Un nuovo studio zooarcheogenetico pubblicato sulla rivista PNAS rivela che la pesca eccessiva dovuta all’azione di un elevatissimo numero di tonnare attive per numerosi secoli nel Mediterraneo ha lasciato un’impronta di erosione genetica e demografica sul tonno rosso (Thunnus thynnus), una delle specie marine più iconiche e sfruttate al mondo. Conducendo analisi genomiche su campioni archeologici e contemporanei, i ricercatori dell’Università di Bologna hanno infatti tracciato un quadro che cambia le conoscenze sull’impatto antropico sul tonno rosso e sugli ecosistemi marini in millenni di storia umana. L’indagine condotta su 49 campioni moderni (ottenuti tra il 2013 e il 2020) e 41 antichi (risalenti fino a 5.000 anni fa) provenienti da diverse aree del Mediterraneo e dell’Atlantico ha dimostrato che il tonno rosso del Mediterraneo ha iniziato a subire un’erosione genetica e un declino demografico circa un secolo prima del sovrasfruttamento dovuto alla pesca industriale (iniziato a partire dalla seconda metà del secolo scorso), segnando una discontinuità rispetto ai millenni precedenti. "La nostra ricerca dimostra come la pressione antropica legata ad un eccessivo sfruttamento storico del tonno rosso abbia inciso in modo profondo non solo sull’abbondanza del tonno rosso, ma anche sulla sua struttura genetica, che fino al XIX secolo era rimasta sorprendentemente stabile," ha dichiarato Adam Andrews, autore principale dello studio.
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