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Festival de cine italiano de Málaga, “Mio babbo è superman” vince il premio del pubblico

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Festival de cine italiano de Málaga, “Mio babbo è superman” vince il premio del pubblico

È il cortometraggio “Mio babbo è superman” di Giommaria D’Angelo ad aggiudicarsi il premio del pubblico all'ottava edizione del Festival de Cine de Málaga. La pellicola è stata la più votata, con 201 preferenze, dagli spettatori che hanno preso parte alla manifestazione all’auditorium dell’Università di Malaga. La cerimonia di premiazione avrà luogo il 24 maggio presso il cinema Albéniz di Malaga. Il corto, ambientato a Muros, in provincia di Sassari, alla fine degli anni ‘80, racconta di Antonio, figlio di Giovanna e di Bobore, ubriacone e barzelletta del paese. La loro vicina di casa è Maria, bigotta maestra di Antonio, che detesta Bobore e ciò che lui rappresenta: un mondo rozzo dal quale lei si sente elevata. Maria detesta anche Antonio e non perde occasione per metterlo in difficoltà davanti alla classe. Sotto i fumi dell’alcol Bobore muore. Nonostante Antonio sia consapevole di chi fosse stato suo padre, scrive su di lui un tema idealizzato che lo eleva a supereroe, in totale contrasto con la realtà. Attraverso gli occhi innocenti di un bambino, emerge un’immagine fragile e imperfetta degli adulti, spesso idealizzati o demonizzati, esplorando il giudizio sociale e riflettendo sull'importanza di accettare il passato per costruire il futuro. “Il corto muove una critica al giudizio e al preconcetto - ha scritto D’Angelo - In questo caso chi subisce il giudizio (quello che la gente aveva su suo padre Bobore) è un bambino. Contestualmente racconta di una forma di resistenza a una realtà penosa e in cui un bambino potrebbe provare vergogna e soccombere. Questa forma di resistenza muove i suoi passi in una fantasia lucida e non psicotica. Antonio conosce bene i difetti e le debolezze che aveva suo padre, ma nonostante ciò difende il suo punto di vista romantico e idealizzato, poiché in lui vedeva altri aspetti, più in profondità e poiché le stesse fragilità del padre sono comuni a tutti gli esseri umani”.


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