"Già pronta per l’Aula la proposta del vicepremier e ministro Matteo Salvini per aumentare al massimo, come già fatto con successo per la ricostruzione del ponte di Genova, per Expo e per le Olimpiadi, controlli e certificazioni antimafia per tutti gli appalti, le forniture e i servizi sulle migliaia di imprese che lavoreranno al Ponte e sugli oltre 100 mila lavoratori coinvolti". Così l'annuncio della Lega, che arriva nel pieno delle polemiche legate all'intervento del Quirinale sul decreto legge infrastrutture, approvato lo scorso lunedì in Consiglio dei ministri: il Colle ha infatti imposto di togliere l’articolo che assegnava la competenza dei controlli antimafia per il ponte sullo Stretto di Messina al solo ministero dell’Interno. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e quello dell'Interno Matteo Piantedosi avevano spiegato che i controlli sarebbero stati "centralizzati" in un dipartimento del Viminale, una struttura analoga a quella al lavoro sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e per la ricostruzione dopo i terremoti. In merito all'emendamento annunciato dalla Lega, Salvini commenta così a margine di un sopralluogo a Genova: "Penso e spero che nessuno si opponga ad inserire più controlli possibili contro infiltrazioni mafiose, non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia". il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, attacca il vicepremier: "Con le sue dichiarazioni, Salvini apre formalmente uno scontro istituzionale senza precedenti. Alludere che il Quirinale sia contrario ai controlli antimafia è un atto gravissimo. È inammissibile che un vicepresidente del Consiglio, pur di difendere le sue ossessioni propagandistiche sul Ponte sullo Stretto, tiri in ballo il Presidente della Repubblica e strumentalizzi la lotta alla mafia per fini politici". "Chiediamo - aggiunge Bonelli - che Giorgia Meloni prenda immediatamente le distanze da questo attacco al Quirinale e fermi Salvini. La legalità, la sicurezza e il rispetto delle istituzioni vengono prima della propaganda elettorale. Salvini se ne faccia una ragione”. (Roc)