Milano, 28 maggio 2025 – Il tema del ciclo mestruale è al centro del dibattito culturale, complice la crescente consapevolezza delle nuove generazioni che chiedono di superare i pregiudizi legati al tema e di avere accesso libero ai sistemi di supporto. In questo scenario si inserisce Initial, azienda leader nei servizi per l’igiene e il benessere fuori casa che, con Dignity, continua a presidiare il tema della gestione del ciclo mestruale e svela i risultati emersi dalla ricerca – commissionata a mUp Research – volta a scattare una fotografia su due generazioni, Millennial e Generazione Z, con l’obiettivo di mettere a confronto le loro esperienze legate al ciclo mestruale ed analizzare l’evoluzione del tabù. “La nostra volontà è quella di continuare il percorso di sensibilizzazione avviato un anno fa: se inizialmente abbiamo raccontato i tabù legati al ciclo mestruale – purtroppo ancora presenti – oggi, presentiamo nuovi dati che ci permettono di andare più in profondità, mettendo a confronto due generazioni di donne per comprendere come è cambiato il loro rapporto con il ciclo mestruale." dichiara Costanza Bartolozzi, Digital Marketing & Communication Coordinator di Rentokil Initial Italia. “Dignity nasce proprio con questo impegno: accompagnare studentesse, lavoratrici, e ogni donna ciclo dopo ciclo, nelle diverse fasi della loro quotidianità con l’obiettivo di abbattere barriere culturali ancora troppo diffuse. Si tratta di un servizio concreto e tangibile, pensato per favorire il benessere quotidiano, offrendo libero accesso agli assorbenti nelle scuole, nelle aziende e in tutti gli ambienti esterni alle mura domestiche.”
PRIMO CICLO: L’IMPORTANZA DI PARLARNE
Il primo impatto con il ciclo mestruale determina come questo verrà vissuto negli anni a seguire. Trovarsi impreparata, senza alcuna conoscenza sui cambiamenti del proprio corpo può incidere sulla naturalezza con cui si vive il ciclo e lascia spazio a sensazioni come incertezza, disagio e timore. Tra le donne nate tra gli anni ’80 e la fine dei ’90, 1 su 3 afferma di aver sperimentato il primo ciclo senza alcuna informazione preventiva. Per la maggior parte di loro, il primo approccio è avvenuto in ambito familiare (54%), o nelle chiacchiere con le amiche (30%): contesti intimi, circoscritti alla sfera personale e guidate principalmente dall’esperienza di altre donne.
Anche per la Generazione Z, famiglia e amiche rappresentano un’importante fonte d’informazione, tuttavia i dati della ricerca mostrano il ruolo importante della scuola (15%), dove si parla di ciclo mestruale durante le ore di scienze, e dei media, su cui il 6% delle Gen Z afferma di aver sentito parlare di mestruazioni per la prima volta. La maggiore propensione della società a trattare il tema ha fatto sì che la Generazione Z abbia vissuto il primo ciclo con maggiore tranquillità: il 78% delle giovani si è sentito preparato all’arrivo del primo ciclo mentre, il 31% più libero di parlarne anche durante un periodo delicato come quello dell’adolescenza.
ADOLESCENZA: DUE GENERAZIONI, UN UNICO TABÙ
L’adolescenza è per natura una fase di passaggio, fatta di scoperte, insicurezze e prime volte. E tra queste, anche la gestione del ciclo mestruale fuori casa rappresenta un’esperienza particolarmente delicata e spesso fonte di imbarazzo.
Nonostante la maggiore apertura culturale che caratterizza la Gen Z, i dati dimostrano che quando si tratta delle prime mestruazioni lontano da casa, le emozioni provate non si discostano molto da quelle vissute dai Millennial. Il 25% delle intervistate ha raccontato di essersi sentita osservata, “di avere addosso gli occhi di tutti”. A questo si aggiunge un altro 40% che, pur non avendo vissuto l’esperienza negativamente, ha provato comunque un certo disagio. Tra le cause dell’imbarazzo, il 39% ha indicato il timore di doversi alzare per andare in bagno, spesso legato alla paura che l’assorbente non fosse nascosto completamente. O ancora, tra le cause del disagio per il 35% delle Millennial (e per il 29% delle Gen Z) c’è il timore di aver dimenticato gli assorbenti o di non averne a sufficienza.
Due generazioni, un comune denominatore: l’adolescenza e quel senso di vulnerabilità che, ancora oggi, rende il ciclo mestruale un tabù da affrontare fuori casa.
CONSAPEVOLEZZA: LA SERENITÀ DI CHIAMARLE MESTRUAZIONI
Superata la fase adolescenziale, il ciclo mestruale entra a far parte a tutti gli effetti di una quotidianità consapevole: oltre il 70% delle intervistate, infatti, dichiara di viverlo con maggior tranquillità e dialogo, sentendosi libere di parlare di “ciclo” e lasciando da parte i giri di parole con cui spesso ci si riferisce alle mestruazioni. Nonostante la consapevolezza acquisita, il timore di non avere con sé una protezione adeguata e di poter incorrere in situazioni imbarazzanti rappresenta ancora oggi, per le donne di entrambe le generazioni, un freno concreto nella vita quotidiana.
“Il ciclo mestruale non è solo una questione biologica, ma anche culturale, sociale e psicologica. Quando parliamo di mestruazioni, parliamo di identità, corpo, libertà. Eppure, ancora oggi, troppe ragazze vivono questo passaggio con vergogna, imbarazzo o senso di inadeguatezza. La ricerca conferma quello che vediamo ogni giorno nei percorsi clinici: le parole che mancano, i silenzi imbarazzati, la difficoltà a chiedere un assorbente come se fosse qualcosa di cui scusarsi.” – spiega la Dottoressa Elena Carbone, Psicologa Psicoterapeuta e Supervisore EMDR. “Abbattere questi muri culturali significa investire nella salute mentale delle nuove generazioni. Installare dispenser di assorbenti non è solo una scelta pratica, ma un segnale preciso: Tu vali, il tuo benessere conta, e il tuo corpo non è un problema da nascondere. È un modo per dire che possiamo, e dobbiamo, creare spazi realmente inclusivi, dove le ragazze possano sentirsi sicure, ascoltate e legittimate ad essere sé stesse. Dignity è un passo concreto in questa direzione: perché non basta parlarne, serve agire. Ogni bagno pubblico in cui troviamo un assorbente a disposizione è un piccolo atto di rivoluzione culturale.”
VIVERE IL CICLO: COME POTREBBE ESSERE
Cosa sarebbe successo se ci fosse stato un dispenser proprio in quel bagno? Se quel giorno, durante la gita scolastica o prima di un colloquio, ci fosse stato un assorbente a portata di mano?
Forse, in un “multiverso” dove il libero accesso agli assorbenti non è un’esigenza, ma quotidianità, ogni donna potrebbe vivere il ciclo mestruale con libertà, sicurezza e serenità. Secondo la ricerca Initial, infatti, il 37% delle Millennial ritiene che avere libero accesso agli assorbenti nei luoghi pubblici avrebbe migliorato la gestione del ciclo durante l’adolescenza. E non è solo una questione di praticità, ma di possibilità.
Nel mondo reale, il 37% delle donne ha rinunciato almeno una volta a un appuntamento privato o professionale per il timore di non avere una protezione adeguata, dato in aumento tra le più giovani (45%). Seppure per il restante 63% delle intervistate si tratta di episodi occasionali, la gestione del ciclo mestruale fuori casa è ancora percepita come un ostacolo, più o meno ricorrente. Una donna su due ha dichiarato, infatti, di aver rinunciato ad attività sportive o ricreative per mancanza di assorbenti o di spazi idonei per il cambio, una percentuale che arriva al 61% nella Gen Z. In quell’ universo parallelo, invece, non ci sarebbe stato imbarazzo per chiedere un assorbente, gesto che oggi il 46% delle Gen Z vive ancora con imbarazzo.
È proprio per rendere questo scenario quanto più verosimile che nasce Dignity, il servizio con il quale Initial si posiziona al fianco di aziende, scuole, istituzioni ed esercizi commerciali, per rispondere alla sempre più emergente richiesta di avere libero accesso agli assorbenti. Questo servizio prevede l'installazione di distributori – disponibile nella versione singola, dotata solo di assorbenti esterni, e nella versione doppia che offre la possibilità di scegliere tra assorbenti esterni o interni, confezionati sempre singolarmente – e la fornitura periodica degli stessi.
Con Dignity, Initial fornisce non solo fornisce un servizio innovativo ma risponde concretamente a un’esigenza ancora troppo sottovalutata, promuovendo ambienti più inclusivi e attenti al benessere delle persone. Scopri di più sul servizio Dignity, visitando il sito: www.Initial.com/it
(red)
(© 9Colonne - citare la fonte)