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direttore Paolo Pagliaro

FINE VITA: IMPASSE
IN SENATO SU DDL

 FINE VITA: IMPASSE <BR> IN SENATO SU DDL

In Senato si accende lo dialettica sul tema del fine vita, con i relatori al ddl  Pierantonio Zanettin (FI) e Ignazio Zullo (FdI) che non hanno presentato il testo unificato, al contrario di quanto annunciato la scorsa settimana. E' scontro, quindi, nel Comitato ristretto della Commissione Affari Sociali di Palazzo Madama. “Oggi, per l'ennesima volta, il comitato ristretto per discutere sulla legge sul fine vita è stato riunito a vuoto -  dice il senatore Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo del Pd, che oggi ha abbandonato per protesta il comitato - Nonostante le promesse, nonostante le dichiarazioni di intenti, nulla è stato dai relatori prodotto. Solo parole inutili. Da cinque mesi è così. Una vera e propria presa in giro, intollerabile non solo nei confronti dell'opposizione, ma soprattutto nei confronti delle ats, degli operatori sanitari, dei medici, delle persone che soffrono e attendono una legge da anni. Il comitato ristretto è fallito, è servito solo a perdere tempo, come temevamo. Il calendario d'Aula prevede che la mia proposta di legge vada in aula a luglio. L'unica cosa sensata che resta da fare è tornare in Commissione, e lavorare questi due mesi sul mio testo di legge in vista dell'aula. Ulteriori rinvii e perdite di tempo certificherebbero solo la malafede di una maggioranza divisa che tiene in ostaggio il Parlamento, su un tema che meriterebbe una politica di ben altro spessore”. Intanto oggi, in una sentenza sul suicidio medicalmente assistito, la Corte ha confermato che il requisito del trattamento di sostegno vitale non è in contrasto con la Costituzione e ha rinnovato i propri appelli al legislatore. La Consulta ha infatti ribadito "con forza l’auspicio che il legislatore e il Servizio sanitario nazionale intervengano prontamente ad assicurare concreta e puntuale  attuazione a quanto stabilito dalla sentenza n. 242 del 2019, ferma restando la  possibilità per il legislatore di dettare una diversa disciplina nel rispetto delle esigenze  richiamate ancora una volta dalla presente pronuncia". La Corte ha inoltre rammentato che costituisce preciso dovere della Repubblica garantire  "adeguate forme di sostegno sociale, di assistenza sanitaria e sociosanitaria domiciliare continuativa, perché la presenza o meno di queste forme di assistenza  condiziona le scelte della persona malata e può costituire lo spartiacque tra la scelta di vita e la richiesta di morte". In proposito, la Consulta ha osservato con preoccupazione che ancor oggi, nel nostro Paese, "non è garantito un accesso universale ed equo alle cure palliative nei vari contesti sanitari, sia domiciliari che ospedalieri; vi sono spesso lunghe liste di attesa; si sconta una mancanza di personale adeguatamente formato e una distribuzione territoriale dell’offerta troppo divaricata; e la stessa effettiva presa in carico da parte del servizio sociosanitario, per queste persone, è a volte insufficiente". (Roc)     

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