di Paolo Pagliaro
Nel mese di maggio in Islanda la temperatura media è solitamente di 7 gradi ma giovedì scorso nell’est dell’isola ha sfiorato i 27. E’ una cattiva notizia anche per noi dato che l'Islanda, con la sua posizione strategica, è una sorta di sentinella del clima globale.
E’ in questo scenario di rapido degrado climatico che si apprezzano le politiche messe in campo dall’Italia per mitigare gli impatti del cambiamento. Di una, in particolare, siamo tra i leader in Europa: l’ economia circolare, che sarebbe la capacità di separare la produzione di ricchezza dal consumo di risorse naturali e dunque dall’erosione egli equilibri ambientali.
Un rapporto che verrà presentato tra qualche giorno al festival Circonomia ci dice qual è il contributo delle singole regioni. E’ una graduatoria che tiene conto del consumo di materia, energia e suolo, delle pratiche di decarbonizzazione, della generazione di rifiuti e della capacità di riciclarli.
In cima alla classifica ci sono Trentino Alto Adige, Marche e Toscana ma presentano un indice di circolarità superiore alla media nazionale anche Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. All’ultimo posto c’è la Puglia che pur essendo la regione italiana con il tasso più elevato di rinnovabili, paga il pesantissimo impatto ambientale dell’Ilva.
Il rapporto a cura di Duccio Bianchi menziona anche un dato fornito dalla Fondazione Symbola: tra le imprese italiane che negli ultimi anni hanno effettuato investimenti in innovazione green, la percentuale di quelle che hanno visto crescere fatturato, occupazione, export, è significativamente più alta che per il resto delle imprese.