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direttore Paolo Pagliaro

CANTA NAPOLI
CONTE FA MIRACOLI

CANTA NAPOLI <BR> CONTE FA MIRACOLI

Da campioni a pippe, da invincibili a battibili, poi la svolta e, dopo un incredibile campionato in altalena, ieri sera Napoli è tornata a cantare per il quarto scudetto conquistato "da duri", lottando punto su punto alla nordica. Una trasformazione per la squadra di una delle capitali del Medirraneo guidata da Antonio Conte, tarantolato salentino, che è riuscita a superare allo sprint uno squadrone come l'Inter, progettato per un nuovo "triplete" e per ora fermo al palo in attesa della finale di Champions League contro il Paris Saint Germain che aspira al primo titolo continentale guidato dal "genietto" Luis Enrique, che, archiviata la stagione dei campionissimi strapagati e non vincenti, è riuscito a creare una vera squadra.

Con i gol di McTominay, miglior giocatore del campionato, "scartato" dall'incompetente dirigenza del Manchester United e di Lukaku, il gigante belga diventato l'amuleto in campo di Antonio Conte, il Napoli ha superato il Cagliari nella partita decisiva e anche in questo caso c'è stato un ribaltamento dei luoghi comuni: la squadra meridionale ha retto alle pressioni, non si è fatta condizionare dal troppo amore, dalla scaramanzia, dalla presunta incapacità di soffrire e ha vinto quanto bisognava vincere, gettando alle spalle decenni di "sceneggiate". Per l'Inter, vincente a Como, per ora solo l'applauso che si riserva agli sconfitti di valore e il classico "spiaze", intercalare di Simone Inzaghi entrato nel linguaggio popolare. 

E un discorso a parte lo merita Antonio Conte, l'uomo dello scudetto: in sette partecipazioni nel campionato di serie A, il leccese forgiato dalla disciplina sabauda, ha conquistato cinque titoli. I primi tre, leggendari, che hanno segnato la rinascita dalla Juventus, poi un tricolore e un secondo posto a Milano, sponda Inter, proprio con gli arcinemici della Vecchia Signora e infine lo scudetto miracoloso di Napoli, dopo i fasti di Luciano Spalletti e un anno da incubo che aveva visto la squadra eliminata da tutto e solo al "decimo" posto. Adesso Conte - che non ha colto risultati solo nell'esperienza londinese con gli "speroni roventi" del Tottenham, mentre sempre a Londra, nell'elegante Chelsea era riuscito a conquistare un titolo e una FA Cup e con la Nazionale aveva fatto bene -, deve decidere per il suo futuro. Che come al solito sarà sulla base del tormento, della passione, del lavoro e delle vittorie, creandosi sempre nuove antipatie per il carattere impossibile, ma anche i suoi 'nemici' devono ammettere le grandi capacità del tecnico.

(© 9Colonne - citare la fonte)