Con 155 sì, 78 no e 4 astenuti l’aula della Camera ha approvato in via definitiva il Decreto legge recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026, approvato dal Senato e su cui il Governo aveva posto la fiducia. Il testo ora è legge. “Poniamo finalmente fine al vergognoso fenomeno dei diplomifici”, dichiara il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, “chi pensa di poter comprare un titolo di studio deve sapere che lo Stato non resterà più a guardare. Con queste misure imponiamo regole chiare, controlli stringenti e tolleranza zero per un’istruzione di qualità. Vogliamo una scuola in cui ogni diploma sia frutto di impegno e competenze reali. Parallelamente, portiamo avanti una serie di interventi concreti: sosteniamo le famiglie in difficoltà incrementando i fondi per l’acquisto dei libri di testo, promuoviamo l’internazionalizzazione degli Its. Diamo risposta alle legittime aspettative degli idonei nei concorsi per docenti; aumentiamo la retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici; liberiamo risorse per Enti locali al fine di reinvestirle in scuole più sicure e investiamo nello sviluppo degli asili nido. Infine, estendiamo la carta docenti ai supplenti con incarico fino al 31 agosto. Questa è la nostra idea di Paese: un'Italia che non lascia indietro nessuno, che investe sui giovani, promuove il merito, tutela la legalità, valorizza chi vi lavora. E su questa strada andremo avanti, con coraggio e determinazione”. Fuori dal Palazzo, a Piazza Montecitorio, ricercatori precari e forze sindacali hanno protestato contro l’emendamento Occhiuto-Cattaneo al Dl, approvato in Senato, che secondo i promotori della manifestazione riprende “il nocciolo della proposta della ministra Bernini di moltiplicare il precariato in università e ricerca, introducendo nuove figure a tutele crescente”. A sostegno della protesta Pd, M5S e Avs, tramite i rispettivi capigruppo in Commissione Istruzione. “Si dice, visto che non ci sono le risorse, di trovare metodi più flessibili ma a scapito di cosa? A scapito della qualità e della dignità del lavoro di ricerca – sottolinea la deputata Pd Irene Manzi - è una cosa che non possiamo accettare e continueremo a lottare assieme ai ricercatori, alle forze sindacali, a più di duemila docenti universitari che hanno sottoscritto questo appello, per ribadire la necessità di aprire un confronto con il governo e soprattutto di rifiutare queste azioni ‘pirata’, portate avanti con emendamenti che saltano il legittimo e giusto dibattito parlamentare. A breve il Governo porterà in Parlamento un ddl che riforma i concorsi universitari, eliminando l’abilitazione scientifica nazionale: quello che vogliamo è un confronto reale ed effettivo, basta colpi di maggioranza che non sono accettabili a scapito della qualità della ricerca, della qualità della formazione del nostro Paese”. Secondo Antonio Caso, deputato M5S, “con l’inserimento dell’emendamento Occhiuto è stato fatto rientrare dalla finestra quello che era stato bloccato alla porta: era infatti stato fermato il ddl della ministra Bernini che provava a reintrodurre il precariato all’interno delle università, ora addirittura ci sono riusciti con un emendamento tirato fuori nella notte. Ho raccontato in aula quel che è stata la mia vita da assegnista precario: niente malattie, niente ferie, nessuna tutela a livello di contributi. Insomma è questo che pensiamo debba essere il futuro della ricerca in Italia? Siamo qui per denunciare il rischio di perdere i finanziamenti del Pnrr, perché quello che hanno fatto è anche in contrasto con la Missione del piano. Dobbiamo ribadire che la ricerca è un lavoro, qualcosa che deve avere dignità e senza questa l’università non può andare avanti”. Durante le dichiarazioni di voto, i componenti del gruppo Avs hanno mostrato nell’Aula di Montecitorio aeroplanini di carta a simboleggiare i cervelli in fuga e un cartello con scritto “Ricercatori più precari? No grazie”. La verità – ha detto in piazza la deputata Avs Elisabetta Piccolotti - è che il Governo sta disinvestendo in tutto il settore dell’istruzione, a partire dall’università e dalla ricerca e queste centinaia di milioni di euro di tagli si trasformano immediatamente in un taglio di diritti e salario per ricercatori e ricercatrici. Non è accettabile in alcun modo, questo si configura come un danno all’interesse nazionale, visto che a Giorgia Meloni piace tanto utilizzare questa espressione. L’interesse nazionale – sottolinea Piccolotti - è avere una ricerca sviluppata, competitiva, avere innovazione tecnologica, sociale ed economica, invece così ci stiamo privando delle nostre migliori menti. Tradiscono anche le loro affermazioni sul merito, qui abbiamo un governo che caccia di fatto i più meritevoli e li spinge all’estero. Noi non ci arrenderemo mai: verrà il giorno in cui potremo approvare delle riforme che finalmente restituiscano a questo Paese la dignità che merita”. (PO / Roc)
(© 9Colonne - citare la fonte)