suzan Al Amassi - Consulente alla pari (peer counselor) – EducAid.

A seguire i partecipanti hanno potuto confrontarsi con Omar Shaban, fondatore e direttore di PalThink for Strategic Studies: “Le persone sono deluse dall’inerzia della comunità internazionale. Le dichiarazioni non bastano: si parla di genocidio e crimini di guerra, ma nulla si ferma. I palestinesi vogliono una nuova leadership e l’uscita di Hamas da Gaza, consapevoli che la ricostruzione è impossibile finché resta. Hanno perso fiducia nell’Occidente e nei diritti umani. Dopo dieci anni di lavoro per la riconciliazione tra Hamas e Fatah, credo che serva dialogo. La soluzione dei due Stati non è più realistica. Bisogna pensare ad uno stato solo dove convivere con pari dignità o ad una federazione”.

Infine hanno ascoltato i rappresentanti dei principali centri per i diritti umani attivi nella Striscia di Gaza:

“Siamo rivoluzionari romantici che credono nel diritto. Per questo abbiamo intrapreso questa missione: usare il diritto internazionale per ottenere giustizia, dignità e verità per i civili palestinesi vittime di crimini contro l’umanità e genocidio. Il nostro è un lavoro altamente professionale, che richiede competenze specializzate e un impegno incrollabile. Nonostante gli ostacoli e i tempi lunghi, non abbiamo mai perso la speranza. Oggi siamo arrivati a due mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant: è un primo passo per accertare le loro responsabilità” Raji Sourani, Palestinian Center for Human Rights.

“Entrare oggi a Gaza significa assumersi una responsabilità politica precisa: rompere il silenzio complice dell’Europa e denunciare l’inerzia della comunità internazionale di fronte a un crimine che si consuma giorno dopo giorno sotto gli occhi di tutti. Gaza è una ferita aperta nel diritto internazionale, una prigione a cielo aperto dove la popolazione civile è ridotta alla fame, alla sete, al terrore. Non è più tempo di appelli generici: serve un immediato cessate il fuoco permanente, la fine dell’assedio e l’attivazione di meccanismi vincolanti di protezione per la popolazione. La comunità internazionale deve scegliere da che parte stare: o con il diritto e la dignità umana, o con chi li calpesta” dichiarano AOI, ARCI e Assopace Palestina

“Abbiamo ascoltato le drammatiche testimonianze di giornalisti palestinesi e rappresentanti delle ong internazionali e locali che operano nella Striscia: i gazawi sfollati sopravvissuti alle privazioni e alle operazioni militari israeliane in corso, sono allo stremo. I continui bombardamenti e il blocco totale degli aiuti umanitari, imposto dal governo Netanyahu a inizio marzo, rappresentano alcune delle eclatanti violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani che condanniamo con determinazione. Chiediamo alla comunità internazionale e in particolare all’Unione europea e al governo italiano di intervenire con fermezza per fermare lo sterminio” dichiarano i parlamentari dell’Intergruppo per la pace tra Palestina e Israele

La delegazione continuerà nei prossimi giorni il suo percorso, con nuovi incontri e sopralluoghi, per riportare in Europa e in Italia una testimonianza diretta, concreta, urgente. (red – 17 mag)

(© 9Colonne - citare la fonte)