Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

ALLA SCOPERTA DI TINA MODOTTI A ROMA

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

ALLA SCOPERTA DI TINA MODOTTI A ROMA

In circa 60 opere la mostra “Tina Modotti. Donna, Fotografa, Militante. Una vita fra due Mondi”, ricostruisce - anche grazie a lettere, testi, documenti e articoli - la personalità e l’ultima parte della vita della donna, non più solo fotografa ma militante. Un’esposizione, al Museo di Roma in Trastevere dallo scorso 14 maggio al 21 settembre, che documenta la vita e l’opera della fotografa, attrice e attivista politica italo-americana, figura di rilievo che accomuna la cultura italiana e quella messicana. La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata a cura dell’associazione Storia e Memoria Aps di Albano Laziale in collaborazione con la Segreteria di Cultura del Governo del Messico e l’archivio della Fototeca Nazionale dell’INAH. Le foto illustrano il percorso di Tina Modotti fotografa della realtà sociale messicana, la sua integrazione, il suo vincolo sentimentale e artistico con gli ambienti culturali dell’epoca e la sua radicalizzazione al Partito Comunista Messicano, fino agli ultimi scatti durante l’esilio di Berlino, nel 1930. (EMIGRAZIONE / BIG ITALY / gci)

 

“DAL CUORE ALLE MANI”: A ROMA 200 CREAZIONI DI DOLCE&GABBANA

Tra arte e moda: dallo scorso 14 maggio al 13 agosto, “Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana” sarà visitabile a Palazzo Esposizioni Roma. È qui che, dopo Milano e Parigi, la mostra – accolta con un’affluenza senza precedenti, con orari estesi per soddisfare una domanda sempre più elevata – apre un nuovo e atteso capitolo negli spazi firmati da Pio Piacentini e inaugurati nel 1883, un luogo simbolico della cultura visiva contemporanea e del patrimonio condiviso, il più grande spazio espositivo e culturale del centro della capitale. Un ritorno in Italia che si carica di nuovi significati: non un semplice riallestimento, ma una narrazione ripensata per il contesto, dove le creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana entrano in dialogo con l’impianto architettonico neoclassico, scenografia unica per un viaggio non solo nella moda, ma nel tempo, nell’arte, nella memoria e nella materia. La mostra, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio di Roma Capitale, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con IMG e curata da Florence Muller con le scenografie di Agence Galuchat, raccoglie oltre duecento creazioni uniche di Dolce&Gabbana, simbolo dello stile italiano dell’Alta Moda. Un ringraziamento speciale all’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale per il supporto e per l’accoglienza dedicata. La mostra a Palazzo Esposizioni Roma presenta tre nuove sale. “Arte Sarda” è un tributo alla ricchezza del patrimonio tradizionale dell’isola e alla bellezza della sua antica architettura megalitica. La sala “Anatomia Sartoriale” racconta la corsetteria e lo studio delle forme del corpo umano come elemento essenziale della storia culturale dell’abbigliamento. La terza nuova sala “Cinema” celebra questa fonte di ispirazione costante per gli stilisti, grazie a uno speciale omaggio all’arte unica di Giuseppe Tornatore. Una vetrina dell’impareggiabile maestria e dell’artigianalità espresse dal marchio, “Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana” è una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, da sempre ispirazione e musa delle creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dei quali ripercorre lo straordinario processo creativo – dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui le stesse prendono forma. L’esposizione, inoltre, include il lavoro di selezionati artisti visivi in dialogo con la creatività di Dolce&Gabbana. Il percorso espositivo si sviluppa in un susseguirsi di grandi sale immersive su una superficie di circa 1.500 mq, esplorando il pensiero creativo e non convenzionale del brand nel mondo del lusso, elegante, sensuale e unico, ma anche ironico, irriverente e rivoluzionario. Le creazioni sono raccontate attraverso una serie di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”. (gci)


“IL FOTOGRAFO E L’ARTISTA”: A ROMA LE OPERE DI MARIO GIACOMELLI

Dal 20 maggio al 3 agosto Palazzo Esposizioni Roma presenta la mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista”, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e AziendaSpeciale Palaexpo, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli. L’iniziativa rientra in un ampio progetto espositivo concepito per celebrare i cento anni dalla nascita di Mario Giacomelli (1925-2000), articolato in due mostre parallele: “Mario Giacomeli. Il fotografo e l’artista” a Palazzo Esposizioni Roma e “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta” a Palazzo Reale di Milano. Attraverso questi due percorsi complementari è possibile approfondire le molteplici sfaccettature del lavoro di Giacomelli e testimoniare l'eredità artistica e culturale di uno dei più grandi maestri della fotografia italiana. Un’opportunità unica per riscoprire Giacomelli non solo come fotografo ma come figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento, capace di costruire un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura con visioni che continuano a ispirare nuove generazioni di artisti e osservatori. La mostra a Palazzo Esposizioni Roma propone una vasta selezione dell'intera opera fotografica di Giacomelli, dimostrando la straordinaria capacità con la quale l’autore ha attraversato e contaminato diverse discipline artistiche. Sono in mostra oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte. Il focus è sulle relazioni tra l'opera di Giacomelli e le arti visive contemporanee, con l'esposizione, lungo il percorso espositivo, di lavori di Afro (Afro Basaldella), Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi e Jannis Kounellis che dialogano con la poetica e la visione del fotografo. (gci)

 

PROROGATA ALL’8 GIUGNO “I FARNESE NELLA ROMA DEL CINQUECENTO”

Viene prorogata fino a domenica 8 giugno la mostra “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione” che, aperta dall’11 febbraio negli spazi espositivi di Villa Caffarelli, ai Musei Capitolini, offre la possibilità di ammirare circa centoquaranta capolavori tra sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme e monete della più prestigiosa raccolta di opere d’arte e reperti archeologici del Rinascimento. Un progetto scientifico di alto valore e di grande rilevanza nell’ambito dell’anno giubilare racconta la Collezione Farnese ricostruendo il momento del suo massimo splendore, dai primi decenni del XVI secolo all’inizio del XVII. La mostra, a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura in collaborazione con Civita Mostre e Musei. Progetto di allestimento e direzione artistica Studio Lucchi & Biserni. L’esposizione costituisce uno degli eventi di punta dell’anno giubilare organizzati dalla Sovrintendenza Capitolina, e fa parte dell'intervento “#Amanotesa” (PNRR CAPUT MUNDI), finalizzato a favorire l'inclusione sociale attraverso l’incremento dell’offerta culturale. L’esposizione “I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione” riunisce parte dell’immenso patrimonio artistico farnesiano, grazie alla collaborazione dei tanti musei e istituzioni che oggi conservano tale eredità dal valore inestimabile. I maggiori contributi sono giunti da Napoli, città che custodisce nel Museo Archeologico Nazionale, nel Museo e Real Bosco di Capodimonte e nella Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" numerose opere appartenute alla Collezione Farnese. Altrettanto preziosa la collaborazione degli altri enti prestatori tra cui figurano le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma – Galleria Corsini e la Galleria Borghese a Roma, le Gallerie degli Uffizi e il Museo Nazionale del Bargello a Firenze, la Galleria Nazionale di Parma - Palazzo della Pilotta, la Biblioteca Apostolica Vaticana, nonché prestigiose istituzioni estere come il Museo del Louvre di Parigi, il Museo di Belle Arti e Archeologia di Besançon, la Royal Collection Trust, la Morgan Library di New York. Iniziata da Alessandro Farnese, asceso al soglio pontificio come Paolo III nel 1534, e ulteriormente arricchita dall’opera dei suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, la Collezione Farnese fu tra le più celebri raccolte artistiche e archeologiche, che raccoglieva un grande numero di capolavori dell’arte antica, tra cui sculture, dipinti e disegni dei più grandi artisti dell’epoca, gemme, monete e preziosi manoscritti. Rappresentò anche lo strumento attraverso il quale la famiglia Farnese cercò di consolidare il proprio prestigio nella Roma pontificia. Servì infatti a legittimarla come promotrice di una nuova Roma, in grado di riportare in vita la maestosità antica attraverso la cultura e le arti e, al contempo, a dare lustro alla figura di Papa Paolo III rafforzando il suo pontificato. Nella prima metà del XVI secolo, la nascita e soprattutto lo sviluppo della Collezione avvengono in un particolare contesto: la profonda e rapida trasformazione urbanistica di Roma, voluta e promossa da Papa Paolo III, dopo il tragico Sacco di Roma del 1527. In particolare, si deve al Papa Farnese l’iniziativa del grandioso rinnovamento di Piazza del Campidoglio, affidato al genio di Michelangelo, con la collocazione della celebre statua in bronzo del Marco Aurelio, trasferita nel 1538 dalla Piazza del Laterano. Se la passione che Paolo III nutriva per l’antichità, condivisa e incrementata poi dal nipote, il Gran Cardinale Alessandro, riportava Roma alla gloriosa epoca imperiale, il fatto che i Farnese acquisissero e collocassero un numero sempre più importante di capolavori antichi nel loro Palazzo in Campo de’ Fiori (tra cui per esempio, l’Ercole, il Toro e la Flora Farnese, rinvenuti tra il 1545 e il 1546 nel corso degli scavi nelle Terme di Caracalla e trasferiti subito nel cortile del Palazzo), manifestava simbolicamente il potere che la Famiglia aveva assunto in quegli anni. Il costituirsi di un nucleo di opere così eccezionale fece chiaramente emergere la vocazione di Palazzo Farnese: quella museale. Funzione che può essere ulteriormente convalidata dal fatto che già nel XVI secolo il Palazzo, noto non solo per la sua maestosità architettonica ma anche importante centro politico e sociale per la nobiltà e il clero, era inserito fra i luoghi più importanti di Roma, che le guide invitavano a visitare. In questo sviluppo ebbe un ruolo di rilievo anche Fulvio Orsini, erudito umanista e antiquario, che si dedicò totalmente alla valorizzazione della raccolta tanto da essere considerato il Deus ex machina della Collezione. Infatti, ne fu il conservatore erudito, il bibliotecario, l’antiquario nonché iconografo di alcuni importanti affreschi del Palazzo Farnese. (gci)

 

UN VIAGGIO NELL’ARTE DI ROMA A CAVALLO TRA 1950 E 1970

“1950 – 1970. Due decenni di Arte a Roma” propone un viaggio attraverso una delle stagioni più fervide ed emozionanti della scena artistica italiana del dopoguerra. Nata dalla collaborazione tra Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma e Matteo Lampertico di Milano, l’esposizione riunisce opere di maestri che hanno segnato il panorama romano e nazionale in quegli anni, come Carla Accardi, Afro, Gastone Novelli, Bice Lazzari, Leoncillo Leonardi, Jannis Kounellis, Mario Schifano e Salvatore Scarpitta. Il percorso espositivo inizia con un lavoro monumentale di Leoncillo (Centralinista, 1949). È una delle sue più importanti sculture in ceramica di questo periodo, in cui l’artista dimostra la perfetta trasposizione in scultura dei dettami del cubismo, il linguaggio che nei primi anni del dopoguerra domina la scena artistica internazionale. Il passaggio verso la stagione informale è ben documentato da alcune opere di Scialoja, Afro e Mimmo Rotella. L’impostazione rigida e geometrica di ascendenza cubista si scioglie in uno stile più libero e corsivo, a volte caratterizzato da un cromatismo più intenso, altre volte dominato da un segno graffiante e incisivo che sprigiona energia e dinamismo. Particolarmente significative, a questo proposito, le due opere di Afro, Il pendolo, 1962 e Sottobosco 2, 1965. Il momento più interessante e innovativo dell’arte a Roma è senza dubbio quello che coincide con l’inizio degli anni Sessanta. In mostra sono presenti opere dei due protagonisti assoluti: Mario Schifano e Jannis Kounellis. Del primo viene esposto un lavoro del 1963, intitolato En plein air, in cui l’artista si avvale di immagini derivate dalla grafica pubblicitaria ma le ripropone con uno stile ancora squisitamente pittorico, mentre del secondo si può ammirare uno dei celebri Alfabeti, ovvero una delle composizioni con numeri e simboli matematici di colore scuro stampigliati su un foglio bianco. Sono opere, quelle del primo Kounellis, intriganti ed enigmatiche, che riflettono sull’ambiguità del linguaggio e sulla forza evocativa dei simboli. Un analogo interesse per il linguaggio e le sue convenzioni guida il lavoro di Gastone Novelli. Nei suoi dipinti, come in Campo dei giochi del 1965 (un’opera selezionata per la prossima retrospettiva di Cà Pesaro a Venezia), le parole fluttuano in uno spazio senza confini o prospettiva, finalmente liberate dalla schiavitù di un linguaggio razionale e, proprio grazie a questo, acquisiscono una inedita risonanza poetica. Non potevano mancare due tra le artiste che hanno maggiormente caratterizzato la scena artistica romana, a cui finalmente la critica e il mercato hanno riservato la giusta considerazione: Bice Lazzari e Carla Accardi. Di quest’ultima, in particolare, si può ammirare uno dei celebri sicofoil, un’opera in cui viene utilizzato un nuovo materiale inventato dall’industria chimica italiana negli anni Sessanta e di cui l’artista fa uso per oltre un decennio. Tra sperimentazioni formali, linguaggi internazionali e una nuova visione della modernità, la mostra racconta l’energia di una città che fu crocevia di idee e di incontri, ponte tra la tradizione e la contemporaneità. Un’occasione per riscoprire, attraverso una selezione di opere significative, il ruolo di Roma come centro propulsore dell’arte tra gli Anni ’50 e ’70. (gci)

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